Riace. Un festival per dire: «Noi ci siamo»

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Dal 1 al 4 agosto Riace è stata invasa dai colori della umanità, dalla gioia e dall’allegria ed è tornata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica per il messaggio positivo che in questi anni ha divulgato nel mondo.

Dopo un anno a dir poco travagliato, dopo le inchieste giudiziarie, dopo lo stop da parte del ministero degli interni dello SPRAR con conseguente allontanamento degli ospiti, dopo la chiusura delle botteghe artigianali e della fattoria didattica, dopo la vittoria alle elezioni amministrative di una compagine vicina alla Lega, nonostante la forzata assenza di Domenico Lucano (ancora costretto a un assurdo esilio) e lo “tsunami” che si è abbattuto sul piccolo borgo, migliaia di persone sono arrivate dalla Calabria e da tutta Italia per testimoniare la solidarietà a Lucano e per continuare a lottare per una società più giusta e inclusiva contro le leggi disumane e razziste volute da Salvini.

A conclusione delle quattro giornate di musica, dibattiti e cultura si può dire che la scommessa è stata vinta. In molti pensavano che il festival sarebbe stato un flop a causa di tutte le intemperie che si sono addensate su Riace. C’era anche chi proponeva di spostarlo nei comuni vicini come segno di protesta. E invece la Fondazione “È stato il vento”, che quest’anno si è assunta la responsabilità di organizzare la kermesse, ha fatto bene a insistere anche per dare un segnale di speranza per il futuro e per rompere l’assedio opprimente su Riace.

La Fondazione, è nata con il compito preciso di portare avanti il sogno di Lucano e per riprendere il cammino bruscamente interrotto dalle inchieste giudiziarie e da una politica ostile, che semina odio e calpesta i principi di solidarietà scritti nella nostra Carta costituzionale. Si ripartirà dai 70 ospiti rimasti che non hanno accettato di andarsene perché hanno trovato, dopo gli orrori vissuti a causa delle guerre e della miseria, la normalità di esseri umani.

Chiara Sasso, Peppino Mazzotta e Vincenzo Caricari hanno confezionato un programma ricco di iniziative. La presenza di artisti, attori, gruppi musicali, scrittori e giornalisti ha sicuramente impreziosito il festival offrendo ai visitatori, tramite l’arte, la musica e le parole, la voglia e la determinazione di non arrendersi alla barbarie del nostro tempo. Vauro Senesi, Ivano Marescotti, Ascanio Celestini, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Alessio Praticò, Dario Brunori Alex Zanotelli, Gianfranco Schiavone, Massimo Veneziani, Ilario Ammendolia, Saverio Orlando, Marco Lupis, Paolo Sofia, i Marvanza, Ciro Riccardi, Marco Castaldo, Vincenzo Lamagna, Giovanni Ludeno e tanti altri hanno testimoniato la necessità di promuovere nuove forme di impegno civile per salvare dal baratro le coscienze sempre più ammorbate dalla propaganda dell’odio.

Molto bello il racconto che Vauro ha offerto al pubblico del suo incontro con Domenico Lucano nell’esilio di Caulonia: «Ho visto nei suoi occhi la sofferenza dei giorni vissuti lontano da Riace ma anche la gioia di chi ha conosciuto l’utopia». Anche Ivano Marescotti è rimasto emotivamente colpito dalla forza di Lucano e dalla sua incredibile storia: unico politico italiano in esilio da dieci mesi.

Artisti e amici in molti sono passati nel bar di Caulonia (trasformato in ufficio dall’ex sindaco) per salutarlo e commentare le serate che si svolgevano nel suo paese. Eventi che comunque ha seguito in diretta grazie agli sms e whatsapp con le foto della straripante partecipazione che tutti gli mandavano.

Di resistenza civica assieme all’importanza di fare comunità si è parlato nel corso di un interessante dibattito organizzato proprio a Caulonia per permettere a Lucano di partecipare. Per l’occasione l’auditorium dedicato ad Angelo Frammartino (il giovane pacifista ucciso nel 2006 a Gerusalemme) è diventato uno delle sedi del festival. Si è parlato delle esperienza della Coop Valle dei Cavalieri di Succiso (Reggio Emilia) il paese-cooperativa dove ogni giorno si cambia lavoro e i suoi 65 abitanti dimostrano come si combatte contro lo spopolamento, dell’associazione La Piazza di Cleto (in provincia di Cosenza) con i suoi eventi culturali che rendono vivo il paese, di Sardex (in Sardegna), il circuito commerciale di comunità che funziona. E infine si è parlato di Riace, raccontata dalla viva voce di Domenico Lucano che ha ripercorso l’origine dell’accoglienza e la rete che via via si è formata a sostegno di un modello studiato in tutto il mondo. A coordinare l’incontro non poteva che essere Gianluca Carmosino, il giornalista di Comune info che da tempo si occupa di questi temi.

Chi è stato a Riace nei giorni del festival, nonostante le ferite e i duri colpi subiti, nonostante le maldicenze e le calunnie della stampa di destra, ha potuto respirare l’utopia di una nuova umanità. Ha potuto toccare con mano la volontà dei giovani del borgo di rialzarsi e gridare al mondo: «noi ci siamo, non vogliamo ricadere nell’oblio e nella rassegnazione sociale di un tempo».

Grazie Riaceinfestival, arrivederci al prossimo anno

Gli autori

Enzo Infantino

Enzo Infantino vive a Palmi. Da oltre vent’anni è impegnato nel campo dei diritti umani e volontario in missioni umanitarie all’estero (nei Balcani, in Libano, in Siria, nella striscia di Gaza, in Giordania e in Cisgiordania). Segue e coordina progetti di aiuti umanitari a sostegno dei rifugiati siriani bloccati in Grecia.

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One Comment on “Riace. Un festival per dire: «Noi ci siamo»”

  1. io non c’ero e ne sono rammaricato. ma continuerò da dove sto, a vantarmi di essere stato a Locri e a impegnarmi fin d’ora a collegarmi con chi l’anno venturo sarà a Riace. ma non voglio rimanere e aspettare: voglio che tu ci informi e ci organizzi perchè nulla rimanga di inerte nei giorni a venire. Io sto qui e mi muoverò quando tu lo deciderai.

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