Il voto del 26 maggio: scegliere tra opzioni invotabili

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Non è la prima volta che noi di Volere la luna discutiamo della questione elettorale. Un mese e mezzo fa, all’assemblea dei soci, alla vigilia della campagna elettorale, il tema era stato al centro della nostra discussione.

Ve lo dico fuori dai denti senza diplomazie, come si è soliti fare tra di noi: io credo che, a guardare freddamente il panorama politico, tutte le opzioni in campo sono invotabili. Questo a voler essere chiari con noi stessi. Sono tutte invotabili nel senso che ciascuna di queste non solo non raccoglie le nostre simpatie, ma ognuna produce in noi serie antipatie; ognuna ha degli aspetti in qualche misura deteriori: in modo diverso, con equilibri diversi tra le diverse opzioni, ma personalmente le vivo tutte in qualche modo come proposte ostili.

Provo a spiegarmi. Credo che il nostro mondo nelle passate tornate elettorali si sia diviso grosso modo tra tre bacini di voto, non in modo equilibrato, con maggiori concentrazioni su alcune e minori su altre, ma ci siamo distribuiti tra tre bacini che erano: la sinistra alla sinistra del Partito Democratico, che per molti di noi è stata a lungo una casa più o meno ospitale più o meno calda ma è stata una casa; il PD a cui una parte ancora di noi ha continuato  sempre con maggior difficoltà a dare il proprio voto (i 1000 giorni di Renzi hanno reso questa opzione molto rara, bisogna dirlo); e i 5 Stelle che per una fase hanno intercettato in qualche misura un voto di protesta, un’ immagine tra virgolette “libertaria e trasgressiva”, che ha intercettato a Torino un massiccio voto popolare, operaio, tradizionalmente di sinistra, ma credo anche tra chi è qua e che in qualche modo alla politica ha dedicato molta parte del proprio tempo.

Beh, io penso che nessuna di queste tre opzioni regga alla prova degli ultimi mesi o degli ultimi anni. Non il Movimento 5 Stelle che è quello che in pochi mesi di governo ha bruciato buona parte delle illusioni o aspettative che poteva avere in qualche misura creato: per Torino l’operato della giunta Appendino (che, devo dirlo, non è peggiore di quella Fassino ma non è nemmeno migliore) non sembra aver risposto alla domanda di “nuovo inizio” che era massiccia nelle periferie; il sistema Torino non ha più l’assetto e l’architettura tetragona che aveva con il centro-sinistra ma il Sistema Torino continua ad operare sotto traccia e senza particolari contrasti. In più il fatto che il Movimento 5 Stelle conviva al governo con una forza che sempre di più si qualifica come una forza di estrema destra nei contenuti, nelle forme, nei comportamenti, nei simboli, nelle amicizie e così via gli toglie enormemente credibilità. Anche se la situazione paradossale del sistema politico italiano ne fa oggi in qualche misura l’unica effettiva forza di opposizione “all’interno del governo”. Il paradosso italiano oggi è che Governo e Opposizione convivono nella stessa compagine di governo: per il semplice fatto che quello che sta fuori dalla compagine di governo è politicamente irrilevante. Lo è il berlusconismo arrivato biologicamente all’estinzione o quasi; ma lo è anche un PD paralizzato dai veti renziani o ‒ non lo so ‒ dai suoi fantasmi, incapace di fare politica (fare politica vuol dire ipotizzare alleanze diverse, aperture, maggioranze alternative). Per cui l’asse giallo-verde continua a essere l’unico asse politicamente dotato di una qualche energia politica e all’interno del quale simmetricamente ogni volta che uno fa il governo l’altro fa l’opposizione. Salvini fa il governo sulla disumanizzazione, i decreti sicurezza eccetera… gli altri fanno qualche accenno di opposizione; quando gli altri fanno qualche politica sociale (ultimo il decreto famiglia di Di Maio) la Lega fa opposizione, ma è una situazione paradossale e perversa; che comunque continua a mantenere una qualche carica di energia all’interno di un sistema politico boccheggiante… Quindi: 5Stelle “invotabili”.

