Noi, il vaccino e la pandemia: il green pass è davvero la soluzione?

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Il green pass (o passaporto vaccinale, per usare un termine meno fuorviante: https://volerelaluna.it/opinioni/2021/08/04/il-green-pass-quando-il-linguaggio-non-aiuta-a-capire/) è da oggi necessario – in forza del decreto legge n. 52/2021 convertito nella legge n. 87/2021 – per l’esercizio di molteplici attività (consumazione di cibi all’interno di ristoranti e bar, accesso a cinema, teatri, musei e mostre, partecipazione a concorsi pubblici e via seguitando) ed è stato esteso proprio in queste ore, sia pure con decorrenza differita, anche al personale di scuole e università, agli studenti universitari e per i trasporti a lunga percorrenza. La sua introduzione, seguendo il modello francese (unico nel panorama europeo), sta provocando dubbi, discussioni e proteste. Comunque non sarà indolore e vedrà il rifiuto e la contestazione non di alcuni sparuti no Vax ma di settori consistenti della società (calcolati da alcuni in diversi milioni di persone). Per di più essa ha già ampliato una spaccatura politica strumentale, foriera di ricadute imprevedibili nelle prossime elezioni (con una rappresentazione surreale in cui la destra eversiva invoca il rispetto della costituzione e delle libertà mentre quel che resta della sinistra si accoda acriticamente al Governo e declina slogan più che argomenti). Naturalmente si schierano all’unisono in favore del green pass gli editorialisti dei grandi media ammonendo i dissenzienti con la solenne affermazione che «la libertà non è arbitrio». Quel che resta in secondo piano è l’analisi del rischio che in questo modo non si tuteli la salute della collettività (addirittura abbandonando o riducendo altri necessari presìdi) e si deteriori ulteriormente la situazione istituzionale (già in drammatica sofferenza tra governi tecnici, irrigidimenti decisionisti, emarginazione del Parlamento, strumenti normativi impropri, attribuzione di ruoli tipicamente civili a militari che ci tengono a mostrarsi in tuta mimetica o in divisa e via elencando).

Provo a spiegare perché.

Primo. Non esiste nel nostro Paese un obbligo generalizzato di sottoporsi a vaccinazione contro il Covid. Tale obbligo è previsto solo, ai sensi dell’art. 4 decreto legge n. 44/2021, convertito in legge n. 176/2021, per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori sanitari che svolgono la loro attività in strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali. Ci sono, nel dibattito politico, proposte di questo genere ma, allo stato, non sembrano all’ordine del giorno. Non per una impossibilità giuridica, ché l’articolo 32 Costituzione prevede la possibilità, a determinate condizioni, di trattamenti sanitari imposti dalla legge e nel nostro sistema già esistono ben 10 vaccinazioni obbligatorie (tra cui quelle contro la poliomielite, il tetano, il morbillo, la rosolia e la varicella) ma per due ragioni fondamentali. Anzitutto per il carattere tuttora sperimentale (seppur con avanzato tracciamento) dei vaccini contro il Covid, con l’ovvia conseguenza, affermata in numerose sentenze della Corte costituzionale, che ove il vaccino possa comportare un rischio per la salute della persona sottoposta a vaccinazione, quest’ultima non può che essere rimessa alla scelta individuale. In secondo luogo per la perdurante incertezza, dimostrata dalla stessa evoluzione della pandemia pur dopo l’attuazione di piani vaccinali molto estesi, circa l’efficacia del vaccino al fine di impedire la trasmissione del virus a terzi (condizione, quest’ultima, necessaria, per l’introduzione dell’obbligo, la cui legittimità è legata alla tutela della salute pubblica e non di quella di chi si sottopone al vaccino). Correttamente dunque – per vincoli giuridici ma anche per evidenti ragioni logiche – l’incremento delle vaccinazioni è, e deve continuare ad essere, perseguito con l’informazione e la persuasione e non con obblighi.

