Del Bo’ e Montanari illustrano nitidamente gli aspetti politici e sociali di Contro la democrazia diretta; essendo superfluo aggiungere altre lodi, seppur meritatissime, mi soffermo su quelli editoriali.
E l’aggettivo che in sé racchiude le meritatissime lodi anche da questo punto d’osservazione è completo.
Cosa si chiede a un libro?
A parte la retorica, invero un po’ forzata, del frusciare delle pagine come del profumo dell’inchiostro, al volume uscito per i tipi di una casa editrice importante quale l’Einaudi vengono richieste peculiarità che ne possano fare un bestseller; e che il testo di Pallante possiede ed esalta.
La scrittura, elegante, secca ma esaustiva, frizzante. Sempre precisa e mai offensiva, sa essere lucidamente partigiana; talora, si concede persino la battuta di spirito. Insomma, la lettura è godibilissima, adatta sia all’ombrellone sia allo studio di San Girolamo. La trama, incalzante, consequenziale raccoglie indizi che si rivelano prove schiaccianti, fino a inchiodare alle proprie responsabilità non solo il colpevole ma anche tutti i correi, soprattutto gli impensabili. La competenza, tale da non dubitare mai della correttezza di ciò che si sta leggendo; e in un’epoca di fake news dilaganti questa caratteristica è rarissima, nei libri come nei siti, nelle agenzie come nei social. La leggibilità, che è poi la sintesi delle precedenti caratteristiche: Contro la democrazia diretta non è un testo divulgativo, almeno non nel senso di offrire un’infarinatura veloce tale da consentirti poi di concionare al chioschetto sulla battigia; no, Contro la democrazia diretta è un’opera accessibile: comprensibile, esauriente, approfondita e ciononostante succinta; ovvero, che racchiude in sé la massima summa per un intellettuale, qual è Francesco Pallante.
Tutto ciò basterebbe a rendere il libro imperdibile; eppure, la sopraffina umanità dell’autore impregna quella che normalmente è solo un necessario corredo, la bibliografia. Essa ha l’amore per la materia e l’umiltà di spiegarne le scelte bibliografiche; nonché la sapienza di coniugarle.
Se ne trae la sensazione, anzi la certezza, che Pallante si rivolga a tutti noi con l’affetto e la premura del migliore fra gli istitutori, prendendoci per mano e conducendoci con benigna severità fuori dall’errore nel quale siamo caduti; per donarci il bene supremo, la pietra filosofale sociale: tornare a essere demos in democrazia.
Nel volume di Francesco Pallante si ritrovano, quindi, le prerogative necessarie alla sua divulgazione: affronta un tema che tocca tutti noi e lo illustra con la potenza della semplicità.
Sì, Contro la democrazia diretta è un bestthinker: al demos il compito di farne un bestseller.