Livio Pepino, già magistrato e presidente di Magistratura democratica, dirige attualmente le Edizioni Gruppo Abele. Da tempo studia e cerca di sperimentare, pratiche di democrazia dal basso e in difesa dell’ambiente e della società dai guasti delle grandi opere. Ha scritto, tra l’altro, "Forti con i deboli" (Rizzoli, 2012), "Non solo un treno. La democrazia alla prova della Val Susa" (con Marco Revelli, Edizioni Gruppo Abele, 2012), "Prove di paura. Barbari, marginali, ribelli" (Edizioni Gruppo Abele, 2015) e "Il potere e la ribelle. Creonte o Antigone? Un dialogo" (con Nello Rossi, Edizioni Gruppo Abele, 2019).

Contenuti:

Il Governo della paura e l’alibi dell’insicurezza

Non ci sono solo premierato assoluto, deportazioni di migranti e precettazioni. C’è, a fianco, un nuovo disegno di legge che prevede la criminalizzazione della marginalità sociale, l’incremento della repressione del dissenso e del conflitto, il potenziamento e la blindatura del carcere e l’aumento dei poteri delle polizie. Non per dare più sicurezza ai cittadini ma per aprire la strada a una svolta autoritaria.

Gaza e il giornalismo che non c’è

Gaza muore sotto i bombardamenti e per mancanza di acqua, cibo, medicinali. In un audio messaggio una operatrice denuncia: «Qui di giornalisti non ce ne sono. Nessuno chiede di entrare nella striscia di Gaza. C’è chi è sempre stato molto attento ai bombardamenti russi sugli ucraini, farebbe tanto piacere vederlo qui, dove, nel silenzio del mondo, si sta consumando una catastrofe». La guerra si fa in molti modi: anche con assenze, silenzi e omissioni.

C’è un giudice a Reggio Calabria

C’è un giudice a Reggio Calabria. La Corte d’appello reggina ha assolto Mimmo Lucano da tutte le accuse, salvo un “peccato veniale” sanzionato con una pena condizionalmente sospesa. La serie impressionante di delitti (a cominciare dall’associazione a delinquere) per i quali Lucano era stato condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione (e i suoi coimputati a pene elevatissime) semplicemente non esiste.

Giudici, fascisti, cerchiobottisti

La canea politica e mediatica intorno alla vicenda della giudice catanese Iolanda Apostolico continua. E la maggioranza di governo alza il tiro spingendosi a chiederne le dimissioni o l’allontanamento. La motivazione è che la partecipazione a manifestazioni incrina la terzietà del giudice. Affermazione priva di qualsivoglia fondamento ma diventata ormai un (non disinteressato) luogo comune, anche a sinistra.

Toghe rosse e calzini azzurri

Una giudice, a Catania, assume una decisione sgradita al Governo. La presidente del Consiglio e il ministro Salvini insorgono e la attaccano violentemente sul piano personale. Spunta anche un video che la ritrae in una manifestazione risalente a cinque anni prima. La finalità è chiara: delegittimare la giudice per condizionare i suoi colleghi e creare un clima di consenso a una modifica dello status dei magistrati che ne limiti l’indipendenza.

Educare la città: un’esperienza

C’è chi dice che il “decreto Caivano” e le operazioni di polizia promosse dal Governo nei giorni scorsi, pur non risolutive, sono, almeno, un segnale di attenzione e un inizio, mentre i critici non sanno proporre nulla. Non è così. Ci sono state (e ci sono) nel Paese esperienze virtuose (e ignorate) di contrasto della devianza giovanile con esiti di grande rilievo. Una di queste è stata realizzata, anni fa, a Torino.

La politica e le parole violentate

«Il salario minimo per legge rischia di peggiorare la situazione dei lavoratori». Questa la paradossale parola d’ordine ripetuta all’unisono dalla presidente del Consiglio e dalla maggioranza. A dimostrazione che il senso e la razionalità delle parole e dei concetti non hanno più alcun rilievo mentre ciò che importa è la loro immissione nel dibattito pubblico e la loro ripetizione ossessiva.

Punire i poveri e criminalizzare il dissenso

Non viviamo in uno stato di polizia, ma siamo immersi in uno stato diseguale e repressivo che si dilata a dismisura. Ne sono espressione – in parallelo con la soppressione del reddito di cittadinanza, la stretta sui migranti e la mancata adozione di un salario minimo per legge – due proposte di legge in corso di approvazione sulle occupazioni abusive di alloggi altrui e sull’imbrattamento di beni culturali.

Un giudice “pericoloso” o un ritorno agli anni ’50?

Emilio Sirianni è un magistrato di indiscusse capacità professionali ma ha solidarizzato con Mimmo Lucano e criticato, in conversazioni con lui, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Per questo non è stato confermato dal Csm nell’attuale incarico. Incredibile ma vero: segnale, insieme, di ottusità burocratica e di volontà di normalizzare la magistratura, riportandola alla condizione di subalternità degli anni ’50.