Ho letto con interesse l’amara riflessione di Livio Pepino sui tre anni di attività di Volere la Luna (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/09/22/volere-la-luna-che-fare-un-confronto-aperto/), e vorrei portare un piccolo contributo alla discussione, discussione che mi auguro esso stimoli.
A mio modesto avviso, occorrerebbe rafforzare gli intenti di quel “volere la luna” che dà il titolo al sito. E cosa volere di più se non un cambiamento dei nostri stili di vita? Perché va bene preoccuparsi per le disuguaglianze, va bene preoccuparsi per le derive autoritarie, va bene preoccuparsi per i migranti ma, a monte di tutto, ci sta il nostro adagiarci su uno stile di vita incompatibile con l’orbe terracqueo. Detto in parole povere, a monte di tutti i problemi c’è lo stile di vita che depreda, che inquina, che costringe a migrare, stile di vita di cui noi siamo totalmente partecipi: vittime e carnefici.
E soprattutto adesso bisognerebbe toccare questo tasto dolente, adesso che il capitalismo raschia il fondo del barile con la rivoluzione verde, che è incompatibile con Madre Terra né più né meno che l’era dei fossili. Adesso che si vuole ostinatamente continuare sulla strada del consumismo, della globalizzazione, semplicemente cambiando la produzione, la distribuzione, il trasporto di quella energia che muove il mondo. Come recita il detto popolare, si vuole, si pretende «la botte piena e la moglie ubriaca». Senza voler ammettere che non può esistere un’ulteriore crescita ma neppure uno status quo “verde”. E le prime conseguenze di questa follia si iniziano a vedere: dal consumo di suolo dei pannelli solari alle pale eoliche sulle rotte migratorie e che sfregiano i crinali (pale tanto care agli ambientalisti di regime di Legambiente che ci hanno addirittura fatto una guida: https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/parchi-del-vento-la-prima-guida-turistica-dedicata-ai-parchi-eolici-italiani/) alle richieste di nuove miniere sul nostro territorio per approvvigionare quelle materie prime come il cobalto, le terre rare, il litio che non ci accontentiamo più di estrarre nei paesi terzi con le nostre nuove colonizzazioni. Occorre chiederci quanto noi – sì, noi, io che scrivo, voi che leggete – siamo responsabili di questa catastrofe, con le nostre automobili (a benzina o elettriche poco importa), con i nostri condizionatori d’aria, ma soprattutto con la nostra alimentazione e con i nostri acquisti. “Volere la luna” significa anche rendersi conto che noi non siamo buoni e gli altri cattivi, ma siamo cattivi anche noi, siamo tutti cattivi. E significa digerire il boccone amaro che fa ben più danni un Toninelli ministro che avalla le inutili (lo diceva la commissione Ponti) linee ad alta velocità ferroviaria per pagare la solita, sempiterna marchetta all’ANCE, che non un Durigon che vuole cambiare nome a una piazza per celebrare il qualche modo quel fascismo che non tornerà più (non lo incarna certo la Meloni!). Mentre è reale, e palpabile in ogni dove – dalle scelte economiche alle trasmissioni della televisione di Stato – quel regime che causa decine di migliaia di morti all’anno (https://www.meteo.it/notizie/pianura-padana-inquinamento-uccide-f258a953), che è responsabile dei dissesti idrogeologici, che insozza la nostra terra e impoverisce il nostro mare.
E forse – a ben pensarci – non è un caso che abbiamo un generale dell’esercito che rappresenta il Governo e gira per la penisola a dettar legge. Significa prendere amaramente atto che chi governa a qualsiasi livello non è nient’altro che espressione nostra, e se non nostra nostra, del nostro vicino di casa, o di quello lì che è in coda davanti a noi al supermercato, insomma, della gente. Gente che apprezza moltissimo cementificatori seriali come Sala e Zaia. A conferma di quello di cui sopra: deve cambiare nel profondo la gente. Ma la gente, ricordiamocelo, siamo anche noi. «Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti».
Commentare il commento di Letta, il vincitore.
Mi è pervenuto tramite WhatsApp un messaggio di un caro amico al quale solo di rado rispondo perché la sua modalità è di usufruire di meccanismi costruiti in serie con fotografie commentate da massime, che evidentemente servono a mo’ di saluto giornaliero a chi è lontano. Questa volta ho risposto. il commento alla bella fotografia di un paesaggio naturale è: ” La Vita è un infinito esercizio di pazienza. Buongiorno.”
Il mio pistolotto in risposta: Vero! La pazienza del vivere significa adattarsi alle disponibilità che ci vengono date. Se non ci adattiamo superando i limiti ne soffriremo sicuramente le conseguenze perché altri viventi ci chiederanno conto di quanto gli avremo sottratto, Ciao.
Letta il vincitore, mi sembra non consideri tanto bene il concetto di Pazienza del vivere se si offre per guidarci alla riattivazione piena della Società del passato dimenticandosi completamente che la Società Umana si è evoluta portandoci al disastro attuale. La sua pazienza si riferisce principalmente a risanare il proprio PARTITO. Con grande pazienza dopo aver perduto, come noto, il potere si è dedicato a ricostruire la propria credibilità politica e sembra esserci riuscito. Sembra tuttavia che il proprio esercizio non prenda assolutamente in considerazione altro che l’agone politico e tralasci le condizioni complessive della vita. Dove andremo a finire se la grande capacità di pazienza è male indirizzata?