Secondo. Nella strategia della persuasione può rientrare l’introduzione di un passaporto vaccinale che, consentendo l’accesso a determinati servizi e attività solo a chi ne è in possesso, incentivi a vaccinarsi gli incerti o i riottosi? O esistono delle controindicazioni all’uso di tale strumento? C’è, al riguardo, un punto di principio ineludibile. Un lasciapassare il cui possesso amplia la sfera dei diritti o delle opportunità e la cui mancanza restringe tale sfera produce, di fatto, un doppio livello di cittadinanza, introducendo nel sistema un virus pericoloso e ponendo un precedente suscettibile di seguiti assai gravi. Ma, sostengono i pasdaran del passaporto vaccinale, il rilievo è improprio perché, in questo caso, si è di fronte a una diversità di trattamento determinata da una scelta dell’interessato e, per di più, si tratta di una situazione già presente nell’ordinamento (posto che, per esempio, solo chi ha conseguito la patente di guida può condurre dei veicoli) senza che ciò determini contestazioni o scandali. L’obiezione è tanto suggestiva quanto infondata. In primo luogo, in questo caso non si è in presenza di una scelta tra due opzioni che stanno sullo stesso piano ma del rifiuto di un trattamento sanitario invasivo e potenzialmente rischioso (ché analoghi rilievi non sono emersi con riferimento a una scelta non invasiva come l’uso della mascherina). Il secondo luogo, l’abilitazione alla guida (così come quella all’esercizio di una professione) riguarda l’esistenza o la mancanza dei requisiti tecnico-professionali per svolgere una specifica attività e pone una differenza di trattamento solo con riferimento a quella attività e non a una generalità (potenzialmente indeterminata) di situazioni. Non è poca cosa. Né va trascurato il fatto che gli effetti a lungo termine dell’erosione di un principio o di un diritto fondamentale, seppur inizialmente limitata (e non è questo il caso…), sono imprevedibili. Ed è per questo che la normativa europea (a cui pure la legislazione nazionale dovrebbe uniformarsi) è drastica nell’escludere la possibilità di strumenti siffatti. Il punto 36 del regolamento UE 953/2021 prevede, infatti, che «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che […] hanno scelto di non essere vaccinate» e ad esso si affianca la risoluzione n. 2361/2021 del Consiglio d’Europa, che, nei punti 7.3.1 e 7.3.2, prescrive di «assicurare che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare» (punto 7.3.1) e di «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato o per non voler essere vaccinato» (punto 7.3.2).

Terzo. Ma c’è chi, considerando i vincoli giuridici alla stregua di semplici lacci e lacciuoli, invoca, per mali estremi (il Covid, nel caso specifico), estremi rimedi e considera chi si oppone alla vaccinazione obbligatoria o al green pass una massa indistinta di mestatori politici o di soggetti che confondono la libertà con il personale ed egoistico interesse (schiavi della incultura individualista che permea le società contemporanee). È una visione parziale e ingenerosa. C’è, soprattutto nell’area più radicale dei no Vax, una componente siffatta, ma c’è anche molto altro. E ci sono, soprattutto, molte ragioni che inducono, quantomeno, a dubitare della validità della soluzione adottata. In sintesi: a) lo Stato ha certamente il diritto-dovere di imporre ai cittadini obblighi e sacrifici nell’interesse generale, ma deve trattarsi di obblighi e sacrifici ragionevoli e proporzionati, mentre nel caso specifico sono tuttora in discussione sia le potenziali conseguenze negative a lungo termine del vaccino sui singoli (o su alcune categorie di soggetti) sia gli effettivi benefici (maggiori di quelli di altre misure) per la collettività ; b) introdurre delle rotture del sistema dei diritti e della eguaglianza dei cittadini di questa entità richiederebbe, quantomeno, un confronto ampio e articolato nel Paese e nel Parlamento e l’uso dello strumento fondamentale della legge, mentre ancora una volta, il Governo ricorre alla decretazione di urgenza (quando la pandemia perdura ormai da un anno e mezzo) così marginalizzando ulteriormente il Parlamento; c) è quantomeno dubbio che il green pass e gli obblighi e i limiti ad esso connessi siano più efficaci degli strumenti classici (uso di mascherine, distanziamenti, limitazioni generalizzati di ingressi in locali per evitare assembramenti etc.) opportunamente rimodulati; d) il green pass e i relativi obblighi e divieti sono spesso irrazionali o contraddittori: nella stessa comunità alcuni soggetti sono tenuti al passaporto vaccinale e altri no (si pensi alla scuola o ai trasporti) e luoghi simili ai fini della diffusione del contagio (come le chiese e i musei) sono trattati in modo diverso; e) a tali profili di irrazionalità del sistema si aggiunge un inevitabile basso livello di effettività, essendo il suo funzionamento in gran parte demandato a privati con modalità e limiti poco chiari e indeterminati; f) il problema principale, nella campagna vaccinale, è attualmente quello della mancanza dei vaccini sufficienti per chi vuole sottoporvisi: non sarebbe più razionale completare la vaccinazione di chi lo vuole e fare, all’esito, una valutazione della situazione? Si potrebbe continuare a lungo ma tanto basta a dimostrare che il sistema proposto non è certo esente da dubbi e che addirittura rischia di costituire un alibi per la mancata adozione o il mancato potenziamento di altri presìdi necessari.

Una conclusione. Potenziare la campagna vaccinale è importante: allo stato non è certa nei suoi effetti, ma i suoi vantaggi sono ampiamente superiori ai rischi connessi. Ma non è indifferente il modo in cui lo si fa. È vero che la libertà non deve sfociare in arbitrio e in egoismo individuale ma è altrettanto vero che le istituzioni e i poteri pubblici devono operare con razionalità, lungimiranza e nel rispetto delle regole. Soprattutto nei momenti difficili, quando è necessario stabilire un patto con i cittadini e non alimentare contrapposizioni, conflitti e disgregazione sociale.

Gli autori

Livio Pepino

Livio Pepino, già magistrato e presidente di Magistratura democratica, dirige attualmente le Edizioni Gruppo Abele. Da tempo studia e cerca di sperimentare, pratiche di democrazia dal basso e in difesa dell’ambiente e della società dai guasti delle grandi opere. Ha scritto, tra l’altro, "Forti con i deboli" (Rizzoli, 2012), "Non solo un treno. La democrazia alla prova della Val Susa" (con Marco Revelli, Edizioni Gruppo Abele, 2012), "Prove di paura. Barbari, marginali, ribelli" (Edizioni Gruppo Abele, 2015) e "Il potere e la ribelle. Creonte o Antigone? Un dialogo" (con Nello Rossi, Edizioni Gruppo Abele, 2019).

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19 Comments on “Noi, il vaccino e la pandemia: il green pass è davvero la soluzione?”

  1. Solo una osservazione: tra i vaccini obbligatori vi è quello contro il tetano, che non è trasmissibile da persona a persona.

    1. Penso sia obbligatorio solo per i bambini però, poi scade e vanno fatti richiami, che non sono obbligatori

  2. E’ uno dei pochi casi in cui non mi trovo d’accordo con Livio Pepino. Anche perchè lo sono invece, per quanto riguarda l’argomento Covid ed i relativi provvedimenti, con quanto hanno scritto Marco Revelli (“La cultura del sospetto”) e Paolo Flores D’Arcais (in risposta a Massimo Cacciari).
    Mi sembra che Livio dia scarsa importanza alla tutela della salute a livello collettivo (il che diviene una priorità, anche secondo la Costituzione) e che il green pass possa essere uno strumento, se applicato correttamente, per tale tutela.
    Il tema dell’uguaglianza, importantissimo e da non dimenticare mai, lo declinerei nel senso che a tutti/e (cittadini/e regolari e persone comunque presenti sul territorio italiano) deve essere garantita la possibilità di vaccinarsi. E le energie le indirizzerei, con conseguenti atti di denuncia e di promozione di campagne di informazione e di sensibililizzazione, in direzione:
    – della sospensione dei brevetti sui vaccini,
    – di misure che permettano di vaccinarsi pure a quella gran parte di umanità che attualmente ne è esclusa,
    – di adeguati provvedimenti per potenziare la sanità e l’istruzione pubbliche, ridotte malissimo da decenni di tagli e di privatizzazioni,
    – di una svolta radicale nelle politiche per l’ambiente, a cominciare dalla cancellazione delle grandi opere inutili e dannose (che si vorrebbero finanziare con i fondi che arriveranno dall’Europa – viene riproposto persino il ponte sullo stretto, fra Reggio Calabria e Messina -),
    – di interventi per l’occupazione che non siano soltanto contributi all’imprese senza alcuna finalizzazione (si potrebbero collegare, ad esempio, ad impegni effettivi per la riconversione ecologica).
    Costituirebbero, a mio parere, obiettivi ben più validi della difesa della libertà di scelta individuale rispetto all’obbligo di vaccinarsi.

