Denise Pardo è nata al Cairo e in questo romanzo racconta la storia della sua famiglia.
La sua è una famiglia di ebrei sefarditi arrivati al Cairo assieme alle vicissitudini dell’Europa dei primi anni trenta del secolo scorso. Il Cairo, in quegli anni, è una città cosmopolita, mondana, multirazziale, multireligiosa, accogliente, tollerante dove tutto era scambio, curiosità, rispetto e attenzione all’altro. Il racconto di quella vita, di quella società, dei caffè, delle feste, dei salotti, della civiltà, della conversazione si interrompe nel 1961 a causa di una partenza precipitosa dovuta al cambio delle regole e della convivenza civile dettato dall’arrivo al potere, pochi anni prima, di Nasser. L’intolleranza religiosa, pian piano, diventa dogma e gli stranieri non sono più ben visti, quindi l’intera famiglia si trasferisce a Roma. È un abbandono doloroso, figlio di un mondo cambiato senza una ragione. È la storia di un tempo perduto e faticosamente ritrovato, narrato con raffinatezza e senza nostalgia.
Segnalazione di
Giorgio Razzoli
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