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Davide Lovisolo è stato docente di Fisiologia all'Università di Torino dal 1968 al 2015. Dal 1968 ha militato nei movimenti di base, è stato attivista politico in Avanguardia Operaia e poi in Democrazia Proletaria fino al 1978; dal 1980 al 1991 ha militato nel PCI. È stato uno dei responsabili del movimento per il diritto alla casa a Torino negli anni Settanta, delegato sindacale e esponente del Coordinamento Genitori torinese dal 1992 all'inizio degli anni 2000. Da anni è attivo nella cooperazione sociale.
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Nell’industria di lavorazione della carne negli Stati Uniti c’è sistema di controllo dei lavoratori terribile: ogni giorno di assenza è un punto; con un certo numero di punti sei licenziato. Così, nonostante il Covid, molti vanno a lavorare nonostante sintomi di infezione. E c’è chi scommette su quanti lavoratori si ammaleranno.
Negli Stati Uniti la salute della sinistra radicale dopo l’esito elettorale non è gran che buona. Le formazioni progressiste e socialiste, superata la delusione per la sconfitta di Sanders nelle primarie, si sono impegnate a sostegno di Biden. Ma oggi sono in difficoltà nell’organizzare mobilitazione sul territorio e un’efficace pressione dal basso sull’Amministrazione Biden.
L’esito, pur parziale, delle primarie è chiaro. Dopo il successo iniziale, Bernie Sanders esce di scena. È paradossale che in un momento come questo, il candidato che ha fondato la sua battaglia sul servizio sanitario universale sia fuori gioco. Ma questo rivela problemi e contraddizioni che non riguardano solo gli USA.
La letteratura internazionale sui cambiamenti climatici è ormai ampia e approfondita. Intanto, mentre le conferenze internazionali inanellano fallimenti i temi ambientali emergono in primo piano, per esempio, nella campagna per le presidenziali degli Stati Uniti. Per un punto sulla situazione ecco una rassegna bibliografica.
Dopo sei settimane di sciopero i 50.000 lavoratori della General Motors hanno approvato, con una maggioranza del 57%, un accordo al ribasso, che non accoglie le principali richieste di una lotta lunga e dura. A determinare questo esito deludente sono stati la sfiducia nel sindacato e il mancato appoggio della politica istituzionale.
Dal 16 settembre i 50.000 lavoratori della General Motors sono, per la prima volta dal 2007, in sciopero. L’agitazione nasce dal basso, in assenza del sindacato, e ha per oggetto il salario, le condizioni di lavoro e la difesa dell’occupazione. Sullo sfondo il tema del rapporto tra lavoro e tutela ambientale.
La discussione è, almeno, iniziata. La proposta di Alexandria Ocasio-Cortez e Edward Markey di un nuovo New Deal con investimenti pubblici finalizzati alla tutela dell’ambiente e alla riconversione delle attività economiche a forte impatto sul clima divide anche il sindacato. Ma meno di quanto sembra.
Nel novembre 2012, alcune centinaia di lavoratori dei fast-food di New York sono scesi in sciopero per rivendicare un salario minimo di 15$. Da allora si è fatta molta strada fino all’approvazione da parte della Camera, il 16 luglio, di una legge in tal senso (seppur ad applicazione graduale e differita). A dimostrazione che la lotta paga.
I partiti politici sono “morti che camminano” e l’associazionismo, pur vitale, è frantumato. Che fare? Intanto si potrebbe cominciare, a livello locale, a costruire momenti strutturati di confronto fra i movimenti e a creare momenti di elaborazione e formazione comune. Forse è poco, ma è, almeno, un punto di partenza.
I dati grezzi: alla Camera c’è ora una maggioranza democratica, mentre il Senato è rimasto in mano ai Repubblicani, anzi questi hanno conquistato nuovi seggi. L’ondata “blu” (il colore dei …