L’aumento della ricchezza e della disuguaglianza

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Di solito si fa il confronto tra il tanto posseduto dai più ricchi e il poco rimasto nelle mani dei più poveri. In questo modo è facile verificare quanto il sistema economico mondiale sia diseguale e ingiusto.

Ma a conclusioni analoghe si può giungere anche soltanto analizzando l’evoluzione della ricchezza nel mondo. Una conferma si può trovare nel Global Wealth 2018, l’ultimo rapporto del Boston Consulting Group (una società che offre consulenza per gli investimenti di elevato valore): la ricchezza finanziaria privata mondiale nell’ultimo anno è cresciuta del 12 per cento, raggiungendo nel 2017 il totale di 201,9 mila miliardi di dollari. Si tratta di una cifra che è circa 2,5 volte più grande del PIL mondiale annuale, che ammonta a circa 81 mila miliardi di dollari. Nel calcolo sono comprese le ricchezze offshore, cioè i fondi detenuti nei paradisi fiscali. La quantità di ricchezza offshore nel 2017 è stata di circa 8,2 mila miliardi di dollari, il 6 per cento in più rispetto all’anno precedente. La Svizzera si conferma il più grande centro offshore, con 2,3 mila miliardi di ricchezza depositata. Nella classifica dei paradisi fiscali seguono Hong Kong e Singapore, che insieme arrivano a 2 mila miliardi di dollari, con una crescita annuale superiore al 10 per cento, più del triplo del tasso (3 per cento) della Svizzera negli ultimi cinque anni.

In testa alla classifica della ricchezza privata mondiale ci sono gli Stati Uniti con 80 mila miliardi di dollari, la Cina con 21 mila miliardi e il Giappone con 17 mila miliardi. I residenti del Nord America detengono oltre il 40 per cento di ricchezza personale globale, seguiti dai cittadini dell’Europa occidentale con il 22 per cento. Il continente con la crescita più consistente è l’Asia, che ha registrato un aumento del 19 per cento in un anno.

La quota della ricchezza globale detenuta dai milionari è aumentata fino al 50 per cento circa nel 2017, rispetto a poco meno del 45 per cento nel 2012, trainata principalmente dagli individui con maggiore ricchezza che investono in attività a rendimento più elevato. In particolare, la ricchezza nordamericana si è molto concentrata nel segmento superiore a 5 milioni di dollari, che deteneva il 42 per cento della ricchezza. Infatti, nel report del Boston Consulting Group si legge: «Tutti i segmenti di ricchezza sono cresciuti in modo robusto, ma i tassi di crescita più alti sono stati particolarmente prevalenti nei segmenti di ricchezza più elevati». Come dire che sono stati gli straricchi ad arricchirsi più di tutti.

Per il prossimo quinquennio il report Global Wealth prevede un tasso di crescita della ricchezza privata mondiale di circa il 7 per cento annuo. In presenza di incertezze geopolitiche l’aumento potrebbe essere limitato al 4 per cento e soltanto nel peggiore dei casi, cioè a causa di una forte crisi globale, la crescita si fermerebbe all’1 per cento. Da notare che non sono previsti scenari che comporterebbero una diminuzione della ricchezza finanziaria privata.

Sono significativi e interessanti anche i dati forniti sulla ricchezza media pro-capite. A livello mondiale nel 2012 era di 33 mila dollari, nel 2017 di 40 mila dollari e si prevede che nel 2022 arrivi a 53 mila dollari. Negli Stati Uniti la media pro-capite nel 2017 è stata di 312 mila dollari, in Giappone e Oceania 179 mila dollari e in Europa Occidentale 142 mila dollari. Nel resto del mondo i numeri cambiano drasticamente: nel Medio Oriente 18 mila dollari, in Asia 13 mila, in Europa Orientale e Asia Centrale 12 mila, in America Latina 11 mila e in Africa 3 mila. Ovviamente la media non rende giustizia della situazione diseguale all’interno di una regione geografica. Ad esempio in Medio Oriente si va da oltre 400 mila dollari in Qatar a meno di 6 mila dollari in Iran e in Iraq. Mentre in Etiopia, Tanzania e Mozambico, la ricchezza personale è inferiore a 1000 dollari a persona.

L’Italia è l’ottava nazione al mondo con 5 mila miliardi di dollari di ricchezza finanziaria personale. Anche in Italia il club degli straricchi non conosce crisi: gli italiani che nel 2017 avevano un patrimonio in titoli di stato, azioni o altri strumenti finanziari superiore al milione di dollari sono 394 mila, il 19 per cento in più rispetto ai 330 mila del 2016, e potrebbero diventare 519 mila entro il 2022. Gli analisti del Boston Consulting Group stimano che entro il 2022 la ricchezza personale complessiva degli italiani possa toccare 7 mila miliardi di dollari.

Questi dati, forniti da una organizzazione che ha “l’obiettivo di identificare le migliori opportunità per i gestori patrimoniali”, non lasciano spazio a molti dubbi a chi volesse analizzarli con le categorie dei diritti di ogni persona a una vita dignitosa, astraendo per un attimo dalle prospettiva e dalle regole del mercato finanziario globale. Questa enorme ricchezza, che cresce a ritmi sostenuti, evidentemente finisce sempre di più nelle mani di pochi: il sistema capitalistico globale appare come una macchina fuori controllo e senza senso, perché è arduo trovare una spiegazione logica al fatto che un cittadino del Qatar sia mediamente 400 volte più ricco di un cittadino del Mozambico. E soprattutto è impossibile giustificare scelte economiche e finanziarie che continuano ad aumentare questa enorme disuguaglianza.

L’articolo è pubblicato anche su Liberainformazione

Gli autori

Rocco Artifoni

Rocco Artifoni è presidente nazionale dell’Associazione per la riduzione del debito pubblico (ARDeP), referente per la Lombardia dell’Associazione Art. 53, responsabile comunicazione del Coordinamento provinciale di Bergamo di Libera e del Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione.

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