Claudio Giorno è nato e vive a Borgone Susa da 70 anni, la metà dei quali trascorsi nel mondo delle grandi opere (nell’ufficio tecnico di progettazione, prima, e manutenzione, poi, di una concessionaria pubblica poi svenduta ai privati). Ambientalista militante in tutte le associazioni “storiche” si è presto convinto che l’aggressione al territorio e la corruzione che affligge il nostro paese sono le due facce (inseparabili) della stessa medaglia. Ha partecipato con Mario Cavargna – fondatore di “Pro Natura” – a tutte le lotte nate negli anni in Val di Susa. In particolare contro la speculazione edilizia e contro il traforo e l’autostrada del Frejus. Prova a portare (con scarso successo) la stessa sensibilità nella CGIL cui rimane iscritto per motivi del tutto irrazionali (come chi continua a tifare per la sua squadra del cuore). Ha partecipato – negli anni Novanta – alla fondazione del Comitato Habitat per la difesa del territorio e della vivibilità residua della Valle di Susa, da cui è nato il “movimento No TAV”. Cura il blog semiclandestino https://claudiogiorno.wordpress.com/
Contenuti:
Dicono che la nuova linea ferroviaria Torino-Lione toglierà i TIR dai paesi. È quanto dicevano, ieri, per l’autostrada. Eppure i TIR, magari per risparmiare i pedaggi, continuano ad attraversare la Val Susa e a provocare incidenti. Intanto si prospettano decine di licenziamenti in casa Sitaf, quell’autostrada che proprio come il TAV avrebbe dovuto garantire posti di lavoro per sempre…
Il varo del Frecciarossa1000 Milano-Parigi, per far concorrenza al TGV dei cugini francesi, mi ha ricordato il Trans Europe Express di 65 anni fa. Oggi il viaggio dura circa 7 ore, non così tanto meno di allora, in attesa di risparmiare altri 20 minuti nel 2032, se e dopo aver perforato una montagna. Ma, allora, perché dichiarare guerra a una valle e ai suoi abitanti?
Io a Riace ci sono stato, con tutta la famiglia, per toccare con mano l’esperienza straordinaria di Mimmo Lucano. E oggi mi viene spontaneo chiedere a prefetti e alti funzionari dello Stato: perché avete usato per anni la disponibilità del sindaco di Riace a risolvervi i problemi di accoglienza di profughi e migranti e poi, alla prima occasione, lo avete “scaricato”?
Quando trovate una notizia di “scorrettezze” o interessi privati in tema di grandi opere provate a digitare su Google i nomi delle persone implicate. Sorpresa! Spesso scoprirete che i nomi, le circostanze, i “lavori” sono sempre gli stessi: nei decenni, se non nei secoli fedeli. Tutt’al più c’è qualche figlio d’arte che ha sostituito il padre.
Nel sito del “Corriere della Sera” dell’ultimo dell’anno campeggia un’immagine che riecheggia la pubblicità del TAV. Ad essa si affianca un’intervista alla ministra dell’interno che invoca investimenti paventando, in difetto, turbolenze per l’ordine pubblico. Quasi ad anticipare una stagione di repressione di chi protesta. Difficile augurare buon 2021.
Un emendamento al “decreto semplificazioni” presentato dal M5Stelle e approvato a larga maggioranza in commissione al Senato, prevede che fino al 31 dicembre 2023 le grandi opere infrastrutturali potranno essere autorizzate senza il previo dibattito pubblico previsto dalla legge. Il partito del cemento festeggia!
La grottesca vicenda del tentativo – auspice la ministra De Micheli – di tenere insieme distanziamento fisico e riempimento dei treni ad alta velocità ha riproposto all’attenzione il ruolo dei ministri delle infrastrutture, tradizionalmente di nessun profilo professionale e di competenza tragicomicamente tendente a zero.
Chi ha vinto nello scontro tra i Benetton e il Governo in punto gestione delle autostrade? È presto per dirlo quando tutti cantano vittoria e i termini dell’accordo non sono ancora del tutto chiari. Ma ad essere fuori discussione sono i guasti prodotti dalle privatizzazioni e il ruolo ambiguo di Cassa Depositi e Prestiti.
Una singolare intervista dell’architetto Virano all’“Huffington Post” sulle responsabilità della burocrazia per i ritardi nella realizzazione della Torino-Lione rimette in primo piano gli interessi dei neo-proprietari della testata giornalistica nella partita per la spartizione degli agognati 1.250 miliardi dell’imminente piano infrastrutturale.
La giornata dell’ambiente ha visto il fiorire di belle parole. Come tutti gli anni. Poi è ricominciato il solito circo, con i protagonisti di sempre, nient’affatto indotti a ripensamenti dall’“incidente” del Coronavirus: l’Italia diventi un unico grande cantiere in mano a pochi fidati “general contractor”!