Mauro Volpi è docente di diritto costituzionale nell’Università di Perugia. Già preside della facoltà di Giurisprudenza e componente laico del Consiglio superiore della magistratura, è attualmente impegnato nell’ANPI e nel Coordinamento per la democrazia costituzionale.
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Il presidenzialismo, oggi riproposto dalla destra, ha, nella realtà italiana, controindicazioni insuperabili: per il contesto culturale e politico, per il connesso ridimensionamento dei poteri di garanzia, per le ricadute sulla prima parte della Costituzione, per l’indebolimento dei corpi intermedi, per il rischio di derive autoritarie. Assai più produttivo (e possibile) è razionalizzare la forma di governo parlamentare.
La coalizione di Governo ha nel suo programma il presidenzialismo, considerato produttivo di un sistema politico bipolare e di una solida maggioranza parlamentare. Non è, in realtà, così, come dimostra l’involuzione dei due principali modelli di riferimento: quello degli Stati Uniti e quello francese, entrambi in profonda crisi, sia sul piano della governabilità che su quello della rappresentanza.
Il referendum abrogativo non gode di buona salute. Lo dimostrano la sua torsione in senso manipolativo e il mancato raggiungimento del quorum in tutte le consultazioni degli ultimi 25 anni, salvo quelle del 2011. Per invertire la tendenza occorrono, insieme, “aggiustamenti” normativi e un rafforzamento del Parlamento che eviti di scaricare sul referendum questioni non risolte nella sede naturale.
Politici e giornalisti vanno pazzi per il semipresidenzialismo alla francese, magari intrecciato con la variante Giorgetti. A torto. Il modello, infatti, è impraticabile a Costituzione invariata e politicamente pericoloso perché disincentiva la partecipazione, marginalizza ulteriormente il Parlamento ed esalta la tendenza, già così diffusa, ad affidarsi a “uomini della provvidenza”.
A Perugia, nel Mercato coperto, sono stati restaurati e messi in bella mostra due fasci littori: non opere d’arte ma simboli del fascismo, riesumati dopo 70 anni. La reazione delle forze democratiche è stata immediata. È un buon segno, in contrasto con la benevola tolleranza delle istituzioni locali, incapaci di cogliere la pericolosità attuale del fascismo.