Lorenzo Guadagnucci, giornalista e blogger, lavora al “Quotidiano nazionale” (Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno). Durante il G8 di Genova del luglio 2001 fu tra i giovani percossi e arrestati nella suola Diaz. Fondatore e animatore del Comitato verità e giustizia per Genova ha scritto, con Vittorio Agnoletto, “L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 di Genova” (2011).
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Il post-pandemia sarà denso di pericoli: la “shock-economy” esaspera il peggio del sistema neoliberale e sa come sfruttare guerre e catastrofi. Oggi siamo chiamati a resistere, a manifestare pensiero critico; domani ci sarà da lottare, creando una grande coalizione, un movimento globale per il cambiamento e l’abbandono di questa «economia che uccide»
Viktor Orban ha ottenuto dal Parlamento ungherese i pieni poteri per combattere l’epidemia di Coronavirus. È una sorta di “golpe bianco” che ricorda esperienze autoritarie del secolo scorso. Non è il primo “strappo” di Orban alle regole democratiche. E ancora una volta c’è, anche in Italia, chi lo sostiene.
La pandemia è un grido di dolore degli ecosistemi, o forse una vendetta, di certo è una lezione. Dobbiamo prendere appunti, come un buon allievo di fronte a un maestro eloquente e preparato. Il maestro è il Coronavirus e parla per conto di madre natura.
Stefano Cucchi incontrò 140 persone nel calvario seguito all’arresto e concluso con la morte, fra caserme, celle di sicurezza, infermerie, camere d’ospedale, tribunali, mezzi di trasporto. Com’è possibile che un cittadino in stato d’arresto, segnato dalla violenza, sia trattato con tanta indifferenza?
È una delle prime volte, nel nostro Paese. Quindici agenti di polizia penitenziaria di San Gimignano sono indagati per il delitto di tortura. Ciò avviene in base a una legge del 2017, pur minimalista e insufficiente. La tortura è fra noi e finora non è stata contrastata in modo adeguato sul piano politico e culturale.
Nel romanzo di Camilleri “Il giro di boa” il commissario Montalbano esprime rabbia e vergogna per l’operato della polizia al G8 di Genova del luglio 2001. È l’unico poliziotto importante a dire la verità: per la precisa ragione che è un poliziotto inesistente, ché la polizia reale non ha mai rinnegato gli atti e i fatti della Diaz.
A Genova il 20 luglio si presentano di solito, per ricordare, poche centinaia di persone, ma molte, molte di più sanno, a dispetto della rimozione pubblica, che Genova G8 è parte della memoria e dell’identità collettiva di un bel pezzo d’Italia. Genova G8 è un lievito, anche in questo terribile 2019.
L’attacco personale al giudice che ha emesso un provvedimento sgradito è ormai un classico per il Ministro dell’interno Salvini. Come sempre non importano i fatti. Ma non è questo il punto. L’obiettivo è intimidire quel giudice e, soprattutto, i suoi colleghi per ottenere conformismo e acquiescenza.
Il pestaggio, a Genova, del giornalista di “Repubblica” non è un atto isolato. La mente va a quanto accaduto nelle stesse strade nel luglio 2001 e poi in decine di altri luoghi. Nulla è cambiato da allora. E le responsabilità dei vertici istituzionali e della politica sono sotto gli occhi di tutti.
La stagione dei sindaci-sceriffo non tramonta mai e anzi si rinnova di continuo da oltre un decennio. A volte riscoprendo un vecchio amore: le zone rosse. Il panorama spazia da piccoli paesi come Calolziocorte a grandi città come Firenze e ai sindaci (di destra e di centro sinistra) si affiancano i prefetti.