Sfarinamento

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Sfarinamento

Mi sembra che gli articoli di Toni Muzzioli (La guerra in Ucraina e la crisi dell’ordine occidentale) e di Riccardo Barbero (Crisi della globalizzazione e scelte di politica economica), usciti recentemente su “Volere la luna”, disegnino  perfettamente la situazione attuale. L’egemonia americana, e con essa l’ imprinting della globalizzazione, si sta sfarinando, ma non si vede ancora chi o che cosa la sostituirà. E probabilmente si vedrà soltanto dopo nuove grandi crisi generali e nuovi sussulti. Forse anche l’infausta guerra putiniana è soltanto uno dei sintomi. O forse stiamo davvero vivendo (in ritardo) l’inizio dello spengleriano “tramonto dell’Occidente”. In ogni caso degli Stati Uniti, che dell’ Occidente si ritengono (e pretendono di essere) il prepotente paese guida. Se così fosse, temo che il processo sarà ancora lungo e doloroso, per tutti. Sembra che si vada un po’ a tentoni, gravati da un vecchio che non funziona più e però ci lega a sè nella sua catastrofe. Una zavorra sempre più pesante che dà origine a uno smarrimento ansioso: come pesciolini rossi rimasti senz’acqua ocome giocare a mosca cieca senza aver nessuno da toccare e includere nel cerchio. E quindi senza che ci sia un vincitore: comunque vada si perde. Siamo sempre lì: Che fare?

Sfarinamento
La Bottega dello Sguardo

Creare piccoli centri di resistenza, come questo sito,  che prende forza anche da un’attività “pratica”  nella palazzina di via Trivero. O come, per fare un altro esempio tra quelli che conosco personalmente,  la Bottega dello sguardo, fondata da Renata Molinari a Villanova di Bagnacavallo: una ricca biblioteca teatrale con spazi per incontri, dibattiti, conferenze, letture, in stretto collegamento con la storia e la cultura locale. O il Comitato quartieri Case Popolari Calvairate – Molise- Ponti di Milano: biblioteca con 4000 volumi, corsi di italiano e di lingue, di sartoria, di teatro; lotta al degrado del quartiere; cineforum; sostegno alimentare a 150 famiglie ecc. O, sempre a Milano, l’associazione culturale”Ateatro”, fondata da Mimma Gallina, Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino, che promuove la cultura teatrale sia in termini artistici/estetici che politico/organizzativi. Esperienze diversissime, anche per finalità, ma tutte concretamente radicate nel territorio e nello stesso tempo aperte. Piccoli centri di irradiazione. Sarebbe interessante fare una mappa di attività come queste appena citate e disseminate in tutta Italia, ma ignote ai più e quasi sempre irrelate tra di loro: scopriremmo un reticolo di iniziative o associazioni  che in un certo senso sono la vera “circolazione sanguigna” del paese.

Ma se dalla creatività di singoli gruppi passiamo alla struttura nazionale e alla “politica alta” allora davvero, indipendentemente dal colore politico dei responsabili, troviamo un paesaggio di rovine che nemmeno Caspar David Friedrich avrebbe potuto immaginare.

Basterebbe pensare alle  celebrazioni funebri di Berlusconi (con funerali di Stato!) o a molti ministri dell’attuale governo, a partire da quello della Cultura, per certi versi persino sublime nella sua ingenua inadeguatezza… e poi si preoccupavano dei rave party… Eppure hanno vinto le elezioni, sia pure anche per l’incapacità e l’insipienza di una “sinistra” arrotolata su sé stessa, e quindi rappresentano buona parte degli italiani.

Ma dando ormai per scontato e senza prospettive su tempi brevi lo sfracello italico, quello che angoscia è il vuoto politico generale a livello più alto. Diciamo pure globale.

Un passaggio d’epoca, di oceani e di egemonie? Certamente.Ma è proprio questo che inquieta. Non perché sia da rimpiangere il vecchio assetto, ma perché prima che si concretizzi il nuovo può succedere di tutto.

 

 

Gli autori

Gianandrea Piccioli

"Una lunghissima esperienza alla guida di marchi storici, prima Garzanti, poi Sansoni, più tardi Rizzoli, ancora Garzanti, a settant’anni è considerato uno dei grandi saggi dell’editoria («Ma che esagerazione, sono solo capitato fra le due sedie: dopo i grandi e prima del marketing»), cresciuto alla Corsia dei Servi, l’eretica libreria milanese che negli anni Sessanta mescolava Bellocchio e padre Turoldo. Passo resistente da montanaro, è abituato a scalare le vette impervie di giganti quali Garboli o Garzanti, Steiner o Fallaci. L’editoria che incarna è molto diversa da quella attuale, «per imparare il mestiere non ti portavano a fare i giochi di ruolo in luoghi esotici». Quasi dieci anni fa la decisione di lasciare, «perché il mondo era cambiato e non riuscivo più a intercettare il mutamento». Oggi il suo sguardo appare molto nitido, nutrito di letture meticolose condotte nel buen retiro di Rhêmes o nel silenzio di Casperia, un borgo medievale nell’alta Sabina. «La crisi dell’editoria è una crisi culturale. Si fanno troppi libri, molti anche interessanti, ma oscurati dalla censura del mercato. E soprattutto le case editrici hanno rinunciato a un progetto, a una visione complessiva che suggerisca un’interpretazione del mondo»" [da https://ilmiolibro.kataweb.it].

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