la politica puntoacapo
Nonostante codici di condotta, tempeste politiche, campagne diffamatorie, inchieste penali, porti chiusi, sequestri, confische, detenzioni amministrative, quarantene selettive, lunghe attese in mare, divieti di ingresso o transito le imbarcazioni umanitarie continuano ad aumentare e a solcare il mare. Dodici navi, sei barche, tre aerei, un centralino. Tanti nemici, migliaia di sostenitori.
«Una “nave pirata” contravviene alle norme internazionali ed esercita violenza su imbarcazioni e persone che solcano il mare. Le navi delle ONG, invece, salvano vite. Qui parliamo di persone che soccorrono altre persone. Come in terremoti, pandemie, guerre. Il soccorso è un’emergenza che comincia quando prendo a bordo persone in pericolo e si conclude quando toccano terra. In un porto vicino e sicuro».
Il 25 ottobre, in non casuale contemporaneità con la fiducia accordata dalla Camera al governo Meloni, la polizia ha disperso con ingiustificata violenza gli studenti e le studentesse della Sapienza intenti a protestare contro un’iniziativa del movimento post-fascista Azione Universitaria. La reazione è stata immediata: prima il grido “Vostro il governo, nostra la rabbia”, poi l’occupazione di Scienze politiche.
In queste ore Facebook sta oscurando le pagine di alcune testate che informano o solidarizzano con i curdi del Rojava. È una campagna di epurazione senza precedenti a sostegno del regime di Erdogan che, per evitare l’isolamento, ha bisogno di ridurre al silenzio le voci di opposizione anche all’estero.
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