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Andrea Morniroli, da 30 anni impegnato nelle politiche di welfare a Napoli, è socio della cooperativa Dedalus, in cui si occupa principalmente di migranti e di contrasto della povertà. È stato assessore alle politiche sociali del comune di Giugliano in Campania. È portavoce della Piattaforma Nazionale Anti-tratta ed è responsabile dello Staff del Forum Diseguaglianze Diversità.
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La narrazione corrente è che il reddito di cittadinanza sia una «misura da divano». Non è così. In tutto il mondo esso non serve a trovare lavoro, ma ad aiutare le persone in difficoltà a sopravvivere, a non accettare lavori non dignitosi, a investire davvero, con testa e impegno, in un percorso di vita.
Anche in Campania si avvicinano le elezioni. Ma a sinistra e nel campo democratico non ci sono forze in grado di dare risposta alla crisi sociale, oggi più grave che mai. Di qui un’iniziativa che guarda lontano, alle elezioni comunali di Napoli del 2021. Per non arrivare ancora una volta impreparati occorre partire subito.
L’uscita di Salvini dal Viminale è fonte di sollievo per chiunque non consideri normali le disuguaglianze e la povertà. Ma ci troveremmo in una situazione ancor più grave se il nuovo Governo scegliesse la strada di “un’ordinata gestione degli affari” e pensasse che il popolo italiano si raccolga felice attorno allo scampato pericolo.
I think tank sono da anni protagonisti nella elaborazione di proposte politiche ma possono esserlo anche come strumenti di accompagnamento nella gestione e nell’operatività dei servizi sociali. Perché il primo disinvestimento sul welfare non è stato economico ma culturale. E da lì occorre ripartire.
Il Paese si sta abituando all’orrore e sembra riconoscersi come popolo solo con l’individuazione di un nemico (i migranti, i marginali) su cui scaricare frustrazioni e odio. Per invertire la tendenza occorre ricominciare a parlare con gli ultimi e i penultimi (i poveri e gli impoveriti).
Anche nel cuore di Napoli le politiche migratorie degli ultimi governi, centrate sul contenimento e sulla gestione dell’emergenza, hanno incrinato la tradizione di accoglienza e fatto emergere, per la prima volta, spinte verso la discriminazione e il rifiuto. Ma qualcosa, dal basso, si muove.