    1. Una prima domanda da porsi è, dal mio punto di vista, questa: è possibile considerare le possibili funzioni del passaporto vaccinale senza ridurre, per dirla con Pepino, “i vincoli giuridici alla stregua di semplici lacci e lacciuoli”?

      Detto altrimenti: è possibile richiamare l’attenzione sui vincoli giuridici senza per questo essere additati come assegnanti – estrapolo dai commenti – “scarsa importanza alla tutela della salute a livello collettivo”?

      Prima ancora: ci si può approcciare all’emergenza “pandemica” senza scinderla, follemente, da quella “democratica” lato sensu? Forse fatichiamo ad accorgercene, ma questa divisione è puramente ideologica e insensata, quando non, banalmente, filo-governativa.

    2. A proposito delle energie da dedicare alla denuncia, promozione e campagne di informazione suggerite da Moreno Biagioni, non vedo l’incompatibilità di occuparsi e di preoccuparsi contemporaneamente del green pass.
      Del resto molti che sono critici verso il green pass sono le stesse persone che hanno già in più occasioni chiesto:
      – sospensione dei brevetti sui vaccini;
      – potenziamento sanità e istruzione (e cure alternative!)
      – ecc.
      Inoltre, molti sospetti sorgono di fronte a una informazione “a reti unificate” che genera la percezione che il problema sanitario non sia grave come ce lo raccontano.
      E dunque, se è vero che salute e libertà sono valori entrambi di rango costituzionale, essi vanno ponderati e confrontati nel loro “peso”.

  3. Sono sostanzialmente d’accordo con le cose dette da Livio Pepino. Vorrei aggiungere due brevi osservazioni:
    La Costituzione non sancisce una “democrazia della maggioranza”, al contrario favorisce rispetto e garanzie per le minoranze, che devono essere messe in condizione di agire nel rispetto dei diritti e dei doveri per sé e per gli altri. E’ contraria a qualsiasi stigma!
    Sempre la Costituzione sottolinea la centralità del principio di uguaglianza. L’introduzione del Greenpass apre la strada alla discriminazione, tanto più se colui che non è vaccinato subisce una punizione come la sospensione dal lavoro, il licenziamento o anche semplicemente deve pagarsi il tampone.
    Una confessione personale: mi sono vaccinato mesi fa, l’ho fatto per puro opportunismo, presagivo che la società del controllo escogitasse strumenti di questo tipo… Ma sono consapevole dell’incertezza degli effetti del vaccino. La scarsa conoscenza del virus, la ridotta fase di sperimentazione, l’ignoranza degli effetti di medio e lungo periodo sull’organismo dei vaccini mRNA, gli interessi delle compagnie farmaceutiche, ecc. mi inducono alla prudenza, all’ascolto, al dubbio e all’uso della critica quale strumento di ”resistenza attiva”.

    Marco Sansoè

  4. A me pare che l’impostazione di questi ragionamenti prescinda dai dati reali e quindi girino a vuoto. I dati recenti di Inghilterra ed Israele ci dicono che i vaccinati si infettano con questo virus Rna altamente mutevole (come sappiamo da anni per le sindrome influenzali e i relativi vaccini che hanno una copertura sul 40%). Oggi tra i ricoverati in quei paesi la maggioranza è di vaccinati. Ci dicono che a differenza dei non vaccinati i vaccinati hanno meno sintomi. Conseguentemente i non vaccinati se si ammalano stanno a casa a curarsi i pesanti sintomi mentre i vaccinati vanno in giro a diffondere il virus (la carica virale fra i due gruppi, dice Fauci è la stessa).
    Ma allora la funzione della limitazioni civili e del diritto al lavoro (su cui è fondata la nostra Repubblica) quale è?

