Ha Insegnato per due decenni filosofia e storia presso il Liceo scientifico "A. Gramsci" di Ivrea. La sua riflessione si muove tra filosofia (Aporia, 2004), memorialistica (concentrazionaria e resistenziale) (Lettera da Mauthausen e altri scritti sulla Shoah, 2004; A scuola di Resistenza, 2006), esegesi biblica (Giobbe e gli altri, 2016; Il Luogo della Vita. Riflessioni sul Vangelo di Tommaso, 2018) ed estetica (letteraria e musicale) (Tolstoj, Flaubert, Rilke, Proust, Ibsen, Pergolesi, Vivaldi, Beethoven, Rachmaninov, Mahler). Tra le riviste che hanno ospitato i suoi scritti: Testimonianze, Fenomenologia e Società, Paradigmi, Interdipendenza, Nuova Rivista Musicale Italiana, Israel, Historia Magistra...

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Il mondo vero e quello virtuale

Il mondo di riferimento per le ultime generazioni è quello virtuale, cioè quello del Web. Ma non per scelta, bensì perché il mondo reale non garantisce loro una vita vera, reale, libera e dignitosa. È, dunque, inutile costruire ideologie della post-modernità. Serve, piuttosto, lavorare nel profondo per recuperare le valenze positive del nostro mondo, le sue possibilità di emancipazione, le sue aperture di libertà.

Lorenzo Perrone, un uomo integro e retto

Lorenzo (Perrone) che salvò Primo (Levi) nell’inferno di Auschwitz era un uomo di poche parole. Così lo ricostruisce, fin dal titolo del suo ultimo libro, lo storico Carlo Greppi. E da quel ritratto si dipana una coinvolgente riflessione sul rapporto tra umanità e semplicità, sul bene e il male e il loro contesto, sul senso della vita e, a volte, della morte.

La lezione dell’8 settembre contro il diritto all’odio

L’8 settembre 1943 è una delle date più importanti della nostra storia perché per gli Italiani, abituati a nicchiare, fu il momento della scelta, dell’inevitabile confronto con la propria coscienza. Anche per i meno consapevoli. Ma di recente essi hanno pur votato e alcuni di loro, venendo allo scoperto dopo ottant’anni di semi-clandestinità, hanno scelto liberamente e orgogliosamente un governo di estrema destra.

Ennio Morricone e l’alterità della musica

Compito della colonna sonora di un film, secondo Ennio Morricone, è di dar voce a ciò che nel film non c’è e non si vede, di esprimere non il visibile ma l’invisibile, non il detto e il dicibile ma il non detto e l’indicibile, non la luce non la penombra ma l’ombra, non la realtà e neppure il sogno ma l’utopia. Solo incarnando un tale compito un prodotto della creatività umana diventa opera d’arte.

Guardiani, lupi, lupetti: una metafora del presente

Accade nella nostra politica. I lupi, usciti dal recinto, si sono fatti guardiani. E oggi quelli che avrebbero dovuto vegliare sulla democrazia, dal più grande al più piccolo, anziché mostrare vergogna per la loro irresponsabile leggerezza, glissano, si mostrano increduli, si nascondono, scivolano via, sfuggono alle loro responsabilità e alle loro colpe, tirandosele addosso l’un l’altro.

Di guerre e di terremoti: tra geopolitica e geofisica

Le stesse potenze mondiali inerti sull’assurdo massacro in Ucraina si affrettano a soccorrere le popolazioni colpite dal sisma che ha distrutto Turchia e Siria. Insomma, con una mano si uccide, con l’altra si salva. E come le macerie, anche le vittime sono sempre le stesse. Sono le contraddizioni di un’umanità che ondeggia e si infrange senza logica tra un disastro geofisico e una crisi politico-economica.

Il fondamento della violenza nazista

«Che razza di esseri umani sono, che razza di mostri quelli che non sono mai sazi di uccidere, per i quali ogni miseria che riversavano sugli ebrei altro non era che uno stimolo a spingerli in una miseria ancora più profonda e più spietata?». La domanda di Thomas Mann rimanda al fenomeno dell’autoalimentazione della violenza che è stata il connotato più profondo dell’irrazionalismo nazista.

Il sentiero della pace in San Paolo

Anche in questa stagione di guerra la pace sembra essere un’aspirazione condivisa. Eppure, nonostante le buone intenzioni e gli sforzi di molti il sentiero della pace è lontano anni luce. A spiegarne il perché sono parole antiche di Isaia e di Paolo secondo cui quel sentiero è inconoscibile dalla ragione, strutturata sulle categorie dell’intelletto, e richiede di percorrere la via dell’agàpe o dell’amore.

Disillusi e incarogniti davanti alle urne

Dalla fine del secolo scorso l’individualismo competitivo ha frammentato e avvelenato la società annullando la capacità delle persone di riconoscersi l’una nell’altra. Di qui cinismo e cattiveria. E poi, con la pandemia, insofferenza, diffidenza, paura, xenofobia. È in questo stato di incarognimento che tra un mese andremo al voto con una politica che, invece di contenere, cavalca questi sentimenti.