La pandemia non ha impedito l’allestimento, nella sede di Volere la luna a Torino, di una preziosa mostra fotografica sulla Torino degli anni Settanta vista attraverso le lenti delle lotte per il lavoro e non solo, alla Fiat e in città. La mostra – curata da Pietro Perotti, Carlo Minoli, Roberto Patrucco e Diego Bettiolo – ha per titolo “Lotte alla Fiat 1969-1980: per non dimenticare. Immagini ritrovate dell’operaio Raffaele Santomauro” ed è un percorso tra le fotografie (tutte inedite) scattate in quegli anni da Santomauro, allora operaio a Mirafiori. La finalità della mostra non è un amarcord ma è riassunta nel sottotitolo: «per non dimenticare». Non dimenticare un pezzo di storia torinese e italiana prevalentemente raccontata, in modo deformato, dai vincitori e che merita, invece, una ricostruzione da parte di chi ne è stato protagonista. Di qui la mostra che ricorda il passato per guardare al futuro. In attesa di poter aprire la mostra al pubblico le fotografie esposte saranno visibili, almeno in parte, in un filmato che sarà presentato via streaming venerdì 4 dicembre, accompagnato dalle testimonianze di alcuni di coloro che “c’erano”. Uno di loro, Pietro Perotti, racconta qui come si è arrivati alla mostra.
Ci eravamo conosciuti alla Fiat-Mirafiori e avevamo un progetto in comune: documentare le lotte operaie.
Raffaele con la sua Nikon, io con la mia piccola cinepresa super 8. Eravamo sul campo, nell’azione, dove si svolgevano i fatti. Se partiva uno sciopero improvviso, non c’erano fotografi esterni, ma eravamo solo noi a documentare quei momenti irripetibili di storia operaia.
Oltre che essere un bravo fotografo, Raffaele è stato anche un bravissimo meccanico. Un giorno, con tre elettrodi di acciaio inossidabile, aveva costruito un oggetto elicoidale che nessun altro meccanico dei tanti della sua officina era riuscito a capire e a eguagliare. Era il più bravo, ma lui dice che è solo perché aveva una marcia in più, perché già da piccolo dava del tu al ferro e all’acciaio.
Poi arrivò l’autunno del 1980, la sconfitta.
Quel patrimonio di sapere, organizzazione e democrazia, con i consigli di fabbrica, che si era faticosamente formato in quegli anni è andato irrimediabilmente disperso.
Dopo tanti anni, lo avevo cercato parecchie volte ma non lo avevo trovato. Non aveva più il telefono fisso e non era più in rubrica. Gli avevo spedito una lettera con allegati dei DVD dei miei filmati super 8 e delle cose che stavo facendo, ma non avevo avuto risposta.
Poi, nell’ottobre dell’anno scorso, alla presentazione del mio film Senzachiederepermesso a Nichelino ci siamo ritrovati.
Mi ha invitato a casa sua e da un armadio tirò fuori tante bellissime foto, che lui aveva stampato in grande formato. Erano molti anni che anche lui non le vedeva, si emozionò e mi disse: «Sì! Ero proprio bravo».
Ora queste immagini vengono esposte qui, in questo luogo simbolo, dove, per molti anni, migliaia di operaie e operai, ripresi in queste foto, hanno lavorato e lottato per la difesa dei diritti e la dignità dei lavoratori.
Complimenti per l’iniziativa.Per non dimenticare,come il libro e la cassetta di tanti anni fa,condizione per riflettere su una esperienza straordinaria e per pensare a un futuro diverso dal presente che attraversiamo.
Un abbraccio a Pietro.