I dati non lasciano dubbi: in Italia i dipendenti pubblici sono troppo pochi

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Da alcuni anni un gruppo di economisti e sociologi di alcune Università italiane sta proponendo un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Un documento piuttosto ampio che rende conto del lavoro svolto può essere richiesto all’autore di questo articolo. La necessità di una espansione molto consistente del pubblico impiego è resa palese da una massa crescente di evidenza aneddotica e soprattutto da confronti internazionali. Il documento in questione è in corso di aggiornamento (si veda l’ultimo paragrafo); qui mi limito a riportare i confronti internazionali aggiornati con i dati post-covid disponibili, che confermano pienamente quanto nel testo precedente. I dati citati sono tutti di fonti ufficiali (EUROSTAT, OCDE, BIT, US Census Bureau e UK Office for National Statistics).

I. Dati di base

Tabella 1 – In Italia il numero di addetti al settore pubblico è molto basso come risulta dalla colonna 4.

 

1

2

3

4

5

OCDE, 2020

(UK 2019,
USA 2022)

Occupati totali

(x1000)

Abitanti

(x1000)

Occupati nel Settore pubblico

(x1000)

Colonna 2
diviso
colonna 3

Colonna 3
diviso
colonna 1

(x100)

Germania

41.500

83.196

4.870

17,08

11,73

Spagna

19.774

47.416

3.211

14,77

16,23

Francia

27.728

67.750

6.073

11,16

21,90

UK

32.693

66.840

5.341

12,51

16,34

Grecia

3.928

10.641

766

13,89

23,22

Italia

22.524

59.110

3.403

17,37

15,11

Svezia

5.120

10.416

1.468

7,09

28.67

USA

158.291

333.288

23.173

14,38

14,64

1. I dati sono comunicati all’OCDE dagli uffici statistici nazionali; i paesi dell’Unione Europea aderiscono al sistema EUROSTAT, che stabilisce metodi e classificazioni comuni, il che rende i dati altamente confrontabili. Gli Stati Uniti usano un sistema diverso, per quanto riguarda sia la stratificazione del campione che la assegnazione delle attività ai vari settori economici (NAISC invece che ISIC-4). Il dato per gli USA deve essere quindi considerato solo come ordine di grandezza, e nelle successive tabelle, meno generali, non verrà considerato un confronto con questo paese. Il dato per il Regno Unito è di fonte nazionale, ma dovrebbe essere coerente con quelli europei.

2. Il significato delle differenze fra l’Italia e gli altri paesi non è immediatamente leggibile (lo sarà più avanti). Per chiarezza, e per fare un esempio, se si volesse portare il valore della colonna 4 per l’Italia (17,37 abitanti per addetto al settore pubblico) a quello della Francia (11,16) bisognerebbe assumere 1.894.000 nuovi addetti, il 55,6% dello stock attuale.

3. Il dato della colonna 5 viene spesso citato a suffragio di una presunta maggiore vicinanza dell’Italia ad altri paesi. Ma esso non tiene conto del basso tassi di attività caratteristico dell’Italia, e quindi questa conclusione è impropria. Per chiarezza: qualora in Italia vi fossero solo 1.000.000 di occupati totali e di essi 800.000 fossero occupati nel settore pubblico il rapporto della colonna 5 sarebbe molto alto, ma trarne la conclusione che bisognerebbe ridurre il numero di addetti al settore pubblico sarebbe un grave errore.

4. Come si è detto, il dato degli USA non è direttamente confrontabile; è però interessante notare che nel paese considerato (forse a torto) quello dove il pubblico ha la minima estensione rispetto al privato il settore pubblico ha comunque un numero di abitanti per addetto inferiore a quello dell’Italia.

5. Il dato tedesco è a prima vista incoraggiante. Ma non è così. In Germania il sistema sanitario si basa in buona parte sul rimborso di costi sostenuti da personale e ospedali privati, il che rende i dati poco confrontabili, dato il peso del settore sanità sul totale degli addetti alla produzione di servizi pubblici (il 44,49%: si veda la tabella 2). A titolo di esempio, in Germania i posti-letto in ospedali privati erano nel 2020 389.142, il 59,85% del totale; in Italia erano 76.108, il 38,70% del totale, e in Francia erano 148.977, il 38.50% del totale (dati Eurostat).

6. Più in generale, il dato tedesco suggerisce che il numero di impiegati pubblici è un indicatore di per sé limitato. Un dato paese può decidere di esternalizzare alcune mansioni tradizionalmente pubbliche, il che riduce il numero di addetti ma non necessariamente la qualità dei servizi. Conviene quindi considerare un altro indicatore, e cioè il numero di abitanti per addetto alla produzione di servizi pubblici (compresa l’amministrazione pubblica in senso stretto), siano essi occupati nel settore pubblico o in quello privato. Come vedremo subito, otteniamo indicazioni analoghe.

7. I dati riportati nella tabella sono relativi al 2020, e possono essere stati influenzati dal Covid; anche per questo è più importante la tabella che segue.

Tabella 2 – In Italia anche il numero di addetti totali alla produzione di servizi pubblici è molto basso come risulta dalla colonna 8.

 

1

2

3

4

5

6

7

8

BIT, 2021

(USA 2022,
UK 2019)

D

(x1000)

E

(x1000)

O

(x1000)

P

(x1000)

Q

(x1000)

Totale

DEOPQ

Quota di dipendenti pubblici

(%; col. 3 della tab. 1 diviso col. 6)

Abitanti per addetto alla produzione di servizi pubblici

(settori DEOPQ)

Germania

367

251

3356

2539

5221

11.734

41,5

7,09

Spagna

91

154

1373

1440

1865

4.923

65,2

9,63

Francia

195

213

2298

2166

3884

8.756

69,4

7,73

UK

199

230

2111

3413

4401

10.354

51,6

6,46

Grecia

36

22

383

282

220

943

81,2

11,28

Italia

113

249

1148

1615

1887

5.012

67,9

11,79

Svezia

34

23

409

568

734

1.768

83,0

5,89

USA

1356

766

5792

13853

22066

43.833

52,9

7,60

Le colonne 1-5 riportano gli addetti ai diversi settori che producono servizi pubblici secondo la classificazione ONU/ISIC-4: D= Elettricità e gas, E= Acqua, fognature e gestione rifiuti, O= Pubblica amministrazione, personale della difesa non di leva e addetti alla sicurezza sociale obbligatoria, P= Educazione, Q= Salute umana e attività sociali.

1. La colonna 7 contiene un lieve errore, data la differenza di un anno fra il numeratore e il denominatore, ma ci serve solo per evidenziare come il confronto sugli occupati nel settore pubblico sia di per sé relativamente poco significativo, dato che –come anticipato- la quota che il settore pubblico acquista da quello privato, a parità di classificazione della attività, è molto variabile.

2. Si noti come nella colonna 8 il valore della Germania si allontana da quello dell’Italia, cui era vicino nella tabella 1, come era lecito aspettarsi dato il basso valore che la Germania ha nella colonna 7. Si noti anche come il valore (peraltro indicativo, come detto) degli USA si allontana sensibilmente da quello dell’Italia.

3. L’indicazione di sottodimensionamento dell’Italia appare pienamente confermata. Per fare un esempio analogo a quello relativo alla tabella 1, per ottenere lo stesso rapporto fra abitanti e addetti alla produzione di servizi pubblici totali della Francia (colonna 6) l’Italia dovrebbe assumere 2.635.000 nuovi addetti, il 52% dello stock attuale.

II. Dati di settore

Tabella 3 – Il confronto internazionale è particolarmente preoccupante nei settori Q ed O (Sanità e pubblica amministrazione in senso stretto), come vediamo dalle colonne 2 e 4. I dati di partenza sono quelli della tabella 2 (addetti totali, pubblici e privati).

 

1

2

3

4

 

Abitanti per addetto alla produzione di servizi pubblici

(settori DEOPQ)

Abitanti per addetto alla pubblica amministrazione in senso stretto

(settore O)

Abitanti per addetto alla istruzione

(settore P)

Abitanti per addetto alla sanità

(settore Q)

Germania

7,09

24,79

32,76

15,93

Spagna

9,63

34,53

32,93

25,42

Francia

7,73

29,48

31,28

17,44

UK

6,46

31,66

19,58

15,19

Grecia

11,28

27,78

37,73

48,37

Italia

11,79

51,49

36,66

31,32

Svezia

5,89

25,47

18,33

14,19

USA

7,60

57,54

24,06

15,10

1. Che in Italia la sanità sia sottodimensionata è un luogo comune, che i dati confermano pienamente: un addetto italiano alla sanità deve mediamente servire circa il doppio di utenti rispetto ai suoi colleghi tedeschi, inglesi o francesi.

2. Un altro luogo comune, anche se meno comune, è che in Italia nel settore pubblico ci siano troppi “travet”. I dati non solo non confermano questo luogo comune, lo capovolgono. In Italia ogni addetto alla pubblica amministrazione deve occuparsi in media delle pratiche di più di 50 cittadini, contro i 25-30 dei paesi con cui amiamo confrontarci. L’indicazione è ovvia: la carenza di personale è sicuramente fra le principali cause della ben nota inefficienza della nostra pubblica amministrazione, molto probabilmente la causa principale. Questo dato può anche essere letto come segue: è illusorio pensare di risolvere il ritardo dell’Italia per quanto riguarda l’efficienza della Pubblica Amministrazione senza ricorrere a un massiccio aumento di personale.

