Ernesto Ferrero o della felicità dei libri

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Ernesto Ferrero

Ernesto Ferrero, oltre che scrittore in proprio e uno dei maggiori tra i contemporanei (nel 2000 ha vinto anche il Premio Strega con il romanzo N, che ha per protagonista Napoleone all’isola d’Elba, ma molti altri sarebbero i titoli da ricordare e raccomandare) e titolare di un sito tra i più originali e sempre ricco di stimoli, è uno dei grandi dell’editoria italiana. Forse, se non il più grande, certamente il più completo e generoso in un mondo di narcisi in cui le amicizie spesso sono più di facciata che sincere. È stato direttore editoriale dell’Einaudi, di Garzanti, di Boringhieri e Mondadori, dal 1998 al 2016 ha diretto il Salone del Libro di Torino. Ora da Einaudi è uscito un suo nuovo libro, una specie di sequel del fortunato I migliori anni della nostra vita, Feltrinelli. Si intitola Album di famiglia, e si dichiara subito nel sottotitolo, Maestri del Novecento ritratti dal vivo: 45 profili di scrittori, agenti letterari, editori e critici ritratti da vicino, con lucido affetto e acuta penetrazione. Un libro che si legge come un romanzo, “un canzoniere della cultura italiana” (Paolo Di Stefano) che chiunque sia ancora appassionato di libri cartacei dovrebbe leggere.

Ernesto FerreroE sarebbe imprescindibile per tutti gli allievi di scuole di scrittura, per chiunque aspirasse o si accingesse a lavorare nell’ambito dell’industria culturale perché si possa trasmettere anche alle nuove generazioni non solo l’amore per i libri ma anche la conoscenza “artigianale”di tutte le attività che contribuiscono a far nascere un libro e la rete di rapporti e relazioni, bizzarrie e narcisismi, ansie e ripicche che si agitano dietro le quinte del palcoscenico editoriale. E la quantità di lavoro, anche materiale, la pazienza, la diplomazia, a volte anche l’astuzia necessarie nel trattare quelle figure bizzarre che sono spesso gli scrittori (e, aggiungo, anche gli editori, almeno quelli d’antan.)

Oltre ai “prediletti” Italo Calvino e Primo Levi sono qui raccontati, secondo gustosi e acuti raggruppamenti, gli editori (“I capotribù”) e gli scrittori, ciascuno con una qualifica azzeccatissima, come se fossero personaggi di un grande spettacolo o figurine di una giostra: “I padri nobili”, “Gli zii sapienti”, “Le signore di ferro”, “Cari agli dei” ecc. Sembra un gioco, ma in realtà è già, fin dall’indice, un’arguta e affettuosa scansione critica di correnti e scuole, di affinità e distanze.

Ma la ragionata rassegna del mondo letterario italiano è solo un aspetto, e forse nemmeno il più importante, del libro, che invece affascina soprattutto per la seduzione narrativa. Ferrero, si sa, è uno scrittore autentico e qui, in un tête à tête autobiografico ma molto piemontese, cioè alieno da ogni forma di narcisismo e fedele all’esageroma nén, cattura anche il lettore profano, conducendolo con fascino e garbo a entrare in confidenza con personaggi che vivono sulla pagina con profondità e immediatezza.

Gli autori

Gianandrea Piccioli

"Una lunghissima esperienza alla guida di marchi storici, prima Garzanti, poi Sansoni, più tardi Rizzoli, ancora Garzanti, a settant’anni è considerato uno dei grandi saggi dell’editoria («Ma che esagerazione, sono solo capitato fra le due sedie: dopo i grandi e prima del marketing»), cresciuto alla Corsia dei Servi, l’eretica libreria milanese che negli anni Sessanta mescolava Bellocchio e padre Turoldo. Passo resistente da montanaro, è abituato a scalare le vette impervie di giganti quali Garboli o Garzanti, Steiner o Fallaci. L’editoria che incarna è molto diversa da quella attuale, «per imparare il mestiere non ti portavano a fare i giochi di ruolo in luoghi esotici». Quasi dieci anni fa la decisione di lasciare, «perché il mondo era cambiato e non riuscivo più a intercettare il mutamento». Oggi il suo sguardo appare molto nitido, nutrito di letture meticolose condotte nel buen retiro di Rhêmes o nel silenzio di Casperia, un borgo medievale nell’alta Sabina. «La crisi dell’editoria è una crisi culturale. Si fanno troppi libri, molti anche interessanti, ma oscurati dalla censura del mercato. E soprattutto le case editrici hanno rinunciato a un progetto, a una visione complessiva che suggerisca un’interpretazione del mondo»" [da https://ilmiolibro.kataweb.it].

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