  5. se il vaccino é un obbligo di legge, non si capisce perche serva il consenso.

    se serve il consenso, non é piu un obbligo.

    sembra un gioco di parole.

    se molti medici ed infermieri dicono di no al vaccino, una domandina me la farei.
    specie se fossi un neoliberista che di medicina non capisce una cippa.

    un tema complesso che non puo essere lasciato decidere a un governo,
    soprattutto se neoliberista…

  6. camminando in strada, la maggior parte delle persone non ha la percezione di “pericolo” di morte imminente. le persone continuano a lavorare , a vivere normalmente. Forse, i dati che forniscono quotidianamente,sui morti. sugli ammalati, per molte persone , non corrispondono alla realta’. da comune cittadina, osservo, da quando e’ iniziata la pandemia, i necrologi sui muri. Non sono aumentati rispetto agli anni precedenti. Leggo gli anni delle persone decedute. In media sono 80, 90, e anche di piu. La situazione sembra normale, come 2/3 anni fa. Sembra tutto normale. Una volta alla settimana vado al cimitero dai miei genitori. Sembra tutto normale. Di solito ,si aggiungono le tombe in sequenza, con ordine ,a viottoli. i miei genitori sono morti nel 2016. dopo di loro si sono aggiunte una decina di tombe. e cosi in molti paesi del Friuli. Ripeto, sbagliero’ ma la sensazione e’ che la vita vada avanti normalmente.se silenziassimo un giorno radio, tv, social e giornali, la vita sembrerebbe normale.

  7. Risultano fondate eccezioni di costituzionalità alla legislazione sul Green Pass? In assenza di tali eccezioni, non mi pare abbia senso parlare di lacci e laccioli legali, si tratta di una normativa del tutto legittima.

  8. Non sono un medico così come il dotto Pepino non è un medico, quindi riporto cosa scrive l’Istituto Superiore di Sanità” circa i vaccini contro il COVID 19 e le sue varianti

    https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/3f4alMwzN1Z7/content/id/5814462

    “Non si conoscono gli effetti a breve e lungo termine, i vaccini sono stati prodotti troppo velocemente e le uniche informazioni vengono dalle aziende”

    Il sistema di farmacovigilanza per i vaccini contro il SarsCov-2 è lo stesso di tutti gli altri farmaci e vaccini già approvati in precedenza. Dopo i risultati degli studi autorizzativi effettuati su decine di migliaia di individui di diversa età, che sono stati condotti anche in questo caso, vengono raccolte le segnalazioni dalle agenzie regolatorie nazionali e internazionali di possibili eventi avversi temporalmente correlate con la vaccinazione. In caso vengano evidenziati eventi avversi non manifestatisi durante gli studi autorizzativi, se dopo un’indagine approfondita viene sospettata o dimostrata una relazione causale con la vaccinazione, vengono aggiunti all’elenco delle reazioni avverse e che sono elencate nelle schede informative dei vari vaccini (farmacovigilanza post marketing).

    “I vaccini anti Covid sono sperimentali”
    I vaccini autorizzati contro il Sars – Cov – 2 hanno completato tutti i passaggi della sperimentazione necessari per l’autorizzazione all’immissione in commercio senza saltarne alcuno. Per questi vaccini il processo di sviluppo ha subito un’accelerazione senza precedenti a livello globale ma al momento della loro autorizzazione da parte dell’Agenzia Europea per il farmaco erano state percorse tutte le stesse tappe dell’iter di sperimentazione previste per gli altri vaccini in commercio. I vaccini attualmente usati nella campagna vaccinale in Italia(Comirnaty di Pfizer-BioNtech, Vaxzevria di Astrazeneca, Spikevax Moderna, Vaccino anti COVID-19 Janssen) pertanto non sono sperimentali, ma preparati regolarmente immessi in commercio dopo aver completato l’iter che ha testato la loro qualità, sicurezza ed efficacia.