Tabella 4 – Quanti addetti aggiuntivi occorrono per reggere il confronto, settore per settore. Nella tabella che segue sono riportati, in cifra assoluta (in migliaia) e in percentuale gli addetti in più che si dovrebbero assumere in Italia per avere lo stesso rapporto fra abitanti e addetti del paese in riga, settore per settore. Anche qui i dati utilizzati sono quelli della tabella 2.

 

1

2

3

4

5

6

 

Pubblica amministrazione in senso stretto

Come colonna 3,
in %

Istruzione

Come colonna 5,
in %

Sanità

Come colonna 7,
in %

Germania

1236

107,70

189

11,72

1824

96,64

Spagna

564

49,11

180

11,14

438

23,23

Francia

857

74,66

275

17,01

1502

79,61

UK

719

62,63

1404

86,93

2004

106,22

Grecia

980

85,35

-48

-2,99

-665

-35,24

Svezia

1173

102,16

1610

99,68

2279

120,75

USA

-121

-10,54

842

52,12

2028

107,45

Questi dati sono un’articolazione di quelli della tabella precedente, e ovviamente ne confermano ed evidenziano il risultato principale: in Italia c’è un ritardo molto grave nei settori della sanità e della Pubblica Amministrazione in senso stretto.

III. Un esercizio contro fattuale sulla disoccupazione

Tabella 5 – La disoccupazione virtuale, 1. Possiamo aspettarci che alla carenza di addetti al settore pubblico in Italia corrisponda una maggiore disoccupazione, e infatti è così (come risulta dalla colonna 1). Più interessante però è la colonna 8: se il numero di abitanti per addetto alla produzione di servizi pubblici fosse lo stesso dell’Italia, gli altri paesi a confronto avrebbero un tasso di disoccupazione superiore al nostro (con l’eccezione della Germania, per i motivi già discussi).

2020

1

2

3

4

5

6

7

8

 

Tasso di disoccupazione (colonna 2 diviso colonna 3 x100)

Disoccupati

(x1000)

Popolazione attiva

(x1000)

Occupati totali

(da tab.1 x1000)

Occupati nel settore pubblico

(da tab.1 x1000)

Occupati nel settore pubblico virtuali

(x1000)

Disoccupati virtuali

(x1000)

Tasso di disoccupazione virtuale

(col.7 / col.3  x100)

Italia

9,3

2.301

24.825

22.524

3.403

3.403

2.301

9,3

Francia

7,9

2.381

30.109

27.728

6.073

3.900

4.554

15,1

Germania

3,6

1.555

43.055

41.500

4.870

4.790

1.635

3,8

UK

5,1

1.760

34.453

32.693

5.341

3.848

3.253

9,4

I dati delle colonne 6, 7 e 8 sono quelli che si avrebbero se il rapporto fra abitanti e dipendenti pubblici fosse lo stesso dell’Italia.

Abbiamo visto che il dato della Germania è distorto. Un’immagine più chiara la otteniamo considerando il numero totale di addetti alla produzione di servizi pubblici, come riportato dalla tabella 6.

Tabella 6 – La disoccupazione virtuale, 2 Come tabella 5 ma considerando il totale degli addetti alla produzione di servizi pubblici.

2021

1

2

3

4

5

6

7

8

 

Tasso di disoccupazione

(colonna 2 diviso colonna 3 x100)

Disoccupati

(x1000)

Popolazione attiva

(x1000)

Occupati totali

(x1000)

Addetti alla produzione di servizi pubblici

(x1000)

Addetti alla produzione di servizi pubblici virtuali

(x1000)

Disoccupati virtuali

(x1000)

Tasso di disocc. virtuale

(x100)

Italia

10.1

2.367

23.516

21.149

5.012

5.012

2367

10.1

Francia

8.0

2.365

29.639

27.274

8.756

5.746

5375

18.1

Germania

3.7

1.536

41.690

40.154

11.734

7.056

6214

14.9

UK

4.4

1.511

34.204

32.693

10.354

5.669

6196

18.1

1. Si noti che i dati della tabella 6 si riferiscono al 2021, e quelli della tabella 5 al 2020.

2. Il maggiore sviluppo della produzione di servizi pubblici nei tre paesi a confronto con l’Italia corrisponde a un minore tasso di disoccupazione. Qualora il numero di abitanti per addetto alla produzione di servizi pubblici fosse lo stesso dell’Italia, il tasso di disoccupazione italiano sarebbe il più basso fra quelli dei quattro paesi a confronto.

