Questa “ripartenza” genera lutti, come e più della pandemia. Purtroppo non è una previsione, ma l’evidenza dei fatti sotto i nostri occhi. Il triste conteggio degli incidenti e dei morti sul lavoro ne è solo la spia più drammatica ed inaccettabile.
Vediamo la forza della propaganda che si è messa in moto. Utilizzando la giusta voglia di socialità che avvertiamo tutti e tutte. Non ci sfugge che l’economia fa parte del sociale. Ma ne è solo una parte. La forte e diffusa volontà di vita, di ritrovare la piena disponibilità del proprio corpo è però strumentalizzata per riproporre, in nome del ritorno alla “normalità” le tendenze, spesso peggiorandole, di quel mondo che ha prodotto il disastro degli ultimi anni.
Caro Landini, in questi giorni hai spesso sottolineato che non bisogna ripartire, ma cambiare profondamente.
Per questo chiediamo a te e alla Cgil: dove è il cambiamento?
Ottenere e spendere i soldi europei nel più breve tempo possibile. Sospendendo le precauzioni, rischiando la vita di chi lavora e di chi consuma. Licenziando e garantendo i più ricchi. Purtroppo non è propaganda, sono decisioni di governo.
È sempre più difficile contare sulla capacità di controllo delle istituzioni, ma temiamo che anche la forza di contrasto da parte del sindacato si sia indebolita.
È comprensibile cercare di mitigare le conseguenze delle scelte fatte, ma è giusto e necessario fare proposte di segno diverso. E sostenerle con una mobilitazione maggiore di quella che è in atto e che sosteniamo. Generando una forza collettiva proprio dalla voglia di vita oggi strumentalizzata.
È la forza che tante e tanti hanno accumulato in tutti questi mesi e che aspetta l’occasione per manifestarsi, per manifestare il bisogno di cambiamento profondo, appreso nell’esperienza della pandemia.
Per questo ci rivolgiamo alla Cgil, per costruire insieme questa “manifestazione”. Per farlo ora. Riaprendo, finalmente, le piazze e le strade all’evidenza dell’impegno delle menti e dei corpi di ognuna e di ognuno.
CRS-Centro per la Riforma dello Stato
ARS-Associazione per il rinnovamento della sinistra
Casa internazionale delle donne di Roma
Volere la luna
L’immagine della hompage riproduce il murale di Alessandro Bazan a Ballarò
Commento:
” Non ci sfugge che l’economia fa parte del sociale.”
Secondo me gli esempi delle altre società, quelle degli altri esseri viventi, non fanno alcuna distinzione fra la loro economia e la loro società. Le società a noi più prossime che sono quelle animali hanno anche loro le proprie gerarchie ma queste rimangono funzionali al miglior modo possibile del vivere della comunità nell’ambiente naturale in cui vivono. Possiamo perciò affermare che la loro economia coincide con la loro società. non così l’umanità!
Siamo veramente nei guai perché i cittadini di questa società hanno sviluppato al massimo grado lo spirito di adattamento e il capitalismo catastrofico si giova oltremodo dell’andazzo che consegue. Alle gerarchie del potere corrispondono modalità diverse ma tutti ci adattiamo alla situazione e non ci accorgiamo nemmeno di aver perduto quel libero arbitrio che unito alla coscienza avrebbe dovuto portarci al progresso. Stiamo regredendo paurosamente. Riporto le conclusioni di From scritte quando imperversava la guerra fredda fra Stati Uniti e Unione Sovietica.
“L’uomo d’oggi è posto di fronte alla scelta più decisiva: non quella tra capitalismo o comunismo, ma quella tra robotismo (sia del tipo capitalistico sia di quello comunista) o socialismo umanista comunitario. Molti fatti sembrano indicare che egli sta scegliendo il robotismo e ciò a lungo andare, significa pazzia e distruzione. Ma tutti questi fatti non sono abbastanza forti da distruggere la fede nella ragione, nella buona volontà e nella sanità dell’uomo. Fino a che possiamo pensare ad altre alternative non siamo perduti; fino a che possiamo consultarci assieme e decidere assieme, possiamo sperare. Ma in realtà le ombre si allungano e le voci della pazzia stanno diventando più forti. Siamo prossimi a porre in atto un tipo di umanità che corrisponde alla visione dei nostri grandi maestri e tuttavia ci sovrasta il pericolo della distruzione di tutta la civiltà o della robotizzazione. Questa tragica alternativa può essere evitata solamente istaurando il socialismo umanistico, vale a dire l’inserimento dell’umanesimo nella società industriale.”
Quale scelta terribile abbiamo fatto! Quanto male abbiamo vissuto e quanto peggio continuiamo a vivere! Ci siamo adattati troppo a questa società per sperare di poterla cambiare. E ci illudiamo di accorgimenti di adattamento perché oramai abbiamo perso le capacità che una volta ci rendevano uomini. Secondo me alla radice di questo terribile problema sta anche la verità inoppugnabile che tutte le espressioni di vita sono naturalmente predisposte all’adattamento all’ambiente in cui vivono ma gli uomini invece di adattarsi all’ambiente naturale mentre da una parte cercano in tutti i modi di adattare l’ambiente alle proprie comodità invece che alle proprie necessità dall’altra parte si sono costituiti in una società con potere diseguale per cui la élite dei privilegiati spinge ad ottenere per se sempre maggiori comodità a discapito sia dell’ambiente naturale che delle classi meno potenti.