«Prendersi cura degli altri è un atto politico». Lo ha detto Lorena Fornasir intervenendo con il marito Gian Andrea Franchi di fronte a un pubblico numeroso sabato 24 aprile, a Bussoleno, in un evento organizzato dal Comune e dal Valsusa Filmfest. Lorena è abituata a «prendersi cura» dei migranti provenienti dalla rotta balcanica (https://volerelaluna.it/migrazioni/2021/01/12/balcani-e-mediterraneo-dove-fallisce-lumanita/) inginocchiandosi per curare ferite ai piedi: lo fa da parecchio tempo nei pressi della stazione di Trieste. Gesti sovversivi che hanno portato lei e il marito ad avere una perquisizione alle 5 del mattino e una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gian Andrea, 84 anni, docente di filosofia in pensione, ha fondato l’associazione “Linea d’Ombra”. Per completare il quadro sulla “pericolosità” non poteva mancare un viaggio in Val Susa dove si dirigono i migranti cercando di andare in Francia (https://volerelaluna.it/migrazioni/2020/12/23/migrare-in-val-susa-ieri-e-oggi/). È stata, quella di sabato a Bussoleno, una riflessione a tutto campo anche grazie all’intervento di Gianfranco Schiavone dell’ASGI e presidente dell’ICS di Trieste. Non poteva iniziare meglio il programma del Valsusa Filmfest per festeggiare i 25 anni di attività sul territorio. Del resto i fondatori, partigiani dell’Anpi Valle di Susa (ricordiamo, per tutti, Bruno Carli), avevano voluto fortemente questo festival come strumento innovativo per trasmettere memoria ma anche per attualizzare i valori della Resistenza.
Lo ha ricordato ai microfoni del TG3 regionale il giorno dopo ‒ domenica 25 aprile ‒ Danilo Bar, sindaco di San Giorio, paese di mille abitanti che vede transitare per le sue strade una marea di persone, in un corteo aperto dalle donne, diretto al presidio di San Didero per dire no al Tav, all’autoporto e alla militarizzazione del territorio (https://volerelaluna.it/tav/2021/04/16/nebbia-in-val-susa-tra-sassi-e-manganelli/): «Sono partiti da qui perché si è voluto riconoscere l’importanza di San Giorio nella storia. Qui tutte le strade sono dedicate a dei caduti partigiani. Si è voluto perpetuare gli ideali di allora e quella voglia di non essere indifferenti che ha distinto la lotta di liberazione». Ma per il TG3 regionale le parole del sindaco erano una sorta di appendice alla notizia che il direttivo dell’Anpi provinciale aveva vivamente sconsigliato la partecipazione, con l’uso dei simboli dell’associazione, a iniziative No Tav. Con quali conseguenze in caso di violazione del consiglio?
Qualche giorno prima le sezioni Anpi di valle avevano reso pubblico un comunicato di solidarietà ai comuni di Bruzolo e di San Didero (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/04/21/vaccinazioni-di-massa-in-val-susa/): «La sistematica repressione del dissenso con la forza non dovrebbe appartenere a una nazione la cui Costituzione, nata dalla Resistenza partigiana, vede come sacri i diritti dei cittadini. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una vera e propria aggressione nei confronti della sovranità comunale. Se uno Stato è costretto a imporre un’opera con un tale dispiegamento di mezzi e di Forze dell’ordine significa, a nostro parere, che sta sbagliando strada e mettendo gli interessi di pochi davanti a quello di molti… Le sezioni Anpi della Valle di Susa organizzano per domenica 25 aprile, alle 18, una manifestazione statica di solidarietà a San Didero».
Si chiude in bellezza la giornata del 25 aprile, tanta partecipazione, tanti stendardi Anpi, tutti schierati sul piazzale di San Didero di fronte al nuovo cantiere costruito e imposto con la forza:
Le nostre sezioni Anpi non sono qui oggi per esprimere un loro parere in merito alla questione Tav. Noi siamo qui oggi, come abbiamo fatto in passato, perché riteniamo che sia un sopruso spianare con la forza ogni voce in dissenso, soprattutto quando le voci di tale dissenso sono seriamente documentate e volte a tutelare, in primis, un intero territorio e chi lo abita nonché le risorse risicate di un’intera nazione. L’Anpi nazionale ha giustamente preso, anche recentemente, posizione su temi importanti. Per esempio a favore del disegno di legge Zan, per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, perché si riconosca lo Stato palestinese oppure contro diverse manifestazioni neonaziste in questo Paese e non solo. L’Anpi prende posizione su temi che nel 1945 non erano neanche immaginabili e lo fa perché attualizza il significato di antifascismo e protegge la Costituzione. […]
Questa comunità ha espresso in ogni modo le sue perplessità, poi rilevatasi fondate anche a livello europeo, e invece di risposte ha ottenuto solo militarizzazione del territorio, devastazione e imposizione dell’opera con la forza. Questo territorio si merita risposte che non siano continue prove di forza, politiche e non. Questa comunità si aspetta che non si arrivi nel cuore della notte a montare cantieri su cui i comuni e gli enti locali, nella loro sovranità, si sono espressi fermamente contro.
Noi ribadiamo che l’uso sistematico della violenza, della militarizzazione e della strategia degli arresti per “chiudere la bocca” a un territorio che ha ragioni solide non dovrebbe appartenere allo Stato. Perché ci viene da pensare che le ragioni economiche vengano anteposte al resto, mentre lo Stato (in quanto espressione del popolo) dovrebbe prima di tutto tutelarne i diritti e la salute. Questa, che può sembrare una querelle tutta valsusina in mano a un pugno di villici ignoranti, è in realtà una questione ben più seria e più grande. Lo sperpero di denaro pubblico non può essere tollerabile, ancor di più oggi, che un intero popolo è in sofferenza a causa della pandemia e della più grave crisi economica dalla II guerra mondiale. Se un’opera viene imposta con la forza, negando alcuni diritti fondamentali ai cittadini di un territorio e degli enti locali, noi come Anpi abbiamo il diritto di esserci…