Il 13 luglio 2021 il Piano nazionale di ripresa e resilienza, noto a tutti con l’acronimo PNRR (https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf), è stato definitivamente approvato dall’Unione Europea. Il Piano illustra gli interventi che il Paese intende realizzare attraverso le risorse che saranno messe a disposizione con il programma Next generation EU (NGEU). Gli interventi sono articolati in sei Missioni (le finalità strategiche): 1) Digitalizzazione, innovazione e cultura; 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) Infrastrutture e mobilità sostenibile; 4) Istruzione e ricerca; 5) Inclusione e coesione; 6) Salute. Le Missioni sono, loro volta, suddivise in 16 Componenti (gli aggregati omogenei di progetti). Sono inoltre previste delle riforme cosiddette orizzontali che attraversano tutti i settori: la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della giustizia e quella del lavoro. La programmazione dell’utilizzo delle risorse NGEU si accompagna a quella di altre risorse nazionali che il Governo ritiene complementari a quelle della UE, nonché a un ambizioso piano di riforme. Il PNRR prevede un investimento complessivo di 191,5 miliardi di fondi NGEU ai quali si aggiungono risorse per ulteriori 43,6 miliardi per un totale di 235,1 miliardi di euro. Dei 191,5 miliardi destinati all’Italia, 68,9 sono sovvenzioni (ovvero non sono da rimborsare, perché a carico dei futuri bilanci della UE) e 122,6 miliardi sono prestiti (da restituire). Una parte dei prestiti (69 miliardi) sarà utilizzata per finanziare interventi già presenti nella legislazione vigente (non sono quindi destinati a interventi aggiuntivi, ma a ristorare spese già finanziate in precedenza).
Ma che cosa dice davvero il Piano? Che cosa bolle in pentola? Insomma: dove ci porta il Piano? Ce lo siamo chiesti nel corso di un seminario organizzato congiuntamente dalla Scuola per la buona politica di Torino e da Volere la Luna, che si è svolto nella primavera-estate del 2021. Quelli qui presentati sono i testi degli interventi di allora, integrati, rivisti, ampliati e aggiornati dagli autori, ciascuno dei quali si è concentrato su una delle cosiddette “missioni” del Piano e su alcune delle “riforme” ad esso collegate.
SOMMARIO
Introduzione. Dove ci porta il Piano di ripresa e resilienza?, di Michelangelo Bovero
Missione 1. Digitalizzazione e innovazione, di Luciano Paccagnella
Missione 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica, di Angelo Tartaglia
Missione 3. Infrastrutture, di Tomaso Montanari
Missione 4. Istruzione e ricerca, di Andrea Ranieri
Missione 5. Inclusione e coesione, di Chiara Saraceno
Missione 6. Salute. Un quadro generale, di Nerina Dirindin
Missione 6. Salute. Tanti dubbi e altrettante perplessità, di Mauro Valle
Missione 6. Salute. Uno schiaffo alla sanità pubblica, di Gianluigi Trianni
Riforma della pubblica amministrazione. Uno sguardo d’insieme, di Vincenzo Cerulli Irelli
Riforma della pubblica amministrazione. Una lettura critica, di Sergio Foà
Riforma della giustizia, di Nello Rossi
Riforma del lavoro?, di Maria Vittoria Ballestrero
Clicca qui per andare al pdf completo
Autrici e autori:
Maria Vittoria Ballestrero, è professore emerito di Diritto del lavoro all’Università di Genova. Ha insegnato nelle Università di Paris X e Paris II, Nantes e Lyon II. È stata componente della Commissione di garanzia in materia di sciopero nei pubblici servizi, ha collaborato con la Commissione europea come esperto indipendente e coordinato ricerche nazionali interuniversitarie. Fa parte della direzione della rivista Lavoro e diritto edita da il Mulino.
Michelangelo Bovero, allievo di Norberto Bobbio, è stato professore di Filosofia politica nell’Università di Torino. Studioso della filosofia politica antica e moderna e delle teorie politiche e giuridiche contemporanee, si è dedicato in particolare ai temi della democrazia e dei diritti fondamentali. È autore di circa 400 pubblicazioni. Dirige la “Scuola per la buona politica di Torino” e la rivista internazionale “Teoria politica”.
Vincenzo Cerulli Irelli, già professore di Diritto amministrativo nelle Università di Perugia, Firenze e La Sapienza di Roma, è stato deputato, eletto nelle liste dell’Ulivo, nella XIII legislatura (1996-2001). Ha contribuito alla stesura della legge 11 febbraio 2005, n. 15, di riforma del procedimento amministrativo.
Nerina Dirindin insegna Economia pubblica e Politica sanitaria presso l’Università di Torino. È stata senatrice nella XVII legislatura (2013-2018), dapprima nel Partito democratico e poi in Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, direttrice generale del Ministero della Sanità e assessore alla Sanità della Regione Sardegna.
Sergio Foà è professore di Diritto amministrativo presso l’Università di Torino.
