Dedicato a Carlo Giuliani: cambiare l’immaginario

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Celebrare il ventesimo anniversario dei fatti del G8 di Genova significa anche misurarne la presenza nella memoria istituzionale, e dunque nell’immaginario collettivo civile e politico. E il bilancio è terribilmente deludente, come era ovvio. Pochi giorni fa, Haidi Giuliani ha notato che «la puntata di Atlantide di Andrea Purgatori, andata in onda su La7 a fine giugno, è stata, per la prima volta dopo vent’anni, una trasmissione in prima serata che ha raccontato cosa successe allora, con un vero giornalismo d’inchiesta». È dunque urgente parlare di quei giorni del 2001, raccontare la verità, denunciare le responsabilità, indicare le opacità: senza dimenticare che un uomo chiave dell’attuale governo Draghi (nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del consiglio) è quel Franco Gabrielli che – sono sempre parole di Haidi Giuliani – «da capo della Polizia, ha continuato a promuovere i condannati della Diaz».

Quella che vorrei, dunque, lanciare è una modestissima proposta che ho fatto qualche mese fa agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, e che oggi rivolgo a quelli dei Licei artistici e delle Accademie di tutta Italia, e più in generale a tutti gli attivisti. Ebbene, cerchiamo in ognuna delle nostre città la strada dedicata a Reginaldo Giuliani e reintitoliamola a Carlo Giuliani. Facciamolo dal basso, fuori da ogni procedura, e nel modo più colorato, creativo, chiassoso, clamoroso possibile. Con soluzioni grafiche che evidenzino come basti cancellare dalle targhe il nome di battesimo, conservando e anzi esaltando il cognome. Con installazioni artistiche di ogni tipo, da presentare con cerimonie pubbliche, invito di giornalisti, comunicati stampa, presenze politiche: insomma, facendo più rumore possibile.

Per capire il senso della proposta bisogna rammentare, seppur brevemente, chi fosse il padre domenicano Reginaldo Giuliani. Ecco la voce dedicatagli dall’Enciclopedia Treccani del 1938: «Cappellano militare, medaglia d’oro, nato a Torino il 28 agosto 1887, morto il 21 gennaio 1936 a Mai-Beles, presso il Passo Uarieu nel Tembien (Africa Orientale Italiana). Ordinato sacerdote nel dicembre 1911, veniva nominato tenente cappellano nel 1916 e assegnato al 55° reggimento fanteria; con questo partecipò al combattimento di Hudi Log per il quale gli venne conferita la prima medaglia di bronzo al valor militare. Passato nel 1917 cappellano dei reparti d’assalto della III armata, ebbe una seconda medaglia di bronzo e una medaglia d’argento. Partecipò poi alla spedizione di Fiume. Iscrittosi ai Fasci, divenne cappellano delle Camicie Nere e nell’ottobre del 1922 prese parte alla Marcia su Roma. Nell’aprile 1935 partì per l’Africa Orientale quale cappellano delle Camicie Nere del gruppo Diamanti. Cadde eroicamente nel combattimento di Passo Uarieu mentre, già ferito gravemente, tentava di impedire al nemico di gettarsi sui moribondi ai quali egli portava l’estremo conforto. Alla sua memoria venne conferita la medaglia d’oro al valore». In altre parole, un fascista fanatico, la cui camicia nera intrisa di sangue girò l’Italia del regime come una reliquia: una figura di spicco del terribile cattolicesimo fascista in Italia.

Dovrebbe far riflettere il fatto che sono davvero tante le vie tuttora a lui dedicate: da Roma a Capri, da Sorrento a Milano, a Firenze (dove è lunghissima, e urbanisticamente importante). E a Dolo gli è intitolata addirittura una scuola media statale! Per quanto sconcertante, sappiamo bene che è solo un dettaglio della ben nota, pervasiva permanenza di simboli, nomi, segni fascisti sul territorio italiano: un correlativo oggettivo della continuità di leggi, idee, persone legate al fascismo nella nostra debole democrazia. Una permanenza che da odioso survival rischia oggi di diventare pericoloso revival, visto il montante consenso a partiti politici palesemente connessi al fascismo storico e ai fascismi contemporanei.