Il Partito Democratico, per parte sua, ha bruciato le possibili residue riserve di credibilità, nel momento in cui si è dato anima e corpo a Matteo Renzi, con quello che ha significato, con il referendum, l’articolo 18, le politiche antisociali e prima ancora il pareggio di bilancio in Costituzione, e così via. Una politica che a noi è sembrata esplicitamente di destra nella quale i residui di sinistra erano ridotti davvero a briciole, ai minimi termini (Civati fino a un certo punto? poi Cuperlo? o Emiliano?… non so da chi potevano essere rappresentati quei residui). Né mi sembra che la svolta con l’elezione di Zingaretti abbia riportato l’asse in una posizione diversa: c’è stato un ritorno di aspettative ma personalmente io tenderei a paragonarlo al “rimbalzo del gatto morto” (the death cat bounce), come si dice in termini borsistici quando, a fronte di una caduta dei listini, c’è una piccola ripresa. I primi atti, i primi gesti del nuovo segretario sono stati devastanti: il fatto che il primo atto sia stato venire a rendere omaggio alle madamine Sì Tav di Torino quando c’era un’infinità di altri posti (dai pastori sardi in lotta agli avvelenati di Taranto, agli operai in cassa integrazione di qua e di là) è desolante. Voglio dire: è segno di una posizione di classe che sta agli antipodi di tutti quelli che speravano in un ritorno di sinistra in quel campo. Per Torino c’è un aspetto ulteriore, la questione Tav: è una questione dirimente per tutti noi che in vari campi abbiamo fatto le battaglie per l’acqua pubblica, contro l’amianto, contro il partito degli affari, controinformazione come il Controsservatorio Valsusa per dimostrare il carattere devastante e costoso di quell’opera, che non è solo un treno, o un tunnel, ma un paradigma, una visione del mondo, quella appunto che ci ha portatoo alla rovina attuale. Questo posizionamento talebano Sì Tav di tutto quel partito senza una voce, una sola voce alternativa personalmente me lo rende invotabile.

La Sinistra: l’ultima chance. Personalmente io sono…, non vorrei usare parole forti ma…, rattristato, ecco, diciamo così per non dire peggio. Profondamente rattristato dal modo con cui è nata questa proposta della lista “La sinistra” alle europee: è un modo burocratico di assemblaggio di vecchi micro gruppi con i loro dirigenti davanti alle vecchie bandierine. Con Livio li abbiamo conosciuti ormai da 6 anni, 7 anni, da quando provammo con “Cambiare si può” (per scoprire che “cambiare non si può”) o quando abbiamo tentato l’avventura dell’Altra Europa, e così via. Abbiamo sempre tentato ‒ con “Cambiare si può” un insuccesso, con L’altra Europa un relativo successo ‒ di invocare un passo indietro da parte di questi micro-gruppi dirigenti che hanno continuato ad avere un rapporto proprietario sulle proprie piccole aree. E c’eravamo anche riusciti, ripeto, con L’Altra Europa, anche se poi il risultato in termini di persone che sono state elette… Però almeno le abbiamo elette, tre parlamentari europei li abbiamo eletti. Questa proposta de La Sinistra nasce nel modo peggiore, è una regressione: mette in scena la ricomposizione temporanea e provvisoria dell’esito del Congresso di Rifondazione Comunista del 2008; nel senso che rimette insieme i residui solidi ormai microscopici di Sel e Rifondazione e un poco altro intorno e con una proposta politica tanto povera da apparire irrilevante: più leggo il programma più scopro aria fritta…