Tomaso Montanari, storico dell’arte e studioso, in particolare, dell’arte europea dell’età barocca, è professore di Storia dell’arte moderna nell’Università per stranieri di Siena della quale è stato eletto rettore il 28 giugno 2021. Ha insegnato nelle Università della Tuscia, di Roma Tor Vergata e Federico II di Napoli. È presidente del Comitato tecnico scientifico per le Belle Arti del Ministero per i Beni culturali (cui appartiene per nomina del Consiglio Universitario nazionale). È stato presidente di Libertà e Giustizia e promotore, nel giugno 2017, di Alleanza popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza. Fa parte del consiglio direttivo di Volere la Luna. Scrive su Il Fatto Quotidiano e tiene la rubrica “Ora d’Arte” su Il Venerdì di La Repubblica.
Luciano Paccagnella è professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nell’Università di Torino.
Andrea Ranieri, sindacalista della Cgil, della quale è Stato segretario regionale della Liguria e Segretario generale nazionale della Federazione Formazione e ricerca, è stato senatore per il Partito democratico nella XV legislatura (2006-2008) e assessore a Cultura, Università e Sviluppo dei saperi del Comune di Genova. Componente della Direzione del Partito democratico fino al giugno 2015, quando ha abbandonato il partito per dissensi sulle scelte politiche.
Nello Rossi, già magistrato, è stato componente del Consiglio superiore della magistratura, consigliere della Corte di Cassazione, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Roma e Avvocato generale presso la Corte di Cassazione. Impegnato nell’associazionismo giudiziario è stato presidente di Magistratura democratica e segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati. È direttore della rivista Questione giustizia.
Chiara Saraceno, sociologa, è nota a livello internazionale in particolare per gli studi sulla famiglia, sulla questione femminile, sulla povertà e sulle politiche sociali. Fino al 2008 ha insegnato Sociologia della famiglia presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. È stata componente della Commissione governativa sulla povertà presieduta da Ermanno Gorrieri e poi componente della stessa Commissione tra il 1996 e il 2001 (diventandone presidente nel 1999). Scrive su La Repubblica e La Stampa.
Angelo Tartaglia è stato professore di Fisica presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino ed è oggi membro dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Ha esteso i suoi studi ai problemi dell’energia, dei modelli di sviluppo, della pace e del disarmo. Si occupa di impatto delle attività umane sull’ambiente. Da alcuni anni è impegnato nell’applicazione della logica dei sistemi ai problemi trasportistici, con particolare riferimento al progetto delle ferrovie ad Alta Velocità.
Gianluigi Trianni è medico igienista, esperto di politica e programmazione sanitaria. È stato Direttore sanitario a Correggio, a Carpi, al Policlinico di Modena e all’ospedale universitario Careggi a Firenze nonché Direttore generale a Lecce nel 2006. È coordinatore dell’associazione “Modena per la Costituzione” e cofondatore del circolo di “Libertà e Giustizia” di Modena.
Mauro Valle, medico ospedaliero a Torino, è specialista in Malattie Infettive.
Al professor TARTAGLIA: Complimenti per la chiarezza e semplicità dell’esposizione: la capacità di dedurre i risultati scientifici con esempi deducibili da situazioni comprensibili da tutti senza riferirsi alla teoria che pure avrebbe potuto essere presa a sostegno.
Un mio pensiero che non trovo espresso è il seguente:
Il trasporto dei prodotti da lunghe distanze naturalmente reso il più efficiente possibile dal punto di vista del dispendio energetico, sia considerato uno strumento necessario nel periodo di transizione, cioè fino a quando territori di prossimità non siano stati resi idonei a provvedere mediante le nuove tecnologie alle necessità della popolazione ivi residente. L’organizzazione assunta come obiettivo sia la ridistribuzione della popolazione sul territorio proporzionandolo per quanto lo stesso può fornire in modo ecologico alla popolazione! Si devono utilizzare le migliori tecnologie compatibili sul piano energetico che devono esere disponibili a tutti attraverso l’utilizzo dell’informazione trasmessa con internet. Cosa costa di più energiticamente trasmettere come si ottiene un prodotto o trasportarlo da lunghe distanze?
Con riferimento alla digitalizzazione e innovazione, trovo assai condivisibili e pertinenti le perplessità avanzate riguardo al cloud. Ma mi sembra che nel discorso ci sia una grande assente: l’Europa. Immagino che una piattaforma digitalizzata per la pubblica amministrazione sia una necessità di tutti i paesi – europei e non – e che altrettanto valga per il problema della sicurezza. Ma l’Europa è l’entità sovranazionale che i paesi del vecchio continente si sono impegnati a creare rinunciando a parte della loro sovranità nazionale. Considerato anche che se esiste un ambito in cui la parola “globale” ha pienamente senso è proprio quello del cloud – per dimensioni e natura delle piattaforme – non è dunque ovvio pensare alla necessità di una piattaforma cloud Europea?
Contro questa misura cozza il problema del tempo necessario a creare questo meccanismo in proprio, anche quando se ne incaricasse l’intera Europa! Forse sarebbe il caso di creare un modulo di servizio per territori limitati molto ben protetti e organizzare una archiviazione solo sintetizzata per STATO ed intera EUROPA . Solo i piccoli territori posseggano l’archivio dei dati! La logica della loro gestione deve però essere tale da risultare protetta da trasgressioni. E’ complicato ma forse il cloud è semplice solo perché è già stato fatto!