Rifiutare l’arte della guerra

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«Forgeranno le loro spade in vomeri, / le loro lance in falci; / un popolo non alzerà più la spada / contro un altro popolo / non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Isaia 2, 1-5).
Dobbiamo aggrapparci alla profezia di Isaia per non abbandonare la speranza nell’avvento di quel tempo messianico in cui i popoli non si eserciteranno più nell’arte della guerra. Però non possiamo attendere fino alla fine dei giorni, abbiamo bisogno della pace subito.

Ormai, in Ucraina, siamo arrivati al ventitreesimo giorno di guerra e le indiscrezioni su un possibile accordo sono contraddette da dichiarazioni bellicose e dal fragore sordo delle bombe. Il Financial Times ha pubblicato la bozza di un accordo in 15 punti, che prevede sostanzialmente una condizione di neutralità dell’Ucraina, stile Austria o Svezia, garantita internazionalmente, e il divieto di ospitare basi militari straniere. La Russia ritirerebbe la sue forze militari restituendo i territori occupati all’Ucraina, che dovrebbe rinunciare a ogni pretesa sulla Crimea e riconoscere l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass.

Le condizioni ventilate fanno emergere i veri nodi politici che ci sono dietro questa guerra e confermano che non è solo una questione russo-ucraina, ma che alla base vi è un conflitto fra potenze imperiali. Resta così smentita la favoletta narrata sui principali giornali italiani, di una guerra scatenata dalla Russia a cagione della scelta dell’Ucraina di un modello di società aperta di tipo occidentale. Una favola argomentata anche da intellettuali autorevoli come Antonio Scurati che, sul Corriere della Sera del 12 marzo, scriveva: «a scatenare la furia devastatrice di Putin è stata la volontà degli ucraini, non di entrare nella Nato, ma di scegliere, per sé e per i propri figli, il modello di società aperta e di democrazia europea, preferendolo all’autocrazia neo-zarista e allo stato di minorità civile della Russia attuale». Invece il modello di società non c’entra per niente; c’entra una concezione strategica nella quale l’Ucraina era l’ultima pedina per accerchiare militarmente la Russia. Il nostro ex ministro degli esteri (1996-2001) Lamberto Dini in un’intervista a Milano Finanza, ha testimoniato che: «avere delle basi NATO lungo i 1.500 km del confine ucraino per la Russia è sempre stato inaccettabile. Da qui nascono le richieste di Putin, che invece sono state ritenute irricevibili dagli USA. Gli Stati Uniti non hanno mai dato spiegazioni sul perché considerassero inaccettabile un’Ucraina neutrale. Si sono limitati a dire che la questione non era all’ordine del giorno, ma per anni hanno continuato ad armare l’Ucraina. Ora si è scatenato un conflitto assurdo, ma mi domando se Stati Uniti ed Europa non ne siano collettivamente responsabili insieme alla Russia».

Se alla fine si arriverà alla pace attraverso la neutralità dell’Ucraina, allora dovremo constatare con mano anche il fallimento delle classi dirigenti dei principali paesi europei che, incoscientemente, hanno seguito il pifferaio magico americano a costo di provocare il ritorno della guerra in Europa. Bisognerebbe chiedere al nostro astuto ministro degli esteri che ancora l’8 febbraio dichiarava essere «un principio irrinunciabile» la libertà dell’Ucraina di aderire alla NATO, se c’era bisogno di avere migliaia di morti, distruzioni incommensurabili e milioni di profughi per rendersi conto che a questo presunto “principio” si poteva rinunciare anche prima, per scongiurare la catastrofe.

E tuttavia non è detto che quest’accordo vada in porto. Ci sono forze potenti che potrebbero farlo saltare. Nello stesso giorno in cui filtravano le indiscrezioni sulla bozza di accordo, si sono intensificati i bombardamenti delle forze armate russe che hanno centrato a Mariupol un teatro trasformato in rifugio per la popolazione civile, mentre Biden, ha annunciato nuovi aiuti militari all’Ucraina per 800 milioni di dollari. È sempre vivo il pericolo che vi possano essere delle provocazioni che comportino un’estensione e un’ulteriore escalation del conflitto, facendo fallire il negoziato. È possibile che all’interno del Governo ucraino vi siano due partiti, uno che punta al cessate il fuoco attraverso un accordo realistico e un partito di intransigenti che lo rifiuta e punta a una strenua resistenza contando sugli aiuti occidentali. Se gli Ucraini si rendessero conto di essere una pedina di un gioco più grande di loro, forse sarebbe più facile giungere a un accordo di pace.