Dopodiché ognuno di noi probabilmente tappandosi il naso voterà una di queste proposte: qualcuno con il discorso del voto utile voterà PD. Voto utile che non è una cosa stupida di questi tempi, perché quello che viene su dall’altra parte, e penso a Salvini e alla Lega, è davvero mostruoso. È mostruoso ‒ non possiamo far finta che sia un passaggio di ordinaria amministrazione ‒ pensare che tra le tante cose orribile che l’Italia ha prodotto politicamente (nel passato remoto e poi in quello prossimo) ci sarà temporaneamente anche questa cosa qui. È una proposta nera, è veramente l’onda nera che vuol mettere le proprie mani sul governo. E quello che succede nel paese è spaventosamente preoccupante: il caso della professoressa di Palermo Dell’Aria, sospesa per una ricerca (io me la sono vista quella ricerca, quelle slides: eccellente, crocianamente dentro i migliori crismi della storiografia): per non aver vigilato sulle idee liberamente espresse dai propri studenti; ho appreso oggi che un’altra maestra è stata sospesa per alcuni giorni perché ha letto Anna Frank in classe: accusata di manipolare politicamente i propri studenti. Anna Frank! Allora vuol dire che siamo oltre una soglia di tolleranza.

Io capisco qualsiasi voto (qualsiasi cosa voterete o non voterete): capisco il voto utile, chi si tappa il naso e decide che quel 16% del PD potrebbe passare al 21-21% e che va bene così. Capisco chi vede in Di Maio l’unica alternativa a Salvini credendo a quello che nelle ultime settimane è stato raccontato, e in qualche modo sta nei fatti: è l’unica massa critica all’interno del governo che può compensare il capitano fuori di testa. Capisco chi, disperato, vota La Sinistra, con voto di testimonianza sperando che superi quel 4% e mandi a testimoniare qualcuno a Bruxelles e a Strasburgo. Capisco chi si astiene, anche se è difficile astenersi quando lo scenario è questo. Capisco chi in Piemonte pensa anche a un voto disgiunto e per evitarsi i fascioleghisti-forzaitalioti vota Chiamparino governatore e per compensare il suo fanatismo Sì Tav vota anche 5 Stelle: è possibile il voto disgiunto. Sono soluzioni che ‒ vi rendete conto ‒ sono un po’ paranoiche, un po’ bipolari nel senso non del bipolarismo politico ma del bipolarismo psichiatrico, però stanno tutte dentro il carattere logorato dal punto di vista delle patologie politiche.

Ecco, questo è il quadro. Non riesco a farvi un quadro più rassicurante, sinceramente ce la metto tutta ma il nostro patto, scritto e non solo scritto, è di dirci tutte le cose come le pensiamo. Io la penso così. Direi che proprio per questo è quanto mai opportuno il dibattito e le opinioni di ognuno.

Ma un aspetto, questo sì positivo, voglio sottolinearlo in conclusione: questa situazione paradossale sul versante della politica istituzionale valorizza in assoluto la nostra scelta – intendo la scelta di Volere la luna – di venire qui, in questo spazio, in via Trivero, in un quartiere, tra le pieghe di un territorio, per “fare”. Da queste desolanti elezioni esce vincente la proposta di una politica dell’intervento diretto nel sociale, il terreno su cui, vivaddio, siamo straordinariamente uniti, e convinti, noi, qui dentro, invece dispersi e perplessi nelle opzioni elettorali. E per fortuna che questo spazio, comune e libero, c’è, dove mettere insieme il nostro sentire.

Gli autori

Marco Revelli

E' titolare delle cattedre di Scienza della politica, presso il Dipartimento di studi giuridici, politici, economici e sociali dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", si è occupato tra l'altro dell'analisi dei processi produttivi (fordismo, post-fordismo, globalizzazione), della "cultura di destra" e, più in genere, delle forme politiche del Novecento e dell'"Oltre-novecento". La sua opera più recente: "Populismo 2.0". È coautore con Scipione Guarracino e Peppino Ortoleva di uno dei più diffusi manuali scolastici di storia moderna e contemporanea (Bruno Mondadori, 1ª ed. 1993).