    1. gentile Mauro,
      in genere evito di intervenire sui commenti ai miei post: non certo per disinteresse ma perché credo che ciascuno debba portare i propri argomenti mentre le sintesi e le conclusioni (personali) spettino ai lettori. Faccio qui una parziale eccezione solo per chiarire due punti per me importanti ma forse non ben spiegati o non ben compresi.
      Primo. Non sono affatto contrario ai vaccini contro il Covid. All’opposto, ho detto e scritto che la campagna vaccinale deve essere potenziata e intensificata (e, per quanto mi riguarda, mi sono vaccinato con convinzione appena è stato il mio turno). Come risulta già dal titolo del mio post, discuto semplicemente (anche se non è poco…) l’utilità, la congruità, la praticabilità e la correttezza giuridica (messa in dubbio, per esempio, dalle giurisdizioni spagnole, pur con motivazioni prevalentemente formali, e ritenuta, ma con significativi distinguo, dal Conseil Constitutionnel francese) di una delle misure adottate per conseguire quel risultato, e cioè il cosiddetto green pass. Posso avere ragione o torto ma questo – e questo soltanto – è l’oggetto del mio ragionamento, del resto per me non nuovo nella prospettiva più ampia del rapporto tra Stato e cittadini.
      Secondo. Al fine di spiegare i motivi per cui non è stato (ad oggi) introdotto in Europa e in Italia l’obbligo vaccinale ho effettivamente parlato di carattere “tuttora sperimentale” dei vaccini (usando, non a caso, il corsivo). So bene che i vaccini attualmente somministrati sono “regolarmente immessi in commercio” dopo aver superato le verifiche, i controlli e i test sperimentali “su decine di migliaia di individui di diversa età” (mi consenta di dire: ci mancherebbe che non fosse così!). Ma è lo stesso comunicato dell’Ufficio Stampa dell’Istituto Superiore di Sanità da lei citato che avverte della possibilità “di possibili eventi avversi temporalmente correlati con la vaccinazione” che, nel caso, dovranno essere sottoposti a “indagine approfondita” (come del resto inevitabile, considerati i tempi ridotti di elaborazione e di somministrazione dei vaccini e il fatto che, talora, gli “eventi avversi” possono manifestarsi in tempi medi). Del resto, a ciò sono collegate le indicazioni diverse (e talora contraddittorie) sui vaccini utilizzabili per le diverse classi di età e i dubbi sulla opportunità di utilizzarli per i bambini. Se, per indicare questa situazione, il termine “sperimentale” (in corsivo) le sembra ambiguo o improprio non ho difficioltà a sostiturlo con un giro di parole ma la realtà resta la stessa…
      cordialmente
      livio pepino

  9. mentre un tribunale italiano incredibilmemte sancisce la legittimita di una decisione del governo neoliberista, ovvero l obbligo del green pass per gli insegnanti, e la non urgenza
    del ricorso (“il danno patrimoniale puo essere integralmente risarcito anche successivamente”), e il governo decide che la terza dose é obbligatoria,

    in Germania i partiti, dopo lunghe discussioni con il supporto di esperti, si sono accordati e trovato un punto di mediazione: dare facolta al datore di lavoro, “temporaneamente, solo se e nella misura necessaria per limitare la diffusione del virus, in alcuni ambiti (per esempio ospedali RSA), di chiedere al lavoratore se é stato vaccinato o se ha una immunita. tuttavia vietano QUALSIASI forma di pressione nei confronti del lavoratore”.

    Il Comitato Etico tedesco (in italia non serve, figurarsi… abbiamo come commissario un militare in divisa mimetica .. unico caso al mondo!) ha sottolineato il divieto di discriminazione e la liberta di scelta.

    personalmente sono favorevole al vaccino e contrario a qualsiasi forma di violenza.

    non mi piace la deriva autoritaria che si sta avendo verso chi non é favorevole a assumere un farmaco che nessuno garantisce e per il quale occorre infatti il consenso informato.

    non mi piace l estensione dell obbligo a sempre piu categorie oltre a quelle sensibili (ospedali et simili).
    non mi piace una sinistra che si piega a tutto questo (il ministro del lavoro tedesco -spd era nettamente contrario alla violazione della privacy del lavoratore e qualsiasi discriminazione).
    non mi piace vedere stazioni “difese”da forze dell ordine da cittadini con idee diverse, come se fossimo in guerra.

    sono scene e atteggiamenti degni di un paese del sudamerica, non di un paese civile.

    1. Forse anche i cittadini con idee diverse che intendono bloccare i treni non produrrebbero scene da paese civile, se lasciati fare.

  10. Se il governo è sicuro del vaccino, lo renda obbligatorio e si prenda la responsabilità del fatto.
    Se invece non lo è, è giusto informare dei rischi che si corrono se ci si vaccina e se non ci si vaccina.
    Comunque, io sono favorevole al vaccino ma contrario al green pass; il vaccino dovrebbe essere uno dei mezzi per combattere il contagio, invece è diventato il fine e di far la guerra al contagio al governo non interessa se non promuovendo il vaccino.

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