Il coronavirus rappresenta la più terribile sfida che il nostro Paese si trova di fronte dalla seconda guerra mondiale sia da un punto di vista dell’impatto sanitario che economico e occupazionale. Non sappiamo ancor quali saranno i tempi di riapertura completa delle attività economiche, di ritorno a scuola né di ritorno alle possibilità di movimento a cui eravamo abituati prima di questo shock. Quello che sappiamo però è che dobbiamo farci trovare pronti e per mettere in campo ricette diverse dal passato, perché la sfida che abbiamo di fronte non solo è senza paragoni ma perché dovremo trovare una risposta anche alle altre due grandi crisi che abbiamo di fronte: quella climatica e quella sociale, aggravata da questi difficili mesi.
La sfida è politica: evitare l’ennesimo provvedimento di emergenza, che distribuisca risorse a pioggia e acceleri qualche grande opera, rinviando tutto il resto a tempi migliori. Ossia quello che il nostro Paese ha fatto dopo la crisi del 2008. È un errore che non dobbiamo compiere, anche perché il nostro Paese nell’ambito di un dibattito europeo molto diverso da dodici anni fa, con margini per politiche pubbliche e investimenti mai avuti prima e una nuova programmazione 2021-2027 che può aiutare a progettare il rilancio attraverso interventi green capaci di dare risposte immediate ma anche di segnare la strada per un’economia e una società più forti, resilienti, solidali.
Il nostro Paese ha un drammatico bisogno di rilanciare gli investimenti dopo anni di stop, il declino italiano viene da lontano e si è accentuato negli ultimi dieci anni con una riduzione del 37% nella spesa pubblica. Ma nel rilanciare gli investimenti non va tutto bene, non tutte le strade sono utili o percorribili. In queste delicate settimane occorre scegliere il futuro che vogliamo e dunque i cantieri e gli investimenti che possono partire prima e che sono anche più utili per aiutare le famiglie e le imprese. Altro che rinviare il Green Deal perché oggi, secondo alcuni, servirebbe altro. Al contrario, oggi è proprio intorno alla transizione climatica che possiamo accelerare investimenti capaci di dare risposta ai problemi delle famiglie e delle imprese. Di sicuro il nostro Paese ha bisogno di semplificazioni, perché troppo complesse e poco trasparenti sono le procedure, ma occorre cambiare obiettivo dopo 20 anni di attenzione alle grandi opere. Una semplificazione che deve interessare anche la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma, dove si scontano ancora ritardi enormi quando vi sono risorse disponibili ma in un quadro normativo ancora contraddittorio.
Gli interventi che con la Fase 2 dobbiamo semplificare sono quelli che devono consentire di portare in tutti i Comuni la banda larga e le ricariche delle auto elettriche, di avere scuole sicure e case dove si riducono le bollette energetiche, di sbloccare gli impianti da rinnovabili, di togliere le barriere non tecnologiche che oggi rallentano l’economia circolare, le bonifiche dei siti inquinati e la rigenerazione urbana. Interventi diffusi, che possono partire in pochi mesi e produrre risultati immediati e a supporto di coloro che più stanno soffrendo l’impatto della crisi. Per essere chiari, esattamente il contrario di quanto avverrebbe se invece si puntasse sulla solita deregulation delle grandi opere, con l’abolizione del codice appalti.
Legambiente ha individuato 33 proposte per fare dell’uscita da questa crisi una opportunità per rilanciare il Paese affrontando alcuni problemi e nodi oggi ineludibili, perché non solo bloccano l’economia ma sono anche una delle ragioni dei problemi sociali e dei ritardi ambientali delle nostre città e del sistema produttivo. La cornice che tiene assieme gli interventi che proponiamo sta proprio nell’obiettivo di tenere assieme oggi innovazione (di cui il nostro Paese ha straordinario bisogno) e riduzione delle disuguaglianze, come oggi solo gli investimenti green consentono.
Gli interventi si dividono in tre campi: 12 riguardano la semplificazione di procedure (quindi a costo zero); 12 sono interventi di rilancio dell’economia con costi limitati e che indirizzano fondi già stanziati da politiche nazionali o europee green; 9 sono decreti attuativi e provvedimenti in attesa di essere sbloccati dai Ministeri. Sono proposte condivise con tanti attori imprenditoriali e del terzo settore che aspettano da tempo di avere procedure trasparenti per realizzare gli interventi.
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Questo il link per scaricare il documento dal sito di Legambiente:
https://www.legambiente.it/fase2-ecco-le-proposte-di-legambiente/