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Francesco Fantuzzi, animatore del gruppo civico Reggio Città Aperta, consigliere della cooperativa di finanza mutualistica e solidale Mag6, è promotore di iniziative di partecipazione civica culturale e ambientalista nel settore dei beni comuni. Ha scritto da ultimo, con Franco Motta, "Dentro la zona rossa. Il virus, il tempo, il potere" (Sensibili alle foglie, 2020).
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Si comincia, sui media e nelle stanze della politica, a parlare di Natale agitando dubbi e speranze. Comunque sia, sarà un Natale diverso in cui anche i riti familiari verranno ridimensionati. Non sarà un male se diventerà un’occasione per invertire la corsa ai consumi e la sconsiderata tendenza della crescita infinita su un pianeta finito.
Nei due mesi del lockdown, autovetture, aeroplani, la maggior parte delle fonti di rumore è scomparsa dal nostro orizzonte sonoro. E ha fatto la sua comparsa, anche in città, il silenzio: una condizione esistenziale nuova e aliena per la società del rumore. Ma abbiamo imparato a non rompere quel silenzio, a non temerlo, a conviverci?
In questi due mesi la tecnologia ha offerto importanti opportunità di rapporti sociali e di attività didattiche e lavorative, riducendo i rischi di contagio. Ma, per altri versi, è apparso chiaro che essa, lungi dall’essere la medicina, è parte del problema posto dall’epidemia. Senza una sintesi ragionata e prudente non ne usciremo.
Tra i nostri stili di vita ce n’è uno che il Covid-19 ha sbattuto in prima pagina e che può essere devastante per la nostra salute: il consumo eccessivo di carne. Siamo di fronte al peggior amico dell’uomo (amico per il gusto, peggiore per le conseguenze). Se non lo ridurremo congruamente presto saranno nuovamente guai.
In questo periodo stiamo scoprendo quanto le nostre vite siano piene di cose superflue. Quando il tempo non è più scandito dal ritmo dell’economia, l’orologio biologico ricerca una nuova armonia che non è più data dal valore degli oggetti che possediamo, ma dal senso stesso di un tempo che sembra non trascorrere, sembra immoto.
La Zona rossa non è solo l’Italia. È ciò che il pianeta ha posto a propria tutela, tentando di mettere l’uomo in quarantena. Sperando che non sia troppo tardi e che questa drammatica vicenda ci offra, una volta usciti dalla quarantena, l’opportunità di cambiare finalmente rotta e stili di vita, di lavoro e di consumo.
La paura è stata la cifra della campagna elettorale in Emilia Romagna: paura dell’immigrato e del diverso diffusa a piene mani da Salvini (il vero competitore di Bonaccini); paura di Salvini, evocata da PD e Sardine. In positivo niente o assai poco. Una volta stappato il lambrusco bisognerà tornare a fare i conti con la realtà.
L’iniziativa reggiana delle sardine è stata importante e partecipata: una fiammella nel buio che ci circonda. Ma perché cacciare alcuni attivisti no biogas ed escludere il loro striscione? Non basta essere contro Salvini se contemporaneamente si avalla il modello economico bipartisan che sta devastando il territorio.
Non è vero, come dice il concetto di Antropocene, che tutta l’umanità è responsabile del disastro ambientale. Quest’ultimo è la conseguenza di una certa organizzazione dell’economia e del lavoro. In particolare dei processi di finanziarizzazione. Qui sta il nodo da affrontare per incidere sul pianeta e sulle nostre vite.