Michele Sferlinga studia presso l’Università degli studi di Torino.
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L’ultimo rapporto di Oxfam conferma un dato rimosso dai più: la pandemia ha acuito in maniera netta il poderoso divario presente tra le fasce della popolazione ricche e quelle povere, facendo correre in maniera incontrollata il «virus della diseguaglianza». L’antidoto non può che essere un modello di vita diverso basato sull’uguaglianza come principio a cui devono informarsi tutti gli altri valori.
Stabilità, rapidità, efficienza, necessità, urgenza. Sono alcune delle parole chiave che ruotano intorno allo «stile di governo» emergenziale. La speranza è che esso non si traduca in una improvvida «nostalgia per Cincinnato» che, come la nostra storia recente insegna, non fa bene alla democrazia, alle libertà e ai diritti.
Il tempo della pandemia propone un’impennata nel processo, da tempo in atto, di verticalizzazione della politica e di concentrazione dei poteri nelle mani del Governo. Il rischio è di avvicinarsi a una forma di democrazia decidente, incentrata su un unico soggetto, un leader carismatico che assuma le vesti di “capo democratico”.