Olivier Turquet è coordinatore della redazione italiana dell’agenzia di stampa Pressenza.
Contenuti:
In questi giorni a Roma si sono contrapposti due mondi: i potenti della terra, che hanno ripetuto i riti e le parole di sempre accompagnati da qualche concessione verbale, e alcuni spezzoni di movimenti impegnati a costruire un futuro diverso, amico della propria casa e in armonia con tutti gli abitanti del pianeta. La distanza è, ancora una volta, abissale e incolmabile.
A Idlib e in Rojava la Turchia sostiene quanto resta dell’Isis, soffoca le esperienze libertarie dei curdi e ha già provocato mezzo milione di profughi. La rivoluzione democratica del Rojava è sola e senza appoggi nel mondo mentre i movimenti di solidarietà internazionale non sono in grado di fare pressioni sui propri governi.
Ho qualche buon motivo per trattare male le persone? No. Quando tratto male qualcuno potrei riflettere e trovare un’altra soluzione. Il problema – aggiungo – non è individuale, è sociale. Questa, a ben guardare, è la chiave per organizzarsi insieme e costruire quel nuovo mondo che è sempre più urgente e necessario.