Mario Dogliani, già professore di Diritto costituzionale nell’Università di Torino, è socio dell’Accademia delle scienze di Torino e componente della direzione di numerose riviste giuridiche. È vicepresidente del Centro studi per la riforma dello Stato.
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Queste elezioni propongono un conflitto che va ben oltre quello elettorale. Esse rivelano in modo drammatico la scomparsa delle idee e del pensiero, sostituiti da una comunicazione superficiale e contraddittoria. E resta, irrisolto, il problema fondamentale: dove trovare i luoghi in cui, invece della propaganda, si pratichi la critica?
Il CRS rinnova il proprio sito, anche per contribuire all’apertura di una nuova fase, in cui affiancare alla produzione di cultura critica il tentativo di renderla capace di interloquire con quel mondo disperso di sinistra spesso sconosciuto. Per farlo occorre, anzitutto, evitare la diserzione.
La riduzione dei parlamentari, così come inizialmente prospettata, aveva una portata dirompente: gettare nella spazzatura l’idea stessa di rappresentanza democratica. E il referendum doveva essere un plebiscito per ratificare l’operazione. Poi, per convenienza politica, tutto è stato banalizzato, ma la questione resta sotto la cenere.
Per uscire in avanti dalla pandemia vanno evitati gli ottimismi ipocriti. Bisogna, al contrario, organizzare una forza che metta al centro della costruzione della società i bisogni essenziali delle persone. E per far questo non c’è posto per demagogia e scorciatoie ma occorrono, sudore, fatica, lacrime e sangue.