“Open to meraviglia”: povero Botticelli, e poveri noi!

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Nove milioni di euro. Quanti precari del patrimonio culturale ci si potrebbero assumere? Quanti documenti antichi dei nostri archivi di Stato restaurare? Quante chiese curare, e riaprire? Quanti piccoli musei riallestire? E invece no. La Repubblica butta nove milioni delle nostre sudatissime tasse in una oscena campagna pubblicitaria che dovrebbe vendere ciò che si vende fin troppo bene da sola: l’Italia come meta turistica!

La ministra Santanché annunzia gioconda alle tv che vorrebbe vedere il turismo ascendere al rango di prima industria italiana: senza nemmeno immaginare cosa questo significherebbe in termini di sostenibilità, e di declino di un Paese ridotto a grande villaggio turistico. Vorrebbe dire essere comprati a pezzi da fondi stranieri, perdere quel poco di influenza internazionale, assomigliare sempre di più all’immagine che dei romani aveva James Joyce: quella di un nipote neghittoso e inetto che campa facendo vedere ai turisti il cadavere imbalsamato della nonna.

In quanto a grottesco sciacallaggio del passato siamo già un pezzo avanti, del resto. E lo dimostra proprio la campagna pubblicitaria partorita da Santanchè, grottesca fin dal titolo: “Open to Meraviglia”. La linea è quella – altissima – del Verybello di Dario Franceschini (altra campagna mangiasoldi finita nel nulla e nel ridicolo): e del resto i grandi spiriti si incontrano. Ma qua si fa un ulteriore passo avanti: gli italiani ridotti a ciceroni per la mancia dei turisti si incarnano in una simpatica bionda trentenne, ora in minigonna, ora in canotta da gondoliera, ora in completo da hostess. E la bionda altri non è che la povera Venere di Sandro Botticelli: ma liftata e pittata come una sciantosa. Nella testa dei ‘creativi’ pagati a caro prezzo con le nostre tasse, il celebre servizio fotografico di Chiara Ferragni agli Uffizi proprio di fronte a quel feticcio deve aver acceso una fantastica lampadina: così Venere è diventata direttamente un’influencer, che vende al mondo… la propria Patria (direbbero i patriottici committenti)! Vista la fede nera più volte ostentata da Santanché, sarebbe tentante vedere in questa scelta una memoria dell’uso che della Venere fece Mussolini nel 1930, intorno a una grande mostra d’arte italiana a Londra che doveva esibire al mondo anglosassone «l’eterna vitalità della razza italica». Il saggio che lo storico Francis Haskell dedica all’episodio verrebbe in effetti utile fin dal titolo: Botticelli al servizio del fascismo! Ma la triste verità è che rispetto al personale che muoveva, un secolo fa, la macchina da propaganda fascista, gli attuali nipotini sono di una ignoranza così crassa e barbarica che solo a suggerire il paragone l’animaccia nera di Giuseppe Bottai si rivolta nella tomba. No, qua il fascismo non c’entra nulla: c’entra la totale inconsapevolezza di cosa siano quella patria e quella nazione che questa destra cita a ripetizione senza saperne un accidenti di nulla. Il titolo inglesato (come la mettiamo col camerata Rampelli?), la grafica da fumetto porno, la banalità assoluta dei testi e delle immagini, i monumenti ridotti a location, i «borghi suggestivi» (letterale), la pizza e (manca poco) il mandolino: il vero paradigma culturale è Las Vegas. Un mostruoso centone dell’Italia, un luna park, un tarocco cinese per americani: un’immagine dell’Italia che sta a quella vera come il parmesan sta al parmigiano reggiano (un rilievo vero letteralmente: come ha dimostrato Selvaggia Lucarelli sul “Fatto quotidiano”, un filmato è stato preso di peso da una promozione slovena!).

E qui il problema è serio: perché vuol dire che abbiamo a tal punto introiettato l’immagine dell’Italia venduta e comprata nel mercato globale, abbiamo a tal punto fatto nostra la retorica della pizza e del sole, ci siamo così adagiati nella celebrazione della nostra ‘grande bellezza’, che ormai ci guardiamo anche noi con gli occhi di chi non sa cosa sia davvero l’Italia. A vederla, mi è venuto in mente un certo ristorante italiano di Fort Worth, in Texas, nel quale, dopo una cena efferata, la vecchia madre del proprietario veniva in sala a cantare arie d’opera: per la gioia dei texani che, estasiati, pensavano di stare a Sorrento. La cifra complessiva che caratterizza questa campagna pubblicitaria è, insomma, la cafonaggine: un cattivo gusto travolgente. Ma non un trash felice, leggero e autoironico, no. Invece, una retorica greve e bolsa: da nuovo ricco ignorante, da milionario saudita o da oligarca russo. Da Billionaire, non per caso.

