Il campionato di serie A si ferma per tre settimane. Sarebbe questo il momento giusto per un bilancio della prima parte di stagione. Ma non è dei risultati sul campo che abbiamo voglia di parlare (con uno scudetto praticamente già assegnato allo squadrone bianconero, primo a suon di record, e sotto l’occhio vigile e talvolta compiacente del var e delle giacchette nere…). Vogliamo, anzi dobbiamo, tornare a parlare di quanto accaduto durante la partita tra l’Inter e il Napoli giocata a chiusura dell’inedito Boxing Day calcistico, copiato con un qualche successo dalla collaudata tradizione inglese.
Ebbene, quella partita ha fatto discutere moltissimo. Prima gli scontri lontano da San Siro, un’insensata battaglia tra ultras, con un morto, Daniele Belardinelli, uno dei leader del tifo nerazzurro più estremo e politicamente connotato – a destra, ça va sans dire – (travolto da un furgoncino in circostanze non ancora del tutto chiarite), diversi arresti e uno scenario inedito che emerge dalla fisionomia delle curve, con sempre meno emarginazione e con la presenza massiccia di professionisti e laureati.
Poi, durante la gara, i boati e gli ululati razzisti all’indirizzo di Kalidou Koulibaly, il roccioso difensore del Napoli, tra i migliori al mondo nel suo ruolo, e persona di spessore anche fuori dal campo, come dimostrano le sue dichiarazioni al termine della partita. È quanto mai opportuno citare le sue parole: «Mi dispiace per la sconfitta e soprattutto per aver lasciato i miei fratelli! Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano, uomo». Nella sua semplicità, fantastico!
L’arbitro Mazzoleni non ha interrotto l’incontro. Ci sono stati alcuni richiami letti dallo speaker dello stadio, ma l’infamia razzista non si è fermata. Dopo un fallo di gioco, il difensore del Napoli viene ammonito e reagisce con un applauso ironico all’indirizzo del direttore di gara, che subito lo espelle. A termine di regolamento, niente da eccepire. Ma le circostanze ambientali avrebbero potuto, anzi dovuto, suggerire una maggiore clemenza.
L’Inter vince nel recupero. Un’altra espulsione accompagna negli spogliatoi la squadra partenopea, e Carletto Ancelotti, allenatore di grande esperienza e valore, afferma con sicurezza che la partita doveva essere fermata, e che la prossima volta, se non provvederà l’arbitro, sarà lui a ritirare la squadra.
Lo diciamo subito, siamo d’accordo con il mister. Non è possibile tollerare oltre episodi di razzismo! Tanto inqualificabilmente stupidi, che a stento si può credere siano ancora così diffusi. Certo che il clima generale nel Paese non aiuta. E fuori luogo appaiono le prime prese di posizione del ministro degli Interni, contrario alla chiusura punitiva di San Siro (lodata invece dalla Uefa e della federazione dei calciatori professionisti, che hanno stigmatizzato semmai la mancata interruzione della partita) e accusato dall’opposizione di un eccesso di compiacenza verso la galassia ultra, anche quella più discussa e discutibile.
Il campionato è proseguito per l’ultima partita dell’anno come se nulla fosse accaduto. Diverse voci hanno sottolineato che fermare la serie A avrebbe penalizzato i tifosi “buoni”; tra gli altri, il nuovo amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta (che ha comunque rinunciato al ricorso contro la chiusura di San Siro da parte del giudice sportivo per le due prossime gare interne) e Andrea Agnelli, che si è detto contrario alle sanzioni collettive.
Va bene, ma allora, come si stoppa questa odiosa deriva?
È tempo di agire concretamente! Il calcio, da ambito ad altissimo rischio di inciviltà, ha tutte le potenzialità per diventare invece fattore positivo di integrazione, di confronto leale e di rispetto. Parla a tantissima gente, ma dovrebbe dire cose più intelligenti! Tutti dovrebbero, però, fare uno sforzo nella giusta direzione. È necessario anzitutto che la maggioranza virtuosa sugli spalti non taccia, prenda posizione, isoli i dementi e i violenti.
Non dovesse bastare, ci si ferma. Tutti. Al San Paolo, intanto, nella sfida vinta con il Bologna, ampi settori dello stadio erano occupati da persone che indossavano la maschera con il volto di Koulibaly. Davvero un bel gesto. E poi bisogna sottolineare come la solidarietà di giocatori, allenatori, addetti ai lavori e tifosi non sia mancata.
Una reazione bella e vasta, che dà adito a qualche speranza, a cui ci appelliamo nell’augurare ai nostri lettori uno splendido 2019 (anche in tutti gli stadi)!