Gianluca Cinelli è dottore di ricerca in italianistica, ha studiato a Roma e a Cork ed è stato ricercatore della Alexander von Humboldt Stiftung presso l’università di Francoforte. Il suo principale interesse di ricerca è la relazione fra letteratura e storia, con particolare attenzione sugli aspetti etici e retorici di questo rapporto. Tra le sue pubblicazioni maggiori: Ermeneutica e scrittura autobiografica (Milano, 2008), Nuto Revelli (Torino, 2011), La questione del male in Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni (Leicester, 2015) e “Viandante, giungessi a Sparta”. Il modo memorialistico nella narrativa contemporanea (Roma, 2016). È autore di articoli scientifici su Primo Levi, Alessandro Manzoni, Mario Rigoni Stern e sulla memorialistica. Dal 2012 è attivo anche come autore di narrativa, con i volumi Fantasmi in Val d’Orcia (Cuneo, 2012) e La voce delle cose (Cuneo, 2017).
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L’improvvisa digitalizzazione della cultura prodotta dal virus si accompagna a una sorta di “crisi della presenza” e alla perdita della dimensione sociale: prendere parte agli eventi culturali “in presenza” permette infatti di condividere un’esperienza collettiva da cui derivano lo scambio di idee e opinioni, la solidificazione di relazioni interpersonali, perfino amicizie e relazioni sentimentali.
Già in Russia, nel 1943, Nuto aveva visto i deboli, i feriti e gli sfiniti che cadevano lungo la pista della ritirata nella steppa gelata. Nel dopoguerra della società del benessere Revelli vedeva altri deboli, spesso malati e anziani, abbandonati nelle loro baite di montagna. Resistenza è anche questo: mai nessuno sia lasciato indietro.