La classe dirigente che violenta in questo modo vergognoso la Venere di Sandro Botticelli è la stessa che ciancia a ripetizione di ‘nuovi Rinascimenti’, la stessa che si straccia le vesti di fronte ai ragazzi di Ultima generazione che usano le opere d’arte del passato come cose vive e provocanti, e non come Barbie animate: questa campagna è un monumentale danno erariale, ma almeno serve benissimo a farci capire chi ci governa. Ogni volta che ci toccherà vedere la Venere-influencer, ricordiamocene: chissà che alla fine non troviamo il coraggio di dire basta.

Una versione più ridotta dell’articolo è pubblicata sul Fatto quotidiano

Gli autori

Tomaso Montanari

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)

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5 Comments on ““Open to meraviglia”: povero Botticelli, e poveri noi!”

  1. Buongiorno,
    mentre leggevo il suo articolo dott.Montanari che mea culpa non conosco, vedevo man mano trasparire la sua appartenenza politica, ma mi dicevo, poco importa, io che sono dalla parte della legalità, della correttezza, quindi di nessun partito politico, apprezzavo comunque il suo giudizio. Quando però ho letto il plauso verso Ultima generazione, mi sono detta e no, qui non ci siamo e sono andata a vedere chi è lei. È uno storico d’ arte nonché rettore di una Università e scrive che questi imbianchini falliti hanno fatto sulle nostre opere una cosa viva e provocante. Questo non lo doveva dire, anzi per i ruoli che ricopre neppure pensare. Lei storico d’ arte, quindi presumo estimatore di tutte le bellezze artistiche del nostro paese per schierarsi con i suoi, accetta le bravate di questi nulla facenti. Che tristezza, come si suol dire, mi è caduto in basso.

    1. Certamente gli attivisti di Ultima generazione non sono molto raffinati ma non deturpano alcuna opera d’arte: il liquido che usano è lavabile e si rimuove senza rovinare le opere. Però dal punto di vista comunicativo la loro protesta è molto efficace perché rende l’idea di che cosa potrebbe accadere se i governi degli Stati non prendono provvedimenti sulla questione del clima: distruzione di tutto ciò che distingue gli esseri umani dagli altri esseri viventi, l’arte. Credo che il rettore Montanari abbia voluto sottolineare la drammaticità insita nelle proteste di Ultima generazione e, soprattutto, credo che non abbia difficoltà alcuna ad assumersi la responsabilità di pronunciamenti tali, rimanendo comunque un qualificatissimo storico dell’arte. Che poi gli attivisti di Ultima generazione siano dei “nulla facenti” mi sfugge completamente.

  2. Gentile signora Mirella, le vorrei ricordare che non si tratta certo di bravate quelle messe in atto da questi giovani che addirittura rischiano il carcere per attirare l’attenzione su quello che succederà al nostro pianeta tra non molti anni. Temono giustamente per il loro futuro e non si sentono ascoltati. Molta opinione pubblica, su questo scottante tema, come lei ben dimostra, non ascolta nemmeno gli scienziati che da anni ci mettono in guardia sul riscaldamento climatico e non ascolta nemmeno il prof. Montanari che di arte , “credo” sappia più di noi…
    Le ricordo inoltre che i quadri sono protetti da vetri e le vernici sono lavabili…

  3. Io vivo sul Lago di Garda e in questi giorni, a stagione non ancora iniziata, l’affollamento di turisti nelle stradine dei borghi è diventato insostenibile.
    Prima di mettersi in macchina ci si pensa due volte, i residenti si rifiutano di fare due passi sul lungolago in mezzo alla marea di gente.
    Il lago non è più di chi lo abita tutto l’anno
    L’ Italia ha bisogno di uno sviluppo turistico più sostenibile e dovrebbe puntare sulla salvaguardia ambientale di posti meravigliosi come il mio, anche il lago sta morendo, ma non si deve dire troppo in giro per non spaventare i villeggianti, ma soprattutto per non contrariare gli operatori turistici.
    Ha ragione prof. Montanari, quando troveremo il coraggio di dire basta?

  4. Mi piace molto la campagna pubblicitaria promossa per valorizzare le bellezze del nostro paese. La Venere di Botticelli è la migliore figura che poteva essere scelta, anche per come è stata rappresentata. Sono sicuro che avrà un successo enorme. Soldi molto ben spesi. Approvo del tutto.

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