Nonostante le apparenze la competenza per la famigerata “chiusura dei porti” spetterebbe a lui, Danilo Toninelli, in quanto titolare del Ministero per le Infrastrutture. Il primo giorno della “crisi” per l’Aquarius, l’11 giugno, uscendo dal vertice di Palazzo Chigi, intercettato da quelli di Mentana, in diretta, ha detto: «penso di aver dimostrato che abbiamo dimostrato una grande serietà». E poi: «Abbiamo chiesto a Malta di aprire questi porti a La Valletta e per farlo siamo stati costretti a dare mandato – io sottoscritto l’ho dovuto fare – alla Capitaneria di porto che stava accompagnando l’Ong Aquarius di fermarsi nelle acque maltesi. Perché? Per la sicurezza delle persone che erano a bordo, perché il porto più vicino era quello di Malta» [si veda Tutte le fregnacce di Toninelli sulla Aquarius su NeXt]
La sera dello stesso giorno una nota del Ministero delle Infrastrutture diffusa spiegava che «Finché non avremo riscontro formale a queste nostre legittime richieste e al fine di garantire un più celere e sicuro approdo nel porto attualmente più vicino,non potremo autorizzare l’ingresso in acque italiane di Aquarius».
Il giorno dopo, intervenendo a Circo Massimo su Radio Capital dichiarerà che «non è mai stata all’ordine del giorno la chiusura dei porti italiani», aggiungendo che c’è «una condivisione totale all’interno del governo sulle soluzioni al problema dei migranti» nello stesso momento in cui Matteo Salvini annunciava urbi et orbi che “i porti italiani resteranno chiusi alle ONG”!!!
Ha anche aggiunto, in perfetto stile orwelliano, che «il business dell’immigrazione non è più un business», e che “ora l’immigrazione verrà gestita nella legalità” (sic).
Danilo è anche quello che aveva capito tutto sulla flat tax
E anche sui rapporti col PD non scherzava: