Valter Giuliano, giornalista e ambientalista, è stato presidente della Federazione Nazionale “Pro Natura”, consigliere della Regione Piemonte e assessore della Provincia di Torino con deleghe a cultura, parchi, montagne e minoranze linguistiche. È consigliere comunale di Ostana, dove cura la manifestazione “Premio Ostana. Scritture in lingua madre / Escrituras en lenga maire”. È direttore di “PASSAGGI e Sconfini. Periodico di natura, cultura, arte e tradizioni del Nord-Ovest”.
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Per la transizione ecologica serve anche un dialogo tra cultura scientifica e tradizione umanistica. Un luogo dove attivarlo, a Torino, c’è. È l’ex palazzo del lavoro di Italia ‘61 realizzato su progetto di Pierluigi Nervi, in cui l’architettura e l’ingegneria sono state capaci di essere sintesi tra i due pensieri. Esiste anche un progetto al riguardo ma in pochi sembrano ricordarlo.
L’ecologismo o è conflittuale o non è, e l’ecologia non sostenuta da un cambio di visione dell’economia è nulla più che un imbroglio. Si parla tanto di transizione ecologica, ma valutati i protagonisti cui è stata affidata, è assai probabile che essa si riduca a una transizione tecnologica fonte di ulteriore degrado. Mentre la new generation rischia di essere la last generation.
Ha senso lamentare il calo delle nascite nel nostro Paese? In una dimensione globale certamente no. A fine Settecento c’erano, nel mondo, 750 milioni di persone. Oggi siamo 7,5 miliardi in attesa di arrivare, nel 2100, a 10 miliardi. E non ci sono risorse per tutti. Sarebbe il caso di affrontare il problema con razionalità e senza retorica.
Evocare genericamente la transizione ecologica è l’ennesimo camuffamento di un sistema economico che ci sta portando alla catastrofe. Non bastano la digitalizzazione o una conversione energetica tutta da definire se si alimentano acriticamente i consumi e si prosegue nella incessante produzione di tutto, anche di ciò che non serve.
Pensare e programmare il futuro non può prescindere dal salvaguardare il passato. Ma tutto fa pensare che il Paese sia ancora legato alla sindrome del geometra che, di fronte al dubbio se restaurare casa o farne una nuova, sceglieva comunque la seconda opzione, incurante della qualità dell’opera e dei danni prodotti.
Crescita infinita su un pianeta finito: è questa la lungimiranza delle imprese e degli organi di informazione nelle loro mani. La politica a rimorchio. Ormai inutile orpello di una finta democrazia chiamata a registrare decisioni prese altrove. Una macchina infernale in corsa verso un destino che la porterà a sbattere.
La Triennale di Milano ha scelto come tema “Broken Nature”. Una visita è una liberatoria immersione nell’universo delle tematiche ambientali, utili a comprendere la complessità dei sistemi che compongono il pianeta e la necessità, per la sopravvivenza dell’umanità, di riformulare il mondo.
Ostana è un borgo di montagna, appena sotto il Monviso, a 1300 metri sul livello del mare. Quasi 1200 abitanti nei primi anni del Novecento, ha oggi poco più di 40 abitanti effettivi ma, grazie al loro impegno, si propone come simbolo di incontro tra culture e di rinascita delle Terre alte, quell’oltre 50% di territorio italiano da sempre trascurato.