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4 Comments on “Il voto del 26 maggio: scegliere tra opzioni invotabili”

  1. E che altro si può dire?
    forse:
    Come opporsi alla riforma costituzionale dei cinque stelle.
    Ugo Mattei: “Lo stimolo per far ripartire la proposta del Comitato Rodotà maturato osservando il disastro del Morandi”
    Sono andato immediatamente a studiare la proposta del comitato Rodotà. Sarebbe stato bellissimo essere riusciti a fare quanto sostiene la logica riformatrice di Rodotà! Sarebbe ancora bellissimo riuscire a convincere gli italiani della buona ragione di applicare la proposta!
    Purtroppo, mi pare un miraggio. Allora dobbiamo arrenderci? No, sarebbe la catastrofe della società.
    Io credo che per tentare di battere l’avversario in una competizione sia necessario guardare tutti gli aspetti che entrano in gioco nella stessa e studiarli tutti con grande attenzione cercando di scoprire i punti deboli dell’avversario.
    Dobbiamo perciò conoscere innanzitutto il gioco al quale si vuole partecipare e diventare migliori giocatori. Il primo punto è che il giocatore subisce un test di entrata. Il test di entrata si concretizza esso stesso come parte del gioco perché di fatto l’aspirante giocatore esegue il test partecipando in un ambito ridotto semplificato a un gioco molto simile a quello al quale si prefigge di partecipare successivamente. Definiamo l’ambito perché nello stesso si concretizzano le regole e le modalità in cui il gioco viene eseguito e perciò prima l’aspirante giocatore e successivamente il giocatore stesso non devono prescindere dall’ambito nel quale il primo test e quello definitivo hanno luogo. Per definire l’ambito penso sia necessario approssimarci alla determinazione per passi successivi della sua essenza.
    Cominciamo dicendo che l’ambito è costituito da persone alle quali è stato assegnato e che hanno assunto uno stato di partecipazione alla comunità di un territorio, integrandosi nella stessa, di modo che questa si possa considerare una associazione, una società di cittadini.
    Ma i cittadini conservano la propria qualità di persone che si concretizza nelle proprie specificità di vivere in relazione con le persone prossime e comunque con quelle legate da interessi che intercorrono in modi diversificati di parità oppure di diseguaglianza gerarchica fra le parti in relazione.
    La competizione politica istituzionalizzata assegna al cittadino il compito di eleggere, partecipando alle votazioni, i propri rappresentanti ciascuno dei quali si dovrà dedicare per il periodo di incarico stabilito a gestire insieme agli altri rappresenti le modalità di vita della società. I rappresentanti dovrebbero far corrispondere la propria azione politica a quanto nel dibattito preelettorale gli aveva procurato consenso.
    Cerco ora di far corrispondere questa esposizione molto semplificata dell’ambiente in cui ha luogo la competizione ad un numero limitato di variabili d’influenza sull’opinione pubblica che sottintendono naturalmente tante situazioni diverse. La sintesi è necessaria perché l’azione di convincimento deve esprimere una direttiva potente, cioè che si possa contrapporre a quella sicuramente potente dell’avversario finora vincente. Per le variabili di influenza sull’opinione pubblica le stesse possono essere rese classificabili attraverso le relazioni che intervengono nell’esistenza dei cittadini.
    Esprimo perciò l’idea che la suddivisione delle variabili che influenzano l’opinione pubblica si potrebbe fare distinguendole attraverso le controparti con le quali ogni cittadino in ragione del proprio modo di vivere si mette in relazione.
    Ma piuttosto che impegnarmi nell’elaborazione di una nuova teoria mi sembra più produttivo esplorare le modalità di esistenza della comunità umana per riconoscere se già esistono situazioni simili.
    Salta immediatamente agli occhi che il mercato si è insediato nella comunità umana di modo che qualsiasi aspetto della vita umana non può che sottostare alla sua logica. Le competizioni elettorali si distinguono dalle altre soltanto per il prodotto venduto. Le campagne elettorali non possono distinguersi per quanto riguarda le strategie dalle campagne di promozione per la vendita di un prodotto. Le forze politiche che non inseriscono le strategie di mercato per quanto buono possa essere il loro prodotto sono destinate alla sconfitta. Allora oltre che studiare i miglioramenti del prodotto conviene attrezzarsi con esperti di promozione dello stesso. Purtroppo, gli avversari sono molto più avanti in questa preparazione.

