Luca Giunti, naturalista e guardiaparco sulle Alpi piemontesi, si occupa per lavoro di ricerche scientifiche, di educazione ambientale e di valutazioni di impatto ambientale. Ha pubblicato alcuni volumi fotografici e divulgativi e articoli scientifici, tra l’altro sulla linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.
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Tutti, competenti e incompetenti, dicono la loro sul destino dell’orsa JJ4 che in Trentino, forse preoccupata per la sicurezza dei propri cuccioli, ha aggredito e ucciso Andrea Papi mentre correva nel bosco. Se ne discute come se l’orsa fosse un essere umano e avesse senso, per lei, discettare di “punizione”. Io di risposte certe non ne ho, ma vorrei che si parlasse un po’ di più di noi: di adeguatezza dei progetti, di educazione, di informazione.
I fatti lo confermano: la Torino-Lione è inutile, devasta l’ambiente, costa tantissimo, è truffaldina. Forse ha anche obiettivi militari. Se mai la si facesse la Val Susa sarebbe deturpata per almeno 12 anni da cantieri attivi per qualche settimana e poi fermi per mesi, ma sempre presidiati da esercito e forze dell’ordine. Cari amministratori, vi stanno imbrogliando, ci stanno truffando!
Un’altra zona della Val Susa militarizzata, nel comune di San Didero. È l’ultima tappa di un percorso trentennale di spreco di denaro pubblico e di mancato ascolto dei territori e degli amministratori locali. La reazione, ancora una volta, è stata immediata e forte. Inevitabile quando la legalità (eventuale) si scontra con la giustizia.
A denti stretti lo ammette persino qualche tifoso. La Torino-Lione è indifendibile, superata. Chi la sostiene usa soltanto più argomenti reazionari e dottrinali. Sembra di ascoltare le tesi del Sant’Uffizio contro Galileo Galilei. Dogma contro scienza. Siamo alle crociate: «Deus vult!», dio lo vuole…
In Danimarca si abbattono 15 milioni di visoni perché potenzialmente infettati dal virus. Uno sterminio pianificato. Un’aberrazione che si accompagna agli stermini silenziosi quotidiani. Qualcuno si indigna. Ma poi tutto continua come prima. Il nostro stile di vita non è gratis. Ci costa l’anima.
Ancora un’ultima riflessione da un guardaparco della Val Susa. Perché ci ostiniamo a scrivere pensierini su questa storia del Covid-19? Per non fare come le tre scimmiette «non vedo non sento non parlo». Perché senza la folla sfuocante e nel silenzio inusuale possiamo vedere meglio di prima e anche provare a pensare.
Mantenersi adattabili invece di specializzarsi, diffondere invece di accentrare, essere flessibili anziché rigidi, tenere pronte opzioni diverse anziché seguire una sola direzione irreversibile. Sono gli assi vincenti nella partita della sopravvivenza attraverso i millenni. Forse sarebbe il caso di applicarli anche all’economia e all’organizzazione sociale.
Durante il servizio in quota, più solitario del solito, la testa del naturalista produce riflessioni in libertà. Sui confini, sulla vita e sulla morte, sulla “normalità”, sulla natura e i suoi spazi. E sul fatto che, in tempo di emergenza, la montagna e i parchi diventino un rifugio, indicativo della nostra incancellabile appartenenza.
«Il TAV è irreversibile!» proclama giulivo il presidente della Regione Piemonte, seguito da cortigiani e “madamine”. Ignora il presidente che l’irreversibilità è un disvalore. Irreversibile è termine che si addice alla morte, al coma, allo stupro, alla forca. O a disastri come quello del Titanic. Le è chiaro, presidente?
Bello, il lupo. Necessario, affascinante, evocativo. Ma anche problematico, spaventoso, diverso. Incastrato come nessun altro nel nostro immaginario collettivo, lo proteggiamo e lo mitizziamo, lo detestiamo e lo diffamiamo. Sotto sotto speriamo che diventi vegetariano…