La scuola al tempo dell’incertezza / 2

image_pdfimage_print

Abbiamo mantenuto la promessa. Nel presentare la precedente Talpa dedicata «alla scuola al tempo dell’incertezza» annunciavamo che già da gennaio saremmo tornati «a mettere a disposizione di chi ci legge nuovi interventi e approfondimenti». Ed eccoci qua. L’attenzione che Volere la luna dedica all’istruzione risponde a un’esigenza politica profondamente sentita, ma anche a una domanda – che avvertiamo crescere attorno a noi – di continuare nell’esplorazione di nuove dimensioni della questione. Alla banalizzazione che troppo spesso si riscontra nel discorso pubblico cerchiamo di opporre, nel nostro piccolo, la complessità della realtà che proviamo a mostrare con il rigore di un’analisi che non smarrisce lo sguardo critico.

In diretta continuità con quello pubblicato prima delle vacanze invernali, presentiamo dunque un nuovo dossier che ha due fuochi di attenzione. Il primo è la “questione sociale” nella scuola di oggi, il secondo è l’esperienza di altri paesi europei. Non serve spendere troppe parole per giustificare la necessità di scavare nella materialità delle diseguaglianze che in questi mesi sono andate crescendo: è “il” problema da aggredire anche nel settore dell’istruzione, che già prima della pandemia albergava in sé incrostazioni di classismo strutturale ancora non scalfite nonostante l’impegno decennale di chi si è battuto e si batte per la scuola democratica. E altrettanto ci appare scontato il bisogno di capire meglio cosa è successo e cosa sta succedendo fuori dai nostri confini: troppo spesso capita di sentir parlare di “modelli” di questo o quello stato, superficialmente sbandierati per difendere o criticare “a prescindere” le decisioni assunte qui da noi.

Mentre pubblichiamo questa Talpa la situazione è la seguente: nei cicli dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado la frequenza è senza limitazioni, mentre nella secondaria di secondo grado la frequenza è generalmente al 50%, eccezion fatta per le regioni “rosse”. Ma al di là del bollettino che registra le fluttuazioni della percentuale di lezioni in presenza e di quelle a distanza, resta la sensazione che gli interventi siano stati, nel loro complesso, tardivi, contraddittori e insufficienti. Solo ora sembra essere stato affrontato davvero il nodo dei trasporti pubblici, uno degli elementi su cui moltissimi – noi compresi – avevano chiesto di intervenire oltre sei mesi fa. E solo ora sembrano essersi accorti anche al ministero dell’istruzione che la cosiddetta «didattica a distanza» non è la panacea d’ogni male, anzi: a volte può essere la causa di mali nuovi.

Sappiamo bene che il compito di chi ha responsabilità, in questa fase, non è facile. Proprio per questo sarebbe servito nei mesi scorsi un approccio meno propagandistico da parte del Governo: al di là della maggiore o minore condivisibilità delle scelte, ciò che ha molto irritato il mondo della scuola è che troppo spesso non si sia avuto il coraggio di fare discorsi di verità, mostrando la situazione nella sua autentica drammaticità. Si è preferito, invece, dire che dal primo settembre tutti i docenti sarebbero stati in cattedra così come sarebbero stati pronti all’uso trasporti pubblici potenziati. Per tacere dei famigerati banchi a rotelle. L’ultima tendenza sembra ora quella delle boutade sull’allungamento del calendario scolastico ai mesi estivi. In teoria, nulla di più giusto di un’istituzione formativa che continua a offrire a bambine/i e ragazze/i opportunità di socialità, recupero o approfondimento di conoscenze, sport anche dopo il suono dell’ultima campanella. In pratica, una presa in giro – e un’offesa per lavoratrici e lavoratori – se si pretende di farlo a costo zero, o quasi.

Nella speranza che i contributi qui raccolti possano offrire spunti per ulteriori analisi e strumenti per agire concretamente, ricalchiamo quanto detto in conclusione della precedente Talpa, preannunciando anche questa volta che il lavoro di scavo non finisce qui. L’università è rimasta al di fuori di queste nostre due raccolte, ma ciò non significa che sia al di fuori del nostro radar: anche l’accademia è investita dalla necessità di fare fronte alla pandemia con la cosiddetta «didattica a distanza» e anche nell’accademia non mancano le contraddizioni, anche profonde, che questa nuova fase sta disvelando. Confidiamo di poter presentare presto a lettrici e lettori di Volere la luna materiali utili anche per una «critica dell’università al tempo dell’incertezza».

(jacopo rosatelli)

Sommario:

Crisi sanitaria e rischi per la povertà educativa, di Camilla Borgna

Appunti di una prof. Disillusione di inclusione, il volto classista della pandemia, di Chiara Foà

Francia: scuole aperte “con cautela”, di Cristina Albin

La scuola in Spagna non si ferma, nonostante il virus e tutto il resto, di Andrea Greppi

Portogallo: la scuola e la Madonna di Fátima, di Marcello Sacco

 

Autrici e autori:

Cristina Albin insegna filosofia e storia (percorso Esabac) in un liceo scientifico di Torino.

 Camilla Borgna, sociologa, insegna al Collegio Carlo Alberto dell’Università di Torino. È stata ricercatrice presso il WZB – Berlin Social Science Center. Esperta di sociologia dell’educazione, ha pubblicato, fra l’altro, Migrant penalties in educational achievement: second-generation Immigrants in Western Europe, Amsterdam University Press, 2017.

Chiara Foà, laureata in storia contemporanea, insegna da vent’anni materie letterarie nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado. Ha scritto Gli ebrei e i matrimoni misti. L’esogamia nella comunità Torinese (1866 – 1898) (Silvio Zamorani editore, 2001). Con Matteo Saudino ha scritto il manuale di educazione civica Crescere cittadini e Il prof fannullone. Appunti di una coppia di insegnanti ribelli nell’esercizio del mestiere più antico del mondo (o quasi) (Independently published, 2017).

 Andrea Greppi insegna Filosofia del diritto all’Università Carlos III di Madrid. Studioso di teoria della democrazia, tra le sue pubblicazioni più recenti Teatrocracia. Apología de la representación, Trotta, Madrid 2016.

Marcello Sacco è nato a Lecce e vive da diversi anni a Lisbona, dove lavora come professore, traduttore e giornalista. Ha scritto per varie testate sia in Italia che in Portogallo e attualmente collabora con la Rtp, radiotelevisione portoghese. È inoltre autore dei libri Salazar, ascesa e caduta di un dittatore “tecnico” (2014), Deviazioni. Storie di un italiano a Lisbona (2019) e Mille per una notte e altri racconti da Lisbona (2020). 

Gli autori

Guarda gli altri post di: