Valter Giuliano, giornalista professionista, Accademico dell’agricoltura, è stato presidente nazionale della “Pro Natura”, consigliere della Regione Piemonte e assessore alla cultura della Provincia di Torino. È consigliere comunale di Ostana, dove ha fatto nascere il “Premio Ostana. Scritture in lingua madre / Escrituras en lenga maire”. Già direttore di “ALP”, ha fondato e diretto “Passaggi e Sconfini”. Direttore responsabile di “Natura e Società” e di “ Obiettivo Ambiente”, dirige “Segusium. Arte e storia della Valle di Susa”.
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La biblioteca di riferimento per un buon ambientalista è ricca e composita, a partire dall’antichità. Ma è con il secolo scorso che si arricchisce di una serie di testi imprescindibili per la costruzione di un progetto basato su solide radici, che consenta di affrontare un futuro denso di incognite determinate dai ritardi nel cogliere la necessità di tornare a vivere in armonia con l’ambiente naturale di cui siamo parte.
La recente conclusione, alla Reggia di Venaria, delle manifestazioni per il centenario dei primi parchi nazionali d’Italia, quelli del Gran Paradiso e d’Abruzzo (oggi Abruzzo Lazio e Molise), lascia intatte le preoccupazioni del mondo ambientalista per il futuro dei parchi e delle aree protette del Paese, fondamentale elemento di salvaguardia della biodiversità.
Al netto di una persistente retorica della montagna che esalta improbabili reinsediamenti romantici, pur ammirevoli, non mancano episodi di giovani che investono il loro futuro nel ritorno, almeno parziale, ai pascoli alpini. Succede, per esempio, a Ostana, piccolo centro di 84 abitanti nella Val Po in provincia di Cuneo, dove sono attivi e fiorenti dei caseifici gestiti da giovani che hanno scelto la montagna.
Nel dibattito al Parlamento europeo sulla legge per il ripristino della natura il Governo italiano è stato la punta di diamante del blocco conservatore meritandosi ancora una volta l’ultimo posto sulle politiche ambientali. Alla fine la legge è passata per il rotto della cuffia. Ma nelle elezioni europee del prossimo anno se i progressisti non faranno fronte comune sul punto si rischierà il disastro.
Torino è nota per le sue alberate e per la collina, polmone verde esteso e importante ma non in grado, da solo, di dare una risposta efficace alla domanda di natura. Così la città è scivolata all’ultimo posto nella classifica del verde nei capoluoghi di Regione. Ora è alla vigilia di un nuovo piano regolatore che dovrebbe restituirle un’anima ma, sul verde, ci sono molti segnali poco incoraggianti.
A fianco delle concessioni balneari ce ne sono altre, ugualmente scandalose, di cui non si parla: quelle per l’imbottigliamento delle acque minerali e lo sfruttamento di quelle termali, da cui lo Stato incassa canoni ridicoli a fronte di un mercato in cui i privati accumulano profitti ingenti. E ciò in uno scenario globale nel quale si assiste addirittura alla finanziarizzazione dell’acqua. Non è poco, soprattutto in tempi di siccità.
“Il cantiere del pianeta”. È questa l’allucinante definizione data al futuro dell’Ucraina mentre ancora la guerra miete, ogni giorno, vittime innocenti. Eppure è stato ripreso, in declinazioni più o meno simili da tutti gli organi di stampa principali, televisioni di Stato comprese. Senza pudore alcuno, senza alcuna riflessione etica o almeno critica per una affermazione, e il pensiero che la sottende, che sono devastanti.
Di Adriano Olivetti sono noti l’impegno per una fabbrica a misura d’uomo e l’eclettismo che gli consentì di spaziare dalla sociologia alla psicologia, dall’architettura all’editoria, dall’urbanistica alla politica… Meno conosciuti – e per questo meritevoli di essere segnalati – sono il suo interesse per l’agricoltura e le imprese (di assoluta modernità) promosse nel settore, importanti non solo per il Canavese, suo territorio di elezione.
Un’installazione dell’artista giordano Lawrence Abu Hamdan alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino documenta il rumore costantemente presente nei cieli del Libano per voli di aerei militari israeliani. È un’occasione di arte contemporanea e al contempo di giornalismo civile partecipato, che rende evidente il concetto di “violenza atmosferica” in cui l’utilizzo del rumore diviene strumento di oppressione.
La Costituzione, se la si legge con mente sgombra, insegna la strada giusta. Per prima cosa essa afferma che le pene non possono essere contrarie al senso di umanità. Quindi è consapevole che la pena è per sua natura sofferenza, ma necessaria. Ma, poi, va oltre. La pena, per quanto severa, incontra il limite dell’umanità, e questo limite si oppone all’ergastolo ostativo, cioè al “fine pena mai”.