«Una volta in Palestina eravamo fratelli», intervista ad Ali Rashid

Ali Rashid, già rappresentante dei palestinesi in Italia, continua a sognare uno Stato democratico per due popoli e racconta: «Il villaggio delle mie origini, Lifta, era un rifugio sicuro per gli ebrei che scappavano dal fascismo e dal nazismo che li annientava nella tragedia dell’Olocausto e, quando ci torno, penso a mio nonno che andava a Safad in Galilea per comprare un foulard di seta dalla comunità ebraica».

Il doppio salto mortale di Joe Biden

Nella visita in Israele della settimana scorsa, Biden ha parzialmente smentito la visione dello scontro di civiltà in atto ma 24 ore dopo, nel discorso alla Nazione dallo studio ovale, è tornato sui suoi passi confermando la strategia adottata dopo l’11 settembre e il ruolo degli Stati Uniti come perno dell’ordine mondiale. Senza cogliere la necessità di cambiamento imposta dai fallimenti di questi anni.

Palestina: quel che ci dice la ragione

Di fronte all’orrore bisogna usare la ragione. Se lo si fa, si comprende che la violenza si argina solo andando alle radici della questione palestinese e favorendo soluzioni realistiche e durature. Non va in questa direzione il sostegno incondizionato dell’Occidente a Israele: la parte su cui fare pressione, più di quella palestinese (che ha una sola carta in mano), è quella israeliana (che ha tutte le restanti carte del mazzo).

La Palestina tra empietà e disperazione: restare umani

Ci sono, nella tragedia della Palestina, due evidenze: l’empietà dell’azione rivendicata da Hamas e la disperazione di un popolo oppresso, colpevolmente ignorata dalla comunità internazionale. Dire che alla radice dell’empietà c’è la disperazione degli oppressi vuol dire rendere i fatti alla loro complessità, senza il determinismo della causalità né il riduzionismo del fatto a un semplice fermo immagine.

Palestina: guerra o terrorismo?

L’efferato attacco di Hamas in territorio israeliano è, per le sue modalità e i suoi destinatari indifferenziati, un atto terroristico. L’apartheid e le violenze di Israele, che pure ne sono all’origine, non ne cambiano la natura. Ma a un atto terroristico si risponde con il diritto, identificando e perseguendo i responsabili, e non con missili e bombardamenti, che provocano morte e terrore tra le popolazioni civili.

L’Ucraina è in ginocchio e l’Europa alla canna del gas. Intervista al generale Mini

In Ucraina le prospettive più fosche sono state superate dalla realtà: mezzo milione di soldati ucraini morti, 14 milioni di espatriati, un paese divorato dalla corruzione, l’Europa alla canna del gas, gli Stati Uniti che arretrano davanti al resto del mondo, la prospettiva di un allargamento del conflitto in vista di un nuovo ordine mondiale.

L’Ucraina e i doni insanguinati del “dottor Morte”

Le voci su un disimpegno degli Stati Uniti dalla guerra, anche alla luce dello stallo della controffensiva di Kiev (refrattaria a un’escalation destinata ad aumentare il numero dei propri morti), sono state smentite, nei giorni scorsi. Il segretario di Stato americano Blinken, novello dottor Morte, ha, infatti portato a Kiev nuovi aiuti (comprensivi di cluster bomb e di bombe a uranio impoverito) per intensificare la guerra.