Il debito pubblico del nostro Paese è un peso insostenibile, un fardello da cui liberarsi, una catena da spezzare. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo e il suo animatore Francesco Gesualdi sostengono da decenni questa tesi, spiegandone in modo puntuale motivazioni e modalità.
Anche l’ultimo loro dossier, dal titolo Un calcio al debito, si colloca in questa prospettiva.
Il dossier racconta del debito pubblico e della sua gestione dal 1980 al 2019. Un periodo che può essere diviso in due fasi: dal 1981 al 1991, con aumento del debito anche per spese a favore dei cittadini; e dal 1992 al 2019, con aumento del debito dovuto quasi esclusivamente agli interessi. Ma nel corso del 2020, a causa delle difficoltà economiche create dalla pandemia da Covid, lo Stato italiano è tornato ad accumulare debito oltre che per gli interessi anche per spese a favore dei cittadini. Basti dire che nel corso dell’anno otto milioni e mezzo di lavoratori sono stati collocati in cassa integrazione e qualche altro mi-lione di lavoratori autonomi ha richiesto sostegno allo stato. Complessivamente, dal marzo al novembre 2020, le difficoltà economiche create dalla pandemia hanno indotto il Governo a stanziare oltre 100 miliardi di euro per il sostegno di lavoratori, famiglie ed imprese. Una cifra finanziata totalmente con nuovo debito, determinando un ammontare complessivo, all’agosto 2020, di 2.578 miliardi di euro.
Dato questo ammontare di debito il dossier si propone di individuare le strade per uscirne. E, senza cadere nella demagogia, presenta le possibili vie d’uscita possibili, analizzandone i pro e i contro e senza limitarsi a mettere delle toppe. La sintesi di quelle proposte sta nell’ultimo paragrafo del dossier, significativamente intitolato Prendere la ricchezza dov’è. Può apparire una posizione estrema, eppure è anche molto concreta: «Dal 2000 al 2018 la ricchezza complessiva delle famiglie italiane è quasi raddoppiata passando da 5.500 a 10.500 miliardi di euro. Dunque di ricchezza in Italia ce n’è. Bisogna avere il coraggio di andare a prenderla dov’è con più progressività, una diversa modulazione dell’Iva, il ripristino di una seria imposta sull’eredità, l’introduzione di una patrimoniale anch’essa progressiva, una seria lotta ai paradisi fiscali e più in generale all’evasione fiscale. È una strada che possiamo intraprendere, magari per piccoli passi, sapendo che se fossero associati ad altri passi appartenenti ad altri ambiti, tutti insieme potrebbero portarci a una totale liberazione dal debito». Una soluzione netta e radicale spiegata in modo semplice, attraverso illustrazioni, brevi paragrafi, frasi sintetiche cose complesse.
Bisogna mettere fuori legge l’usura e per usura intendo qualunque interesse sul debito anche lo 0,1 % , il debitore non deve pagare interessi, se lo stato italiano (e altri paesi poveri) pagasse solo il capitale in 30 anni sarebbe libero dal debito e i creditori per 30 anni continuerebbero a percepire la stessa cifra è avrebbero tempo di risistemarsi, usura=crimine