Le bandiere della Stranieri oggi non sono a mezz’asta

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Scrivo come rettore dell’Università per Stranieri di Siena: e comincio col dire che, come rettore, mai avrei pensato di dover prendere una posizione sulla morte di Silvio Berlusconi. Se sono stato, al contrario, costretto a farlo è a causa della inaudita decisione del governo Meloni di indire tre giorni di lutto nazionale, nei quali le bandiere sugli edifici pubblici dovrebbero essere poste a mezz’asta. Di fronte a questa indicazione del potere esecutivo, il rettore di una università pubblica deve fare necessariamente una scelta: accettarla, o respingerla. Dire sì, o dire no: tertium non datur. Poiché la mia coscienza mi impediva di dire sì, ho scritto una lettera all’intera comunità accademica spiegando le ragioni del no. Una lettera non pubblica, nelle intenzioni: perché – anche per rispetto verso il dolore della famiglia – avrei preferito non essere costretto ad argomentare pubblicamente, in questi giorni, sulle ragioni di questa scelta. Ma vista la impressionante divulgazione di quella lettera, e la conseguente reazione delle forze politiche di governo (alcune delle quali chiedono le mie dimissioni), eccomi a farlo.

L’università non è una prefettura: è una comunità scientifica che costruisce liberamente un proprio progetto di educazione, cioè di pieno sviluppo della persona umana e di formazione alla cittadinanza. E la Costituzione della Repubblica protegge la sua autonomia dal potere esecutivo: proprio l’autonomia che rivendico in questo scostamento dalle indicazioni della Presidenza del Consiglio. La mia convinzione è che una università che si inchini nell’omaggio alla figura di Silvio Berlusconi perda ogni credibilità educativa, e morale. Non giudico, naturalmente, le colleghe rettrici e i colleghi rettori che hanno fatto scelte diverse: ognuno di noi fa i conti con la propria coscienza, la propria cultura, la propria idea di università.

L’indizione di un lutto nazionale per la morte di un ex presidente del consiglio, che non sia stato in seguito presidente della Repubblica, non ha alcun precedente. È dunque una scelta politica, non istituzionale. A questa scelta io ne oppongo una che, invece, non è affatto politica, ma puramente istituzionale. Berlusconi è stato condannato con sentenza passata in giudicato per frode fiscale: cioè per aver sottratto fraudolentemente soldi alla cassa comune del popolo italiano. Una colpa gravissima per tutti: ma imperdonabile per un uomo delle istituzioni. Per questo è decaduto dal Parlamento della Repubblica: una clamorosa sanzione del suo aver ‘servito’ le istituzioni senza disciplina né onore. Basterebbe questo a rendere intollerabile questo lutto nazionale senza precedenti. Ma come dimenticare i conclamati rapporti con Cosa nostra? Una macchia immensa, sufficiente a rendere impensabili – in qualunque paese civile – onori pubblici che imbrattano la nostra immagine, e distruggono la nostra credibilità agli occhi del mondo. Infine – perché, appunto, non voglio e non posso in questa veste dare giudizi politici – il rapporto di Berlusconi con le donne: cosa dovrebbero pensare le colleghe, e ancor più le studentesse, della mia università, varcandone la soglia sotto bandiere a mezz’asta in onore di chi ha violato sistematicamente la dignità e la parità del corpo e della persona delle donne, ridotte a oggetto da comprare e vendere?

Ho avuto la notizia della scomparsa di Berlusconi scendendo dal podio dell’Università Complutense di Madrid, dal quale avevo appena pronunciato la prolusione inaugurale del convegno annuale di tutti gli storici dell’arte spagnoli: ma, da lì in poi, nei momenti sociali abbiamo parlato solo di Berlusconi. Nessuno dei colleghi si capacitava di come si potesse anche solo pensare di tributare onori di Stato a una figura come la sua: «che Stato è, quello italiano?», mi chiedevano.

L’unica risposta che posso dare è attraverso questa scelta dettata da un altro senso dello Stato. In queste ore il tricolore del Risorgimento, della Resistenza, dell’articolo 12 della Costituzione viene costretto ad inchinarsi di fronte al padrino dell’attuale governo. Fa venire le vertigini pensare a tutti coloro che sono morti ‘per’ quella bandiera, se ci si sofferma a considerare il fango nella quale viene ora trascinata. La procura antimafia, le procure, i tribunali, le sedi dell’Agenzie delle Entrate… oggi tutte le istituzioni della Repubblica sistematicamente disprezzate da Berlusconi sono costrette a rinnegare simbolicamente se stesse, omaggiandolo. È lo Stato che viene piegato e umiliato: e allora scegliere di dire di no, significa difendere (nel nostro piccolissimo) la dignità dello Stato. Significa compiere una scelta per le istituzioni, mentre a Roma le istituzioni vengono tradite dall’interno. Significa rendere visibile il fatto che una piccola università si riconosce in un’altra idea di Stato: quella della Costituzione repubblicana (che Berlusconi definiva «sovietica»). In quella università abbiamo dedicato dodici aule ai pochi professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. E, in questi giorni, ammiriamo profondamente il pugno di storici dell’arte russi che si oppone a Putin che sposta d’imperio, mettendolo al servizio della guerra, il sommo capolavoro dell’arte russa, la Trinità di Rüblev: sia i primi che i secondi hanno detto no pesanti, costati ai primi il lavoro, e ai secondi forse anche di più. Come avremmo fatto, allora, a non dire questo «preferirei di no», tanto più piccolo e innocuo, senza provare vergogna?

La mia missione istituzionale di rettore è rendere credibile un progetto formativo: e quello della mia università riconosce nella probità e integrità con cui servire l’interesse generale un valore non negoziabile. E come storico dell’arte, insegno ogni giorno a leggere i segni e i simboli: e a considerarli importanti. E dunque, no: le bandiere alla Stranieri di Siena oggi non sono a mezz’asta.

Post scriptum.
Tolta la toga rettorale, vorrei qui aggiungere, da cittadino, che trovo incredibile l’unanime riconoscimento della grandezza di B, “anche nella diversità delle idee”, dalla Chiesa alla Cgil a ciò che resta del Pd e della sinistra. Più di tanti altri ben più gravi indizi, questo flusso generale di coscienza certifica la vittoria ‘culturale’ di Berlusconi, la mutazione antropologica che ci ha condotti dove tristemente siamo: questa è stata, ed è, l’unica vera egemonia culturale. Quella religione del successo e del protagonismo (in quanti hanno scritto che B ha attraversato il mondo ‘da protagonista’?) che ribalta la scala dei valori, anzi la annulla del tutto, in nome del raggiungimento del denaro e del potere. E non importa se lo fai con la mafia, non importa se calpesti la verità e devasti la democrazia per il tuo solo personale interesse: l’importante è sempre, e solo, avere successo. L’intero progetto della Costituzione, tutto il suo sistema di valori, viene così travolto.
I necrologi, i conformismi, le obbedienze di questi giorni andranno raccolti e meditati per capire in quale abisso di servitù volontaria e di smarrimento della comune dignità siamo precipitati. Per imparare, e insegnare, a fare tutto il contrario.

Gli autori

Tomaso Montanari

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)

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11 Comments on “Le bandiere della Stranieri oggi non sono a mezz’asta”

  1. Condivido pienamente. Da italiano, faccio mia la domanda degli studiosi spagnoli citati: che stato è lo stato italiano?, ma anche :che società è la società italiana?
    Fiorenzo Martini-Torino

  2. Lo sconcerto di cui sono rimasto vittima mi dava quel senso di isolamento che provo dal 1994 ad oggi.
    Grazie Professore per avere puntualizzato i dati di fatto e di avere svergognato con coraggio i nipotini del minculpop e i soliti noti del PD.

  3. La storia di Silvio Berlusconi è la miglior dimostrazione che Nietzsche ci aveva preso.
    Moralità e successo. — Non soltanto gli spettatori di un fatto ne misurano spesso la moralità o l’immoralità dal successo: no, anche lo stesso autore, del fatto agisce così. Poiché i motivi e le intenzioni sono di rado chiare e abbastanza semplici, e talvolta perfino la memoria appare turbata dalle conseguenze del fatto, così che si suppongono motivi falsi al nostro proprio atto oppure si trattano come essenziali i motivi non essenziali.
    Spesso il successo dà ad un’azione tutto l’onesto splendore della buona coscienza, l’insuccesso mette l’ombra del rimorso sull’azione più pregevole.
    Da ciò risulta la pratica, ben nota, dell’uomo politico, il quale pensa: « datemi soltanto il successo: con questo io avrò messo dalla mia parte tutte le anime oneste, — e mi sarò reso onesto ai miei proprii occhi ». —

  4. Se il mitico censore di commenti “me lo consente” (gli risparmio le schwa, al posto di una censura muta come in passato preferirei una gentile mail), vorrei chiedere al prof Montanari quante università italiane abbiano messo in campo un briciolo del suo coraggio. Quanto siamo messi male, se anziché i 12 dissenzienti di cento anni fa… ne è rimasto 1? Oggi, che non si rischia confino olio di ricino o botte o assassinio ma solo l’ostracismo mediatico? Oggi che tutto è più banale e/o strumentalizzato?

  5. Grazie professor Montanari della sua lettera e di non aver messo la nostra bandiera a mezz’asta. Sono una scrittrice e dico che la vera università e Verso nonDove come è stato detto. La Sua lettera ci rincuora e ci fa capire che non siamo soli

  6. Che peccato che non si rispetti cio che di buono ha fatto un uomo e si senta la necessità dì richiamare ciò che probabilmente non fu così buono . A che cosa serve?

  7. La costituzione Italiana recita nei suoi articoli che il dovere dei politici è quello di adempiere al proprio mandato con disciplina e onore cosa che il Cavalier Silvio non ha mai rispettato; questo è un fatto molto grave .

  8. Grazie caro Montanari, purtroppo il tuo coraggio evidenzia l’abisso in cui la politica e la cultura italia sono cadute. Diventa sempre più attuale la frase relativa al ventennio: “in tanti a dire SI’ e pochi a dire NO”. Ma – come oggi altri hanno scritto qui – tu solo hai avuto il coraggio di dire NO.

  9. Beh, che dire, lei mi ricorda quel manipolo di professori universitari che per non giurare fedeltà al regime furono cacciati. Lo stesso coraggio. E certamente in questo paese dominato da una classe dirigente di servi, incapaci e mafiosi, non è vosa da poco. Complimenti e auguri

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