Vera Gheno, sociolinguista e traduttrice, insegna all’Università di Firenze, collaboratrice dell’Accademia della Crusca per vent’anni, dal luglio 2019 lavora per Zanichelli, di cui gestisce la parte linguistica del profilo Twitter.
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La mancata approvazione di un emendamento al regolamento del Senato sull’obbligo di un linguaggio inclusivo e i commenti che ne sono seguiti ripropongono all’attenzione la questione delle conseguenze sul pensiero comune dell’uso del maschile “sovraesteso”. Questione sottovalutata e irrisa ma cruciale ché le parole non sono neutre e manipolano la nostra visone del mondo.
Questo 25 aprile, festa della Liberazione, ci ricorda la nostra appartenenza a una società libera, democratica, fatta di esseri umani, ma ci indica anche la necessità di tornare a parteciparvi in maniera attiva, reale e fisica. Perché senza il contatto con il mondo e con gli altri esseri viventi siamo umani e liberi a metà.
Nei giorni scorsi l’ennesimo femminicidio ha riproposto il tema dell’informazione. Come dare le notizie in modo corretto senza ricorrere a stereotipi e a espressioni lesive della dignità della vittima? In realtà non è difficile. Esiste persino un “manifesto” ad hoc della Federazione dei giornalisti. Peccato che sia regolarmente disatteso.