I Servizi, la sicurezza, la destra

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La Relazione dei Servizi di sicurezza per l’anno 2020 presentata al Parlamento ai sensi dell’art. 38 della legge 124/2007 si apre con uno sguardo sullo scenario internazionale per poi soffermarsi «sulle principali minacce al Sistema Paese, nella dimensione economico-finanziaria, cyber ed ibrida, sul terrorismo jihadista, su immigrazione clandestina e criminalità organizzata, nonché sull’estremismo endogeno». La lettura della relazione – che pure è bene conoscere – rivela notevole genericità e assenza di dati particolarmente significativi, salvo che nell’allegato “Documento di sicurezza nazionale” in materia di protezione cibernetica.

Nell’impossibilità, data l’articolazione del documento, di operare una sintesi utile si rinvia al testo integrale (file:///D:/DOWNLOAD/RELAZIONE-ANNUALE-2020.pdf) anticipando qui le pagine dedicate all’analisi dell’arcipelago della destra radicale: due pagine soltanto (91-92) che preoccupano soprattutto per lo scarso approfondimento (nulla è segnalato che non sia già ampiamente noto) e per l’evidente sottovalutazione del fenomeno (dato, non a caso, costante nella storia della Repubblica).

La destra radicale

Massima attenzione informativa, sul piano della ricerca e dell’analisi, è stata riservata ai circuiti della destra radicale, anche nella dimensione virtuale, nel cui ambito, in relazione alla pandemia, sono proliferate campagne di disinformazione e teorie cospirative, accompagnatesi a retoriche ultranazionaliste, xenofobe e razziste, nonché a interventi propagandistici dagli accesi toni antisistema.

Le principali formazioni dell’estrema destra, alle prese con i cronici dissidi interni e disegni evolutivi, hanno seguìto con interesse gli sviluppi dell’emergenza sanitaria, nel tentativo di sfruttare il tema del disagio economico correlato alla crisi e guadagnare consensi tra le categorie sociali più in difficoltà, con riguardo soprattutto ai cittadini delle periferie urbane.

Tali ambienti, particolarmente attivi nella promozione d’iniziative pubbliche contro il Governo, ritenuto colpevole di aver imposto alla popolazione una sorta di “dittatura sanitaria”, hanno tentato di coinvolgere nelle mobilitazioni anche gruppi di protesta spontanei e realtà delle tifoserie ultras. Un fervore contestativo, questo, che ha concorso ad animare le richiamate manifestazioni di ottobre, caratterizzatesi per l’inedita commistione di istanze e pulsioni ribelliste di vario segno.

La propaganda delle compagini più strutturate ha, altresì, riproposto i tradizionali dogmi identitari, ribadendo indirizzi teorici di ferma opposizione alla UE e alla Nato, evidenziando, nel contempo, accentuate posizioni anti-globalizzazione, come testimoniato dalla promozione, in occasione delle festività natalizie, di campagne di boicottaggio degli acquisti online e delle multinazionali dell’e-commerce.

Quanto al mondo skinhead, d’ispirazione marcatamente nazi-fascista e anti-semita, si è continuato a registrare l’attivismo di formazioni interessate a perseguire un progetto aggregativo delle diverse e frammentate realtà d’area.

In linea di continuità con gli anni precedenti, l’Intelligence ha, inoltre, seguito con attenzione l’attivismo di componenti estere dell’ultradestra, in relazione ad un contesto nel quale la contingenza legata alla pandemia ha fatto registrare un rinnovato slancio dei circuiti suprematisti – attivi soprattutto negli USA, ma anche in Europa continentale – che propugnano, in chiave “accelerazionista”, il collasso del sistema occidentale ritenuto corrotto. L’intensificazione della propaganda di stampo razzista e xenofobo attraverso piattaforme online e social media, unitamente al proliferare di teorie complottiste e messaggi dal contenuto violento e nichilista, ha richiesto un mirato impegno informativo inteso a coglierne eventuali seguiti e proseliti in ambito nazionale. Ciò, a fronte dei rischi connessi alla possibile in­fluenza di tali teorie sulle progettualità di frange e micro-gruppi, ma anche sui più invisibili e imprevedibili processi individuali di radicalizzazione.

Il megafono virtuale dell’estrema destra

Come per il terrorismo jihadista, anche per l’ultradestra filo-nazista la propaganda circolante su web, social network, chat e piattaforme di messaggistica ha concorso ad alimentare il fenomeno dell’estremismo violento e a favorire percorsi di radicalizzazione tra comunità di utenti sempre più estese e meno relegabili agli specifici ambienti di riferimento. Sono numerosi ed in continua evoluzione i contenitori online in cui anche soggetti privi di specifico background ideologico, tra cui molti giovani affascinati dalla “gaming culture”, possono indottrinarsi e attingere a un coacervo di teorie e pseudo-ideologie, spesso interconnesse, che propugnano il ricorso alla violenza indiscriminata. In tali circuiti è possibile trovare, in maniera più o meno esplicita, narrative razziste, omofobe ed antisemite, ispirate al suprematismo bianco, all’esoterismo nazista e alle svariate teorie del complotto. Tra queste ultime, figura la statunitense “QAnon”, assurta alla ribalta mediatica dopo la partecipazione di suoi seguaci all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Per il testo integrale della relazione: file:///D:/DOWNLOAD/RELAZIONE-ANNUALE-2020.pdf

Gli autori

Sistema Informazione Sicurezza Repubblica

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