Bianca: tessere il filo della democrazia

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È un progetto di libertà al plurale, che per una sua realizzazione in senso pieno considero inscindibile dalla giustizia anche sul terreno sociale. Ma la democrazia bisogna volerla e costruirla: è un processo, non un dato naturale o acquisito una volta per tutte, e può esaurirsi se si perde il filo delle sue ragioni, quel filo da riannodare e intessere costantemente che poi è il senso del legame sociale.
(Bianca Guidetti Serra con Santina Mobiglia, Bianca la rossa, Einaudi, Torino, 2009, p. 251)

Quando scrive queste parole sulla democrazia Bianca Guidetti Serra ha novant’anni, ma non cessa di interrogare se stessa e gli altri sul tema della democrazia: sui suoi presupposti, sulle responsabilità che comporta, sulle condizioni del suo buon funzionamento. E non dimentica di ricordare che non è nata e, soprattutto, non è cresciuta nella democrazia: aveva tre anni al momento della marcia su Roma e ne aveva ventiquattro quando il regime fascista cadde, dando inizio alla stagione della Resistenza di cui fu attiva protagonista: “un tempo drammatico e faticoso di cui conosco le fatiche”.

Gli anni 1938 – 1943 sono, nella sua autobiografia, “gli anni dell’impronta”. Nel 1938 l’introduzione alla politica avviene con il rifiuto delle leggi razziali che colpiscono anche due persone a lei molto vicine: Alberto Salmoni, che diventerà suo marito, e Primo Levi, che sarà suo grande amico per tutta la vita. In quel momento, il primo e unico gesto di protesta di Bianca ha un carattere giovanile e spontaneo: va, con un piccolo gruppo di amici, a strappare i manifesti, affissi in via Roma, che definiscono gli ebrei “nemici della patria”.  Però il seme è gettato e dopo l’8 settembre la troviamo attiva nella Resistenza come militante del Partito Comunista. A lei viene affidato come compito principale l’organizzazione di quel movimento femminile unitario fra le varie componenti del CLN, che assume il nome di “Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti per la libertà”, in cui lavora a fianco di Ada Gobetti, appartenente al Partito d’Azione. Circa trent’anni dopo Bianca si proporrà di valorizzare il significato della partecipazione delle donne alla Resistenza con il libro Compagne, che rappresenta il riuscito tentativo di scrivere una storia “corale” e in cui sono contenute 51 biografie di donne partigiane, spesso semplici e illetterate, ma dotate della capacità e del coraggio per scegliere di stare dalla parte giusta.
La ripubblicazione di quest’opera ‒ primo pionieristico tentativo di raccontare la Resistenza taciuta ‒ è uno dei tanti compiti che si prefigge il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Bianca Guidetti Serra – istituito con decreto ministeriale del 30 gennaio 2019 ‒ e permetterà, insieme a una serie di seminari, di mettere in risalto questa prima fase della vita di Bianca, che la vede come donna impegnata, soprattutto con le donne e per le donne, nella lotta clandestina.

E, se per tutta la vita sarà una militante impegnata sul piano politico e civile – senza partito dal 1956, quando lascia il PCI in seguito ai fatti d’Ungheria –, Bianca è, però, soprattutto un avvocato, «il mestiere che ho scelto e fatto con passione per più di cinquant’anni e che per sua natura ha a che vedere con le basi della convivenza, i diritti individuali e sociali, i principi anche etici della giustizia e dell’ingiustizia».
Anche in questo caso si tratta di una scelta non facile: nel 1951, quando inaugura il suo studio, le donne in avvocatura sono pochissime, soprattutto nel campo penale. Inoltre, Bianca si assume spesso il complesso compito di rappresentare il sindacato nelle cause per la difesa dei diritti dei lavoratori che nella Repubblica nata dalla Resistenza incontrano ancora molti ostacoli a essere affermati e riconosciuti. Alla difesa dei diritti degli operai in fabbrica si accompagna l’azione costante per tutelare i diritti delle donne e dei minori, dei carcerati a una reclusione umana, di coloro che protestano contro le ingiustizie del sistema e per affermare il diritto di ognuno, in un ordinamento democratico, ad avere una difesa e un giusto processo.

Intanto l’Italia si sta profondamente modificando. Nella sua autobiografia Bianca mette in risalto una data, quella dei “fatti di piazza Statuto”. Il luglio 1962 vede gli operai della FIAT infrangere il silenzio in cui il clima repressivo degli anni Cinquanta li ha costretti per protestare contro l’accordo contrattuale separato firmato dalla UIL e dal sindacato giallo SIDA. Nei disordini che ne seguono ‒ nella piazza dove ha sede la UIL ‒ esplode tutta la rabbia degli operai contro le condizioni lavorative e ambientali che li opprimono. Molti sono meridionali e sono prevalentemente giovani: tra i settantadue arrestati che vengono processati per direttissima solo otto hanno più di trent’anni. In Tribunale l’azione svolta dai difensori, tra i quali c’è, ovviamente, Bianca, riesce a far cadere molte delle accuse, ma anche e soprattutto a far sì che le ragioni dei lavoratori diventino di pubblico dominio. E, giustamente, Guidetti Serra ritiene che siano stati questi i primi segnali di quelle nuove forme di protesta che avrebbero assunto un rilievo dirompente nella successiva stagione di lotte.
Il lungo Sessantotto nei tribunali significa per lei un intenso impegno nel Comitato che gli avvocati democratici costituiscono per assicurare la difesa legale ai tanti studenti coinvolti nelle manifestazioni e nelle occupazioni.
E gli anni Settanta sono la stagione dei grandi processi di Bianca. Il Comitato nazionale per le celebrazioni si propone di analizzarli con una serie di seminari specifici: processo per le schedature Fiat; processo all’IPCA (Industria Piemontese dei Colori di Anilina) di Ciriè; processo Eternit di Casale Monferrato, per citarne solo alcuni. Ad essi si accompagna una costante attenzione ai diritti dell’infanzia, all’azione a sostegno dell’approvazione, nel 1967, di una nuova legge sulle adozioni, alla denuncia dei soprusi compiuti negli istituti di ricovero, narrati anche in un libro, Il paese dei Celestini, scritto con Francesco Santanera.

