Il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) è un istituto internazionale indipendente fondato nel 1966 e da allora impegnato in ricerche su conflitti, armamenti, loro controllo e disarmo. Fornisce mediante il suo Rapporto annuale a politici, ricercatori, media e pubblico dati, analisi e raccomandazioni basate su fonti aperte.
Lo Yearbook che presentiamo offre un quadro inquietante non solo per quanto riguarda i conflitti, cresciuti in modo preoccupante nel 2016 -l’ultimo anni censito – ma anche per quanto riguarda la spesa in armamenti. La spesa militare mondiale del 2016 è infatti stimata in 1.676 miliardi di dollari, equivalente al 2,2% del PIL mondiale cioè 227 dollari per abitante del pianeta. La spesa totale in termini reali è superiore dello 0,4% rispetto al 2015. La spesa militare in Nord America è aumentata per la prima volta dal 2010, mentre in Europa occidentale è aumentata del 2,6% rispetto al 2015. Un record scandaloso.
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Quando facciamo una citazione, dovremmo farla integrale. E quella “L’Italia ripudia la guerra”, veramente nell’art. 11 della Costituzione continua così: “… come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Già la cultura greca classica faceva differenza fra la forza ragionevole e la violenza. Restando alla storia recente – e che ci riguarda – vorrei ricordare che il massacro di Srebrenica nel luglio 1995 diventò possibile appena concorsero 3 condizioni: il Contingente dell’ONU che proteggeva i bosniaci musulmani fu accerchiato da milizie serbo-bosniache ben più numerose; ai “Caschi Blu” fu proibito di sparare, mentre le milizie avevano le mani libere e il grilletto facile; l’aviazione NATO fu ritirata da quell’obiettivo, togliendo così al Contingente la copertura aerea.
Fra i cento saggi e libri usiti sull’argomento, la lettura minima potrebbe essere: https://www.britannica.com/event/Srebrenica-massacre.