I giochi di prestigio di Elly Schlein e il rinnovamento mancato del Pd

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Il 13 luglio, al Parlamento Europeo, il Pd di Elly Schlein ha votato a favore (con le lodevoli eccezioni di Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio) dell’Asap (Act in support of ammunition production) che aumenta di oltre mezzo miliardo di euro i fondi destinati a sostenere la produzione di armi per l’Ucraina, e soprattutto permette agli Stati membri che lo vorranno di usare i fondi del Pnrr a questo scopo.

Conviene soffermarsi a valutare le implicazioni di un simile cambio di destinazione del Recovery Plan: qualunque cosa si pensi della guerra in Ucraina, e qualunque sia il giudizio sull’escalation del sostegno militare occidentale a Kiev, non sfuggirà la distanza tra un’Europa che pensa di rifondarsi sulla coesione sociale, la sostenibilità, la sanità pubblica, e una che invece decida di farlo sulla produzione, commercio e uso delle armi. E infatti la differenza non sfugge al Pd, che il 20 giugno scorso fa approvare in Parlamento una mozione che impegna il Governo italiano a non usare i fondi Pnrr per le armi. Paradossalmente, tuttavia, è stato proprio questo “no” italiano a permettere alla segretaria Schlein di indirizzare i suoi europarlamentari a un “sì” europeo, in armonia con il compatto voto positivo del gruppo Socialista: «Sì del Pd a Strasburgo all’uso del Recovery per le armi: “Tanto in Italia abbiamo votato no”» (così, la Repubblica del 14 luglio).

Il risultato è un risibile equilibrismo da politica politicata, che lascia stupefatti e indignati coloro che ancora credono a una politica fondata su un progetto di società e su principi etici: proprio il tipo di cittadine e cittadini che, con un clamoroso voto rifondativo, hanno portato Elly Schlein alla guida del partito. E qui non si tratta della posizione della segretaria sulla guerra in Ucraina (che io, per esempio, non condivido per nulla), ma della sua idea di Europa, e, appunto, della sua idea di politica. Costerebbe fatica opporsi alla scelta comune (e suicida) del Partito socialista europeo? Certo, ma l’unità del gruppo socialista, in un voto come questo, non è il fine ultimo: il fine è la costruzione di una vera politica estera europea comune, che sappia costruire una dialettica critica con quella statunitense. Invece, dire che in Europa ciascuno Stato farà quello che gli pare con i fondi del Pnrr e la guerra, e che questo non ci riguarda perché noi tanto abbiamo già deciso, significa dire semplicemente che l’Unione non esiste, che permettiamo che si separi, su una questione fatale, come una maionese impazzita: e allora almeno, lasciamo in pace Ventotene, visto che di fronte a una simile liquefazione dell’idea stessa di Europa, Rossi, Spinelli e Colorni si rivoltano nelle tombe.

Come è noto, Giulio Andreotti sosteneva che tirare a campare fosse comunque meglio che tirare le cuoia: ma nella situazione attuale del Pd, le due soluzioni rischiano di coincidere. Di fronte a questa destra orribile, e al suo sempre più evidente piegare la cosa pubblica agli interessi di parte, occorre costruire una alternativa alta, che sappia muoversi su un livello sideralmente diverso. Personalmente, vorrei vedere Pd e Movimento 5 Stelle incalzarsi a vicenda – in una gara virtuosa che non miri a rubarsi elettori, ma a riportare al voto i milioni di persone che non credono più alla politica – nella definizione di un progetto di Italia e d’Europa radicalmente alternativo alla visione da incubo che il Governo Meloni coltiva e propala. Perché questo avvenga, Elly Schlein deve decidersi ad attuare il mandato di radicale cambiamento ricevuto da chi l’ha votata da fuori del Pd, perché cambiasse il Pd: e se questo comporterà altri abbandoni da parte di coloro che vivono il partito come una forza di centro-destra, beh, tanto meglio. Perché questo è il momento delle idee e delle scelte coraggiose, non delle pavide acrobazie e dei giochetti al ribasso. Evitare il conflitto interno al partito è il modo migliore per farlo definitivamente morire: e non parlo del conflitto tra correnti e gruppi di potere (quello è l’unica costante del Pd), ma di un trasparente conflitto di idee e visioni del mondo, agito in pubblico e guardando al futuro. È esattamente ciò che serve, in Italia e anche in Europa: perché non si esce da questa lunga eclissi di sinistra se non ridiscutendo tutto.

Gli autori

Tomaso Montanari

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni e, nell’estate 2017, ha promosso, con Anna Falcone l’esperienza di Alleanza popolare (o del “Brancaccio”, dal nome del teatro in cui si è svolta l’assemblea costitutiva). Collabora con numerosi quotidiani e riviste. Tra i suoi ultimi libri Privati del patrimonio (Einaudi, 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi, 2016), Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017) e Contro le mostre (con Vincenzo Trione, Einaudi, 2017)

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2 Comments on “I giochi di prestigio di Elly Schlein e il rinnovamento mancato del Pd”

  1. Condivido il pensiero del Prof Montanari. La politica ” politicata” è esattamente quel fare politica che ha disamorato molte persone dall’interessarsi alla res publica. Certe logiche sono lontanissime dal sentire della gente comune, che , attenzione, non è incapace di comprendere, Tant’è che si è progressivamente ma velocemente disinteressata a una cosa che non sente vicina alla tutela dei propri interessi, quelli collettivi.

  2. Un timido invito per un’osservazione sulla struttura del regime “senza alternative”. Dopo oltre 50 anni di impero neolilberista anche la classe media e’ scivolata nel precariato sottopagato elevato a regola. Nella realta’ esiste solo il partito unico del business, suddiviso in due principali fazioni (e frattaglie varie) per la recita della farsa della democrazia. Ai loro peones, imposti al parlamento in liste blindate, fanno approvare i desiderata delle oligarchie. I rituali giochi del soft power, o persuasione mediatica, sontanzano quindi una procedura ciclica. Il centrosinistra ha posto in essere i piu’ clamorosi tagli alla sanita’, istruzione, pensioni e soprattutto ai salari e regalando al contempo agli oligarchi tutti i gioielli pubblici, da autostrade, alle banche ecc. Il centro destra ha fatto lo stesso, ma con una narrazione piu’ incentrata sulla distrazione dai fatti reali. La distrazione verte su stantii valori tipo dio-patria-famiglia, quindi dalla fede nella mitoligia del nulla. Ma questo accade in tutto il cosidetto “occidente” a guida dollaro, La maggioranza che ha capito di non essere rappresentata affatto, non perde piu’ tempo ai seggi per autorizzare l’oscena truffa. Amen, per ora.

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