Un Convegno verrà dedicato, nel 2020, all’impegno civile di Bianca e vedrà la partecipazione di avvocati e giuristi di paesi in cui l’internazionalismo democratico dei diritti umani condusse Guidetti Serra a compiere operazioni coraggiose, come, ad esempio, la Spagna. E l’attualità del suo modo di concepire la professione è già stata sottolineata in un convegno organizzato dalla Fondazione Croce il 25 giugno e sarà ripreso in altri due convegni già programmati: uno organizzato dai Giuristi democratici, l’altro al Tribunale di Torino.
Inoltre, il riordino del suo imponente archivio personale e professionale, conservato al Centro Gobetti, permetterà di diffondere l’inventario e di consentire la pubblica consultazione dell’intero patrimonio documentale, fotografico e audiovisivo. L’attività di riordino sarà accompagnata da seminari sul ruolo degli archivi personali e professionali.

Infine, il Comitato dedicherà una particolare attenzione al ruolo svolto da Bianca nelle istituzioni, al cui servizio, da donna indipendente e preparata, sceglie, a un certo punto della sua vita, di mettere le sue notevoli competenze professionali e culturali. Per un breve periodo (1987 -1990) è deputata eletta nelle liste di Democrazia proletaria e svolge un’intensa attività parlamentare, occupandosi sempre di giustizia, di legalità, di diritti dei più deboli e presentando come prima firmataria, oltre a numerosissime interrogazioni, interpellanze e mozioni, la proposta di legge per la messa al bando dell’amianto, divenuta poi la legge n. 257/1992. I grandi temi affrontati nell’attività parlamentare saranno oggetto di un convegno a Roma nell’autunno 2019. Non si deve poi dimenticare che Bianca ha fatto parte per undici anni nel Consiglio Comunale di Torino e anche lì ha continuato il suo lavoro per la tutela dei diritti dei più deboli. In particolare, la sua attività all’interno della Sottocommissione Carceri verrà approfondita e valorizzata con iniziative del Comitato all’interno degli istituti penitenziari torinesi. 

Una lunga operosa vita. Una grande antifascista, una grande professionista, una grande donna. Per avere più chiara la cifra stilistica a cui ci si dovrà attenere nel celebrarla può essere utile ricordare ancora il sobrio riconoscimento che Bianca, giunta quasi al termine della sua autobiografia, dedica alla nostra Costituzione:

È un testo unitario dai complessi rimandi interni tra principi, diritti e poteri con rispettivi pesi e contrappesi. Mi preoccupa la leggerezza con cui si progetta di modificarlo nel cangiante paesaggio attuale, nell’emergere di forze politiche senza storia, che non hanno partecipato alla sua elaborazione, quando non sono addirittura estranee al movimento rinnovatore che con la lotta al fascismo ha posto le basi della nostra democrazia.
(Bianca Guidetti Serra con Santina Mobiglia, Bianca la rossa, Einaudi, Torino, 2009, p. 258)

Siamo molto lontani dalle roboanti affermazioni sulla Costituzione “più bella del mondo”. Ma si resta ben più colpiti da queste parole, che esprimono una forte e fondata preoccupazione per la sorte delle nostre istituzioni. La democrazia c’è, sembra dire l’autrice, ma il filo con cui occorre ritesserla ogni giorno potrebbe essere rapidamente e irresponsabilmente strappato, vanificando così non solo il sacrificio delle tante e dei tanti che combatterono nella Resistenza, ma anche il lungo e paziente lavoro di chi, come Bianca, conclusa la lotta di Liberazione, seppe accettare il difficile compito di operare costantemente, con intelligenza e determinazione, perché il senso del legame sociale non andasse perduto e i fondamenti della nostra Costituzione non fossero posti in discussione.

Gli autori

Maria Chiara Acciarini

Maria Chiara Acciarini è stata insegnante e preside in una scuola media superiore e ha fatto parte della segreteria della CGIL Scuola di Torino. È stata consigliera comunale di Torino e, poi, deputata e senatrice in rappresentanza dei Democratici di Sinistra, che ha lasciato nel 2007. Ha scritto tra l’altro, con Alba Sasso, il libro “Prima di tutto la scuola” (2006).

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