3. Non è detto che ridurre la disoccupazione sia oggi in Italia un obbiettivo largamente condiviso (un’elevata disoccupazione tiene basse le retribuzioni e propizia il lavoro nero). Per chi lo condivide, però, i dati suggeriscono che questa riduzione deve essere ottenuta soprattutto operando sulla produzione dei servizi pubblici, e in particolare sull’occupazione pubblica; cercare di ottenere livelli bassi di disoccupazione operando su altri settori vorrebbe dire puntare su un rapporto fra settore privato e settore pubblico anormalmente alto.

IV. E il PNRR?

Tabella 7. Non facciamoci illusioni sul PNRR.

1

2

3

4

Assunzioni previste nel settore pubblico fra il 2022 e il 2026

Assunzioni per sostituzione di personale che lascia il lavoro

Assunzioni aggiuntive

Variazione percentuale dello stock attuale dovuto alle assunzioni aggiuntive

777.000

726.300

44.700

1,13

1. La previsione (coerente con altre fonti) è di fonte Unioncamere, ed è stata effettuata utilizzando il modello econometrico Excelsior (Unioncamere-Anpal; per maggiori dettagli si veda il sito relativo). Esse incorporano esplicitamente le stime degli effetti del PNRR.

2. Si legge sovente che la PA “assumerà nel quinquennio 2022-2026 quasi 800.000 lavoratori”. Ciò è vero, ma come si vede questo corrisponde a un’espansione minuscola del numero di addetti.

V. Conclusioni generali

1. Non esistono allo stato attuale né una tendenza alla riduzione del divario che ci separa dall’Europa più avanzata, né la predisposizione di politiche a ciò finalizzate. Occorre quindi l’elaborazione di un piano straordinario.

2. Nel documento citato all’inizio vengo esaminate le possibili fonti di finanziamento, le modalità di assunzione, le ricadute moltiplicative sull’economia e le possibili reazione dell’opinione pubblica (come risultano da un sondaggio SWG; appaiono assai favorevoli, anche per quanto riguarda le modalità d finanziamento). Si sta cercando di aggiornare tutti questi aspetti, e inoltre di approfondirne uno che a causa della mancanza di risorse del gruppo di ricerca non è stato affrontato in modo adeguato, e cioè l’indicazione almeno di qualche suggerimento su dove è maggiormente necessario assumere.

3. Ad ampliamento di quanto al punto precedente, va sottolineato che le carenze di personale nella pubblica amministrazione hanno effetti deleteri non solo sul benessere dei cittadini, ma anche sull’efficienza del sistema economico nel suo complesso. Il piano straordinario dovrebbe quindi indicare dove e come effettuare le assunzioni tenendo conto di ciò. Commenti e suggerimenti sono molto graditi.

Gli autori

Guido Ortona

Guido Ortona, economista, è stato professore di Politica economica presso l’Università del Piemonte orientale. Le sue ricerche hanno riguardato soprattutto le economie di tipo sovietico, l’economia del lavoro e l’economia comportamentale. Tra i suoi libri, da ultimo, I buoni del tesoro contro i cattivi del tesoro (Robin, 2016)

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2 Comments on “I dati non lasciano dubbi: in Italia i dipendenti pubblici sono troppo pochi”

  1. i concorsi pubblici vanno sempre piu spesso deserti, cosa fino a 10 anni fa impensabile.
    pandemia, condizioni di lavoro e aumento del costo della vita hanno lasciato il segno.

    il turnover non esiste piu: chi va in pensione non viene sostituito, il suo lavoro ricade sui colleghi.
    l ambiente di lavoro é sempre piu competitivo, nell accezione peggiore del termine, fantozziano
    per scorrettezze. yesmen ovunque.

    il collega malato é motivo di giubilo (mors tua…). del resto il collega é un competitor.
    meritocrazia un tempo un po esisteva. adesso chi é competente viene allontanato o peggio, costitusce un rischio per gli incompetenti. mobbing che ti rovina la vita.

    gli stipendi sono ridicolmente bassi. buoni pasto con cui ti compri una bibita e tramezzino in piedi al banco, dovrebbero chiamarli buono dieta, non buono pasto.

    burocrazia spesso fine a se stessa, non funzionale a qualcosa, né utile al cittadino.
    il fenomeno passaporto, per esempio: mesi per averlo. in spagna bastano alcune ore.
    riunioni fiume, spesso inutili e rindondanti.
    procedure burocatiche ottocentesche che passano al digitale. dalla ceralacca alla posta certificata.

    lo spid! un meccanismo infernale complicatissimo. quando negli altri paesi si usa la carta identita elettronica e si inserisce in un lettore portatile. fine.

    é un problema di numeri, ma sopratttutto di qualita.

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