Rimuovere la vergognosa celebrazione di Reginaldo Giuliani attraverso la doverosa celebrazione di Carlo Giuliani significa, allora, sfruttare l’occasione simbolica della pura coincidenza onomastica per costruire un messaggio politico forte e chiaro: vogliamo vivere in una Repubblica che riconosce e celebra il dissenso democratico, e non il consenso fascista; le vittime, e non i carnefici; i valori della Costituzione, e non quelli del colonialismo razzista. Che condanna, e non esalta, la violenza di Stato.

Questa serie di antinomie mostra che c’è qualcosa in più del cognome a legare la figura del religioso fanatico fascista e quella del militante studente di storia, attivo per Amnesty International: a legarli è una radicale alternativa antropologica. Due modi opposti di intendere la propria vita e il proprio posto nel mondo: e due morti opposte, una da occupante armato, l’altra da dimostrante disarmato. E poi c’è l’opposizione radicale del loro significato simbolico: di Reginaldo Giuliani si appropria la macchina della propaganda fascista, fondata sulla menzogna e sull’annichilimento di ogni senso critico; mentre la memoria di Carlo Giuliani ha guidato la durissima battaglia per la verità, contro i depistaggi e le menzogne di Stato, per una Repubblica davvero democratica e trasparente.

Provochiamo socraticamente i nostri concittadini, costringiamoli pacificamente a informarsi, a leggere, a prendere parte: a decidere da che parte stare. Perfino partendo da una targa su un muro possiamo fare politica. Chiedendo a tutti quale Italia vogliamo: quella di Reginaldo o quella di Carlo Giuliani?

Gli autori

Tomaso Montanari

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)

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One Comment on “Dedicato a Carlo Giuliani: cambiare l’immaginario”

  1. Caro Professore,
    Sono assolutamente d’accordo con Lei. È ora di cambiare toponomastica e nomi ad alcune scuola pubbliche. Da decenni insegno al Regina Margherita di Torino, prima scuola magistrale del regno. Mia sorella insegna all’Umberto I di Torino. Si tratta di scuole storiche della nostra città, numericamente tra le più grandi della provincia. Per quale ragione le si debba continuare a intitolare a due Savoia che hanno fatto solo danni al paese? Forse , a parte la supposta dedica della pizza margherita alla regina la si ricorda per gesti umanitari? Non mi esprimo su Umberto I. E che dire di Lungo Po Cadorna? Per quanto tempo ancora.dovremo leggere il nome di un macellaio di giovani vite?
    Ripetere questi nomi , vederli scritti.migliaia di volte, cui prodest? Solo alle centinaia di nostalgici di casa Savoia e ai fascisti attuali. Tra l’altro, conosco personalmente un bel po’ di monarchici di simpatie fascistoidi. Ma anche tra i militari di una certa età si sentono spesso parole di nostalgia per il ventennio e di ammirazione per la GIORGIA e il MATTEO. Purtroppo questi fuguri attirano le simpatie di sempre più studenti.
    Io non ho voce in capitolo alcuna , a parte cercare di spiegare ai ragazzi in forma neutrale cosa sono stati e continuano a essere i regimi dittatoriali. Perciò volentieri parteciperei.a iniziative di intitolazione di strade a figure degne, quale quella di Carlo Giuliani.
    La ringrazio per la chiarezza dei suoi ragionamenti, la serietà delle proposte che avanza, l’onestà intellettuale di chi non deve compiacere alcuno e continuo a seguirla qui e sui media sui quali Lei compare/scrive.
    Buona estate, se possibile
    Elena Baldi
    Docente di lingua e letteratura inglesi , Liceo Statale Regina Margherita, Torino

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