Paola Cereda, La figlia del ferro (Giulio Perrone, 2022) 

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Siamo nel 1943 all’Elba, terra di miniere e di ferro. Iole, la giovane e chiacchierata figlia dell’anarchico Umberto, deve cavarsela da sola durante i mesi dell’occupazione tedesca. Sotto i bombardamenti si consumano i giorni dell’attesa della liberazione tradita dall’orrore della violenza delle truppe coloniali francesi. Il padre le ha insegnato la differenza tra le disgrazie e le ingiustizie e che «l’errore più grande, per un essere umano, è smettere di farsi delle buone domande». Iole è ostinata, fa la lavandaia per sopravvivere e cerca dignità e bellezza cucendo scampoli e tessuti di recupero. Vive con l’intensità di chi non si vergogna dei propri desideri e dei propri sogni. Ma quelle domande rimangono senza risposta e ci ricordano e dicono di noi, ieri come oggi. 

segnalazione di
Filippo Scisciani
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