La prima ondata della pandemia è passata. Non sappiamo se tornerà. Per intanto, dopo avere attraversato la fase 1 e la fase 2, stiamo imboccando la fase 3. Con sentimenti contrastanti a volte finanche nelle stesse persone.
All’inizio di questo periodo si sono alternate sottovalutazioni, paure, speranze di una rapida uscita. Poi abbiamo subìto – chi passivamente, chi con convinzione, chi con rabbia – isolamento, distacco da parenti e amici, limitazioni della libertà personale, mentre si susseguivano quotidiani bollettini di morti e “feriti” accompagnati, talora, da messaggi mediatici di un ottimismo superficiale (per lo più destinati a promuovere la vendita di questo o quel prodotto). Inutile dire che l’isolamento e l’inattività forzata non sono stati uguali per tutti e hanno pesato particolarmente sui più poveri e più vulnerabili sotto il profilo economico, sociale, psicologico. Infine ci siamo riaffacciati alla “normalità”: una normalità che tuttora non sappiamo definire, e non solo per il perdurare di distanziamenti, disoccupazione forzata, mascherine, divieti. Ancora si alternano paure, speranze, fiducia, depressione.
In questi mesi, soprattutto tra chi non voleva cedere allo scoramento, si è detto e ripetuto che «niente sarà più come prima». Oggi quell’espressione sembra essersi ridotta a una formula di stile che copre una sostanziale rimozione. Nei fatti la pandemia viene per lo più considerata una (dolorosa) parentesi da chiudere in fretta, riprendendo le precedenti modalità di vita, di rapporti sociali, di produzione, di consumo. Almeno nei settori ritenuti più importanti (e lasciando indietro il welfare, la scuola, la cura delle persone).
Nonostante tutto qualcosa cambierà. Nelle persone e nella società. Ma – come ha scritto Marco Revelli – «ci sarà da lottare, per strappare al nuovo un volto umano». Del resto perché dovremmo diventare automaticamente più buoni, più generosi, più attivi, più responsabili, più attenti? Ci saranno in questa fase, come sempre, mercanti alla perenne ricerca di occasioni di arricchimento e di potere, donne e uomini impegnati nella ricerca di un mondo migliore e un’ampia “zona grigia”.
Occorre esserne consapevoli.
A ciò soccorre il libro a più voci DOPO IL VIRUS. Cambiare davvero, pubblicato da Edizioni Gruppo Abele (scaricabile gratuitamente in formato PDF o come e.book) che affronta il tema da diversi punti di vista: denunciando le disuguaglianze che la pandemia ha inasprito (Luigi Ciotti) e il sistema economico che le produce (Moni Ovadia), stimolando un rapporto più stretto e simpatetico con la natura (Luca Giunti e Franco Arminio), riflettendo sui cambiamenti indotti dalle paure e dal lockdown nei rapporti sociali (Marco Aime) e nella comunicazione (Vera Gheno e Anna Maria Testa), sottolineando le insufficienze della politica e la necessità di una riscoperta delle virtù pubbliche (Tomaso Montanari), esplorando le connessioni del presente con la storia e la memoria (Gad Lerner), indagando la dimensione collettiva del necessario lavoro nel sociale (Franca Olivetti Manoukian e Ugo Zamburru), smascherando con ironia l’immobilismo del potere (Mauro Biani).
Il libro è scaricabile gratuitamente in formato PDF o in e.book cliccando su
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