Angelo Tartaglia è professore emerito di Fisica presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino. Si occupa, tra l’altro, di impatto delle attività umane sull’ambiente, di effetto serra e di perturbazioni dell’atmosfera generate da immissioni di gas. Da anni è impegnato nell’applicazione della logica dei sistemi ai problemi trasportistici, con particolare riferimento al progetto delle ferrovie ad Alta Velocità. È consulente della Unione Montana Val Susa e del Comune di Torino sulle questioni del TAV.
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L’emergenza climatica globale e le conseguenze della guerra richiedono interventi radicali. Ma il governo e i poteri forti dell’economia preannunciano nucleare, trivelle, carbone e idrogeno pur di non mettere in dubbio il sistema economico e il modello di crescita infinita. Se vogliamo evitare il tracollo c’è una sola strada: cambiare strada (e ministro).
L’impennata dei prezzi delle bollette è dovuta a ragioni geopolitiche e a operazioni speculative sui mercati finanziari. Ma è un fatto che le fonti tradizionali di energia sono limitate e sempre più costose. Per il futuro non ci sono alternative: occorre ridurre drasticamente l’uso di energia e puntare sulle rinnovabili. È possibile, mentre non sono una soluzione né il gas né il nucleare.
Trenitalia ha aperto un nuovo collegamento tra Milano e Parigi, passando per Torino. I Frecciarossa 1000, percorrendo la linea storica e il “tunnel Cavour”, arriveranno nella capitale francese in 6 ore. Il Tav, con una spesa di 30 miliardi e milioni di tonnellate di emissioni climalteranti, potrà anticipare di mezz’ora un giro di cancan al Moulin Rouge. A chiedersi se ne vale la pena non sono solo i valsusini.
Il Governo dice che vuol fare sul serio e che, entro il 2030, ridurrà le emissioni climalteranti del 55%. Eppure continua a sostenere a spada tratta la Torino-Lione, anche se lo scavo del suo tunnel di base comporterebbe, secondo gli stessi proponenti, un’emissione di CO2 pari a 10 milioni di tonnellate. Che abbia ragione Greta e che sia tutto un blah, blah, blah?
Di nuovo si affaccia, sia pure in tempi medi, il nucleare. Lo invoca il ministro Cingolani e lo prospetta l’ENI versione green. Le promesse e le assicurazioni sono tante: un’energia pulita, sicura e inesauribile. In realtà non è così. Nulla di tutto questo è assicurato e nessun miracolo tecnologico può consentire la crescita infinita e sicura in un mondo finito.
Il neoministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, si è cimentato, prima della nomina, con un libro sul tema. Testo interessante, che sottolinea l’insufficienza dell’innovazione tecnologica a risolvere i problemi ambientali e sociali. Vedremo se quelle affermazioni avranno un seguito nella attività di governo.
“Dentro la zona rossa” di Francesco Fantuzzi e Franco Motta ha il pregio del realismo. Se siamo costretti a rallentare, la situazione ambientale del pianeta migliora visibilmente e rapidamente, se ci lanciamo nella “ripresa” e sogniamo un “rilancio”, la situazione peggiora e il virus ci dà un’altra botta. Eppure, pare proprio che non vogliamo imparare la lezione e cambiare davvero qualcosa.
Dopo il Parlamento anche il Consiglio Europeo ha deciso che entro il 2030 le emissioni di gas climalteranti devono essere ridotte del 55%. Ottima risoluzione se non fosse che, parallelamente, l’Europa continua a finanziare TAV e grandi opere, che vanno in direzione opposta realizzando dei veri e propri crimini ambientali.
Ora lo scrivono anche i consulenti della Corte dei Conti europea: i dati e le previsioni utilizzati dai proponenti la Torino-Lione per sostenere l’opera sono stati sistematicamente gonfiati al fine di convincere i vertici istituzionali e l’opinione pubblica. Di più, «come un tunnel ferroviario, sia pure di 54 km, possa avere gli effetti indicati sull’insieme dei traffici è un mistero».
L’ultima sortita del premier e della ministra alle infrastrutture è la messa in campo, in alternativa al mitico ponte, di un tunnel sotto lo stretto di Messina. Il caldo di agosto ci ha messo del suo ma più ancora contano le pressioni di Confindustria. Secondo l’antico e sempre attuale detto «Franza o Spagna» con quel che segue.