A questo punto dobbiamo chiederci quale sia in Italia il partito prevalente. Indubbiamente quello della guerra, la quale secondo il Governo e il Parlamento dovrebbe proseguire con altri mezzi, anche quando lo scontro armato sarà – almeno lo speriamo – cessato. Solo così si può spiegare l’ordine del giorno approvato dal Parlamento a larghissima maggioranza con il quale si chiede di incrementare le spese militari italiane portandole fino al 2% del PIL. Quest’anno la spesa militare è cresciuta di oltre 8 miliardi, attestandosi a circa 26 miliardi; nella prossima finanziaria, secondo l’ordine del giorno si dovrebbe accrescere di altri 10 miliardi ogni anno. È questa la lezione che sappiamo trarre dal disastro della guerra in Ucraina? Dobbiamo rilanciare la corsa agli armamenti per acquistare una potenza soverchiante sull’avversario o dobbiamo lavorare per abbassare la tensione e immaginare un futuro in cui le spade, se non trasformate in aratri, saranno – almeno – rimesse nel fodero?

Gli autori

Domenico Gallo

Domenico Gallo, magistrato è stato presidente di sezione della Corte di cassazione. Da sempre impegnato nel mondo dell’associazionismo e del movimento per la pace, è stato senatore della Repubblica per una legislatura ed è componente del comitato esecutivo del Coordinamento per la democrazia costituzionale. Tra i suoi ultimi libri "Da sudditi a cittadini. Il percorso della democrazia" (Edizioni Gruppo Abele, 2013), "Ventisei Madonne Nere" (Edizioni Delta tre, 2019) e "Il mondo che verrà" (edizioni Delta tre, 2022).

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3 Comments on “Rifiutare l’arte della guerra”

  1. Non dovremmo solo essere chiamati a votare. Dovremmo poter scegliere come spendere i nostri soldi. Questo nodo è ormai diventato cruciale visto che ormai quasi il 59% dell’elettorato attivo glissa il momento della scelta dei rappresentanti parlamentari: forse hanno capito la vacuità dell’operazione? forse vorrebbero una capacità politica più incisiva? Forse, semplicemente hanno constatato quanto sia inutile questa scelta, visto che alla fine il rappresentante diventa un obbligato al voto di governo. L’aventino fu più dignitoso.

  2. A fronte di questi folli stanziamenti di risorse da destinare al riarmo sarebbe forse il caso di rilanciare una sorta di campagna di obiezione fiscale? Negli anni Ottanta o Novanta del secolo scorso nacque un movimento del genere come opposizione alle spese militari: è un metodo nonviolento che potrebbe affiancarsi ad altre iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica tipo sit-in, presìdi, flash mob …
    Non è evidentemente attraverso i partiti politici che si possono affrontare questi problemi, purtroppo, dal momento che questi ultimi sono totalmente succubi (altrochè alleati!) ai desiderata che provengono dall’altra sponda dell’Atlantico…

  3. ma davvero si puo rischiare una terza mondiale per quelli che si incaponiscono su quello che vogliono e sulle loro ragioni e piu in la non vedono?
    gli stessi, di eta troppo giovane e senza esperienza per guidare un paese, che fanno il carosello nei paesi della UE con la lista della spesa e PRETENDONO di tutto e di piu. armi, aerei, sistemi di difesa, ecc. (con il portafoglio di altri). oltre all aiuto ai profughi, che diamo e daremo sempre molto volentieri spontaneamente senza che ci venga chiesto.

    e si lamentano pure se la lista dei desideri non é soddisfatta al 100%. ti riprendono davanti al mondo. ma scherziamo? non abbiamo nessun obbligo verso di loro, qualcuno bene distanze da chi pare non abbia ALCUNA intenzione di trovare una mediazione di pace ma di coinvolgere nato & friends in un conflitto che sarebbe devastante. vincere, vogliono vincere contro l esercito russo!!

    noi con quel conflitto non abbiamo nulla a che fare. sensi di colpa lasciamoli ad altri.
    tacciatemi pure di egoismo, se scoppiera la terza guerra mondiale o una grave recessione
    capirete cosa intendo.

    PS: scusate ma l “arte della guerra” non si puo proprio sentire. sa di operazione di pace,
    o altri eufemismi utili a alleggerire l impatto di cio che nella realta é devastante per molte vite.

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