  2. Non sono d’accordo, pur condividendo le critiche espresse da Marco Revelli e Tomaso Montanari riguardo alle liste in lizza, sulle indicazioni di voto per le elezioni europee contenute nell’ultimo numero della newsletter di “Volere la luna”.
    Non credo, infatti, che sia giusto mettere sullo stesso piano il voto ai 5 Stelle, complici di Salvini e dei leghisti al governo, quello al PD (in proposito mi riferisco a quanto precisato da Montanari), quello alla Sinistra, che pur costruita in modo pessimo assemblando i partitini esistenti all’ultimo momento e senza alcun segnale delle novità che dovrebbero caratterizzarla, non è corresponsabile delle scellerate politiche disumane , razziste, ambientalmente e socialmente disastrose portate avanti dal centro-destra, dal centro-sinistra e dai leghisti/fascisti/pentastellati attualmente al potere. Senza dimenticare che la Sinistra in Italia è collegata alla Sinistra Europea che in altri paesi ha basi più solide e che ha sostenuto in Parlamento, nella passata legislatura, posizioni valide.
    Inoltre, nella lista della Sinistra, accanto ai soliti noti politici autoreferenziali, ci sono delle ottime e degli ottimi candidate/i provenienti dalla società civile e dal mondo della cultura.
    Il dibattito al riguardo di “Volere la luna” corre il rischio di essere espressione di persone che, giustamente sdegnate per quanto accade intorno a loro (e che correttamente ed incisivamente analizzano), si rinchiudono nella loro nicchia.

    1. Caro Moreno, se posso darti un consiglio amichevole, fossi in te eviterei di evocare il termine “nicchia” nel momento in cui perori la causa della lista La Sinistra… So bene che chi ne fa parte “non è corresponsabile” delle orrende politiche governative che ci hanno portato al punto basso attuale, a cominciare dal Pd ex renziano non così diverso da quello zingarettiano. Ma so anche che i promotori micropartitici de La sinistra sono responsabili della mancata nascita di un’alternativa credibile e all’altezza della sfida, avendo fatto tutto il possibile e anche di più per impedire qualsivoglia processo costituente di tale alternativa. Per questo li ho definiti anch’essi “invotabili” in linea di principio (poi in pratica ognuno farà la propria scelta in coscienza). Quanto a noi – intendo noi di “Volere la luna” -, siamo certo un’esperienza ancora embrionale, ma quel che è sicuro è che lo spazio sociale ricostruito a Torino in via Trivero continuerà a essere vivo anche dopo la scadenza elettorale (cosa che non si può dire di altri), aperto al sostegno e all’incontro con le persone del quartiere e di Torino per fare l’unica politica che veramente conta, la pratica della solidarietà. E il Sito continuerà a parlare, a disposizione di quanti non vogliono arrendersi.

      1. Sono davvero stupito di leggere che Revelli equipara il voto al PD a quello al M5S e alla Sinistra. Pensavo che la necessità di una lotta di difesa dell’Europa ma di opposizione ai Trattati fosse fondamentale anche per te, visto il ruolo politico che hai svolto in tutti questi anni. Come si può pensare che sia utile il voto al PD che è più organico che mai a quell’euroliberismo dai cui fallimenti sono partoriti le destre e il M5S? E perchè essere così ostile al programma della Sinistra che ha il difetto prevalente di dire in modo chiaro sebbene sintetico quello che ti ho sentito dire negli ultimi 20 anni? Parlavi dunque di aria fritta?

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