La luna che vogliamo noi

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Cinquant’anni fa ci siamo presi la luna. In qualche modo, oggi ci sembra di festeggiare un onomastico.

Ma la luna che vogliamo noi è più importante. Forse anche più lontana.

La luna che vogliamo sta tutta in una fotografia scattata durante lo sgombero di Primavalle, a Roma.

La foto di Rayane: che è nato in Italia da genitori marocchini (lei badante, lui venditore di cose vintage, a Porta Portese), ha undici anni e viveva in una casa occupata.

E che in quello sgombero ha perso la sua gattina, ma non i suoi libri. Che ha portato fuori con sé, sfilando davanti alla polizia della Repubblica italiana con una dignità e una carica di futuro che non si vedevano da tanto tempo, sulla scena pubblica.

La luna che vogliamo è un paese con un tasso di alfabetizzazione tale da non permettere che un numero rilevante di cittadini siano convinti che quella foto è una montatura «dei giornalisti di sinistra» (che, tra l’altro, non ci sono neanche più, o quasi).

La luna che vogliamo è una legalità che non sia il contrario di giustizia. Una legalità che attui la Costituzione, non che la neghi.

La luna che vogliamo è un presidente della Repubblica che difenda la Costituzione. E che capisca che la polizia non può stare agli ordini di chi è agli ordini di una potenza straniera.

La luna che vogliamo è un conflitto di classe: sì, i poveri contro i ricchi. Senza sangue, ma senza tregua.

La luna che vogliamo è un’Italia multiculturale. Meticcia, come è sempre stata.

La luna che vogliamo è una destra che non sia fascista e razzista. Una destra normale, come la voleva Vittorio Foa.

La luna che vogliamo è una sinistra che smetta di fare gli stessi identici sgomberi, quando governa. Una sinistra che veda in Rayane la sua stessa ragione di essere. Che stia dalla sua parte. Che lotti non solo per lui: ma con lui, e con i suoi genitori. Con gli oppressi, e non con gli oppressori. Con i libri, come strumento di rivoluzione.

La luna che vogliamo conquistare tra altri vent’anni è quella sinistra al governo.

E Rayane ministro degli Interni.

 

 

Gli autori

Tomaso Montanari

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)

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2 Comments on “La luna che vogliamo noi”

  1. Grazie professor Montanari per aver detto ancora una volta la cosa giusta.
    Vorrei che molti fossero come me, in simbiosi col suo pensiero profondo e colto e per questo così semplice.
    Lei è la risposta allo s-fascio dilagante.

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