E così passiamo tristemente di tragedia in tragedia, continuiamo a contare morti, feriti e distruzioni, a raccomandarci nell’immediatezza dell’ennesima sciagura di esprimere soltanto solidarietà e nessuna polemica, forse per evitare di sentirsi in colpa (perché qualche responsabilità, seppur indiretta, dovrà pur esserci: https://volerelaluna.it/territori/2023/05/05/lalluvione-in-emilia-romagna-la-colpa-e-dellistrice/), a raccontarci che non si era mai visto nulla di simile prima, che la quantità di pioggia scesa in così poco tempo era inattesa e a chiedere e ottenere stati d’emergenza (https://volerelaluna.it/rimbalzi/2023/05/19/lalluvione-in-emilia-romagna-non-e-maltempo-e-malterritorio/). Per poi, passata qualche settimana (se non addirittura soltanto qualche giorno), archiviare tutto e continuare tutto come prima.
Eravamo rimasti a Ischia (https://transform-italia.it/stop-al-consumo-di-suolo-per-non-avere-piu-tragedie-come-quella-di-ischia/) e, prima delle morti e delle distruzioni di questi giorni, in Emilia-Romagna vi erano stati altri piccoli disastri, ma c’erano stati anche tanti allarmi (tra siccità e aumento delle temperature) e altri rapporti scientifici sul clima, che per colpa nostra sta vorticosamente cambiando. Eppure, oltre che blaterare attorno a una cosiddetta futura transizione ecologica, di quegli allarmi e di quei richiami nulla è stato recepito e, di conseguenza, nulla viene concretamente fatto. Si conosce ma non si delibera! Ciò di cui abbondiamo infatti sono i dati e le analisi sul nostro territorio e sulle sue fragilità. Informazioni che chi ha il dovere di decidere (avendone facoltà e potere) continua però colpevolmente a non considerare.
Stiamo ai dati e alle analisi dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale- ISPRA (Atlante dei Dati Ambientali del 2023: https://www.isprambiente.gov.it/files2023/pubblicazioni/pubblicazioni-di-pregio/atlante-dei-dati-ambientali-versione-digitale-01-2.pdf):
«In Italia sono oltre 620.000 le frane censite, il 28% delle quali sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzate da elevate velocità e distruttività. Ogni anno si verificano circa un migliaio di frane e qualche centinaio di eventi franosi principali che causano vittime, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture primarie di comunicazione. […] I fattori più importanti per l’innesco dei fenomeni franosi sono le precipitazioni brevi e intense, quelle persistenti e i terremoti. […] Negli ultimi decenni i fattori antropici, quali tagli stradali, scavi, sovraccarichi dovuti ad edifici o rilevati, hanno assunto un ruolo sempre più determinante tra le cause predisponenti delle frane. Gli effetti dei cambiamenti climatici, inoltre, con un aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi, determinano conseguentemente un incremento di fenomeni di colata rapida. […] Le caratteristiche morfologiche del territorio italiano, in cui spazi e distanze concessi al reticolo idrografico dai rilievi montuosi e dal mare sono per lo più assai modesti, lo rendono particolarmente esposto a eventi alluvionali. Inoltre, la progressiva impermeabilizzazione delle superfici dovuta alle attività antropiche e la sottrazione di aree di naturale espansione delle piene determinano un aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni alluvionali».
E sia per le frane che per i fenomeni alluvionali l’Atlante dell’ISPRA mette a disposizione dettagliate mappe sulla permeabilità, sulla franosità, sul degrado del suolo e sull’estensione e la localizzazione delle aree potenzialmente allagabili dei diversi territori regionali.
ISPRA che sull’evento alluvionale in Emilia-Romagna del 16-17 maggio 2023 ha pubblicato un dettagliato Report nel quale, tra le altre cose, dopo aver correttamente elencato le cause del dissesto di territorio italiano, rinvenibili, in primo luogo, nelle condizioni fisiche (oltre alle cause naturali, quali precipitazioni e terremoti), non ha potuto non aggiungere tra le cause – seppur in maniera felpata – «sempre più di frequente (vi sono) quelle antropiche legate a tagli stradali, scavi, costruzioni, perdite da acquedotti e reti fognarie”: https://www.isprambiente.gov.it/files2023/notizie/pdf24_merged.pdf.
Proprio per non mancare di rispetto alle vittime delle esondazioni di questi giorni dobbiamo ricordare che l’Emilia-Romagna è la prima Regione in Italia per cementificazione in aree alluvionali, come mostrano i dati dell’Ispra, che certificano più 78,6 ettari nel 2021 nelle aree ad elevata pericolosità idraulica e più 501,9 in quelle a media pericolosità. Ispra che evidenzia come questa Regione tra il 2020 e il 2021 sia stata anche la terza Regione italiana per consumo di suolo, con più 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale. Per non mancare di rispetto alle morti di questa ennesima alluvione dobbiamo rimarcare le responsabilità di chi pur conoscendo continua a non deliberare di conseguenza.