Chi non vuole lavorare?

Il lavoro – dicono – c’è ma manca chi lo vuole fare. E citano anche gli esempi: il ristoratore che non trova camerieri, l’imprenditore che chiude l’attività per mancanza di manodopera, la coppia che si licenzia per fare il giro del mondo, l’impiegato che non risponde alle mail fuori orario… Ma perché non si guarda, invece, alle condizioni occupazionali: la stabilità, la sicurezza, la giusta retribuzione?

Il silenzio dell’amianto

In Italia, l’eredità dell’amianto si stima in 4000 vittime all’anno fra i lavoratori e coloro che abitavano nei pressi delle fabbriche. È responsabilità di Stephan Schmidheiny, per un decennio dominus incontrastato dell’industria amiantifera Eternit, ma anche dei molti (consulenti, medici, politici) che sapevano e hanno coperto o taciuto. Ma nessuno di loro – incomprensibilmente – viene definito criminale.

Morire di infortuni sul lavoro

Nei primi nove mesi del 2022, i lavoratori hanno continuato a morire con l’implacabile stillicidio di tre vittime al giorno. Ma Governo e maggioranza, invece investire in formazione, rafforzamento dei controlli e pressioni sulle imprese, hanno messo mano alle norme esistenti che, se applicate con rigore, sarebbero assolutamente sufficienti ad assicurare un’adeguata tutela di chi lavora.

Precari a Torino

Retribuzione oraria tra 7 e 8 euro (da cui detrarre contributi e tasse), orario da contrattare singolarmente, obbligo di provvedere in proprio ad assicurazione per infortuni e responsabilità civile verso terzi, durata massima di un anno. Questa la proposta lavorativa contenuta in un bando dell’Università di Torino. Quando si dice lavoro precario e senza diritti.

Il salario minimo per legge e i ritardi dell’Italia

In Italia la mancanza di una legge sul salario minimo impedisce una discussione sul suo adeguamento al tasso d’inflazione. Intanto non si rinnovano più i contratti collettivi nazionali o si rinnovano con anni di ritardo. Ci si deve accontentare dei bonus di Stato o della riduzione dei contributi a carico delle imprese. In attesa della prossima direttiva europea.

Aumenta l’occupazione? Quella avvelenata

La strombazzata crescita occupazionale di giugno 2022 occulta una realtà assai meno brillante: le posizioni a tempo indeterminato aumentano in modo molto modesto, crescono le posizioni in somministrazione e i lavori intermittenti, diminuisce il numero medio di giornate retribuite, crescono i contratti di breve e brevissima durata. La linea di tendenza è chiara: cresce lo sfruttamento e diminuiscono i diritti.

Contro la repressione del sindacalismo di base

Il 19 luglio a Piacenza militanti del sindacalismo di base (SI Cobas e Usb) sono stati di nuovo sottoposti a misure cautelari. La Procura riprende una impostazione già smentita dai giudici e si spinge a configurare le organizzazioni sindacali come associazioni a delinquere. È un attacco senza precedenti – come denuncia un appello di intellettuali e giuristi – contro i diritti dei lavoratori nel settore della logistica.

Precariato, welfare e PNRR

A partire della legge Treu le pubbliche amministrazioni hanno preso ad assumere precari e a patrocinare accordi con il privato, profit e no profit, cui sono state esternalizzate porzioni crescenti di welfare. Con gli effetti ben noti. Oggi una pioggia di denaro sta per arrivare su questo welfare aziendalistico e clientelare. Se non si volta pagina, non basteranno i soldi a migliorare la situazione.

Il rifiuto del lavoro tra “miserie del presente e ricchezza del possibile”

Dal 2019 ad oggi sono circa un milione le persone che in Italia hanno deciso di lasciare il proprio lavoro. E molte di più in altri paesi dell’occidente. Ciò riapre il dibattito sul senso del lavoro (modo per guadagnarsi da vivere, attività necessaria per l’esistenza della società o impegno gratificante in sé) e sulla necessità della sua valenza produttiva.

Tra “pirati” e “corsari” l’arrembaggio ai salari

Il tema del salario minimo per legge come antidoto (almeno parziale) al lavoro povero è da tempo all’ordine del giorno, accompagnato da rifiuti pregiudiziali o ideologici anche da parte sindacale. Rifiuti a dir poco sorprendenti e che rischiano di determinare una irreversibile rottura con una parte significativa del mondo del lavoro, sempre più priva di rappresentanza